Neoplasia: Chiara Bonini guida il Team San Raffaele verso una grande scoperta.
Il 16 febbraio 2016 potrebbe sembrare una semplice data, eppure rappresenta qualcosa che discosta totalmente da ogni banalità, si parla di neoplasia.
Finalmente la lotta contro la neoplasia sembra aver trovato un punto di svolta: uno studio sulla leucemia iniziato nel 2000 dal team di ricerca dell’ ospedale San Raffaele di Milano, ha raggiunto un traguardo degno di encomi. Dei ricercatori hanno seguito 10 pazienti affetti da leucemia, i quali avevano effettuato a partire dal 2000 un trapianto di midollo osseo da donatore familiare parzialmente compatibile, con l’obiettivo di determinare dei linfociti, che con opportune modifiche genetiche, avessero contribuito non solo alla cura dei pazienti, ma alla creazione di un vero e proprio ” sistema immunitario geneticamente migliorato “.
Il progetto diretto da Chiara Bonini ha reso possibile la creazione di speciali linfociti T, denominati Memory Stem T Cells, già presenti in piccolissima parte nel nostro organismo.
Le Memory Stem T Cells sono capaci non solo di combattere la leucemia, ma sono anche in grado di riconoscere la neoplasia (tumore), dunque contrastarla. Il problema consisteva nel numero di tali linfociti, evidentemente troppo esiguo. Il team italiano è stato dunque capace di riprodurne artificialmente una grande quantità e di trasferirli all’interno dei pazienti, così da “migliorare” il sistema immunitario, che nonostante tutto si presentava come quello di un paziente qualunque.
Questo è senza alcun dubbio il primo vero e proprio passo verso la sconfitta della neoplasia, e la notizia ha già fatto il giro del mondo: lo studio è stato descritto a Washington da tre ricercatori nel corso dell’incontro annuale dell’ American Association for the Advancement of Science (AAAS), inoltre il Times gli ha dedicato l’apertura della prima pagina, riconoscendo il particolare contributo della ricercatrice Chiara Bonini.
Queste le parole dell’ ematologa durante la conferenza a Washington:
”La nostra ricerca parte dal 2000 su pazienti affetti da leucemia acuta curati col trapianto di midollo e l’infusione di linfociti T del donatore modificati geneticamente in modo da renderli capaci di uccidere le cellule del tumore. Il concetto potenzialmente vale per ogni tipo di tumore, ma per ognuno bisognerà studiare e sviluppare un particolare sottotipo di linfociti T persistenti. Siamo andati a identificare negli stessi pazienti quali cellule del sistema immunitario avevano resistito nel tempo. Siamo partiti avvantaggiati, perchè i linfociti T erano stati modificati tramite la terapia genica ed era possibile quindi rintracciarli nei pazienti a distanza di tempo. Ci siamo chiesti quale, tra tutti i sottotipi di linfociti T infusi in quei pazienti, 2-14 anni prima, fosse capace di persistere a lungo termine e abbiamo notato che le cellule più capaci di espandersi e di mantenersi a lungo sono le cellule definite memory stem T. Sapevamo da tempo – aggiunge Chiara Bonini – che è possibile armare geneticamente i linfociti T in modo che riconoscano ed eliminino le cellule tumorali con precisione ed efficacia. Ma quelli finora prodotti, pur bravi ad uccidere le cellule tumorali, subito dopo morivano a loro volta, lasciando l’organismo indifeso. Grazie a questo studio, invece, possiamo supporre che se armiamo geneticamente la sottopopolazione di memory stem T cells, queste sopravviveranno a lungo nel paziente, contribuendo a mantenere in remissione la leucemia. Mi fa piacere che si parli molto di queste ricerche, anche a livello internazionale perchè sono ricerche molto costose e servono forti investimenti per portarle avanti.”
Quando la ricerca è accompagnata non solo da fondi, ma soprattutto da tanta voglia di fare e passione, ecco che fiorisce la meraviglia biomedica. Forse un giorno sui libri di storia si leggerà di quell’ Italia che curò la neoplasia.
Giovanni Emendato