Se si dovesse indicare un titolo che abbia segnato in maniera particolare la generazione di console finita da circa un anno per dare spazio a quella odierna (l’ottava), questo sarebbe Deadly Premonition. Molti altri titoli più blasonati e maggiormente idolatrati da critica e pubblico avrebbero potuto ergersi a paladini della settima generazione, ma la scelta non può che ricadere su questo titolo amato da pochi eletti e bistrattato da tutti gli altri. Deadly Premonition è un survival horror sviluppato da Access Games e rilasciato su Xbox 360 nel 2010 e solo tre anni più tardi su Playstation 3 nella versione Director’s Cut.
La prima cosa che salta all’occhio di Deadly Premonition è la sua grafica retro, abbinata ad un gameplay a volte un po’ legnoso e talune volte fastidioso. I movimenti del personaggio principale risultano ridicoli, soprattutto la corsa, il sistema di puntamento è anacronistico e poco incisivo. Può un gioco con queste caratteristiche ambire a diventare un vero e proprio cult? Assolutamente sì. Deadly Premonition entra di diritto nella storia dei videogiochi, nell’Olimpo che può annoverare meno titoli di quanto si possa credere. Deadly Premonition è un titolo che si insinua lentamente nel giocatore, non è semplice da apprezzare.
L’arte non sempre è un frutto che sputa fuori tutto il suo succo alla prima spremitura, bisogna saperla prendere, conoscere bene i punti da toccare, cogliere dettagli insignificanti e, per questo, fondamentali per una conoscenza profonda. Perché apprezzare 2001: Odissea nello spazio di Kubrick con la sua quasi totale assenza di dialoghi, con le sue interminabili sequenze criptiche e poco inclini a dare la benché minima spiegazione di ciò che stia avvenendo? Si narra che un critico, alla fine della prima proiezione del film, si alzò e disse: ”Qualcuno ha capito qualcosa di questo film?”. Perché apprezzare un genio incompreso come Ed Wood? Un visionario straccione. Povero nel portafoglio, ma con una ricchezza di idee da far rabbrividire qualunque altro regista dei decenni a venire.
Non si risponde a queste domande. Si apprezza e basta. Deadly Premonition va adorato, va messo su un piedistallo all’interno di una teca e ammirato. Le avventure di Francis York Morgan, lo stravagante e geniale detective che dovrà sbrogliare una brutta situazione in quel di Greenvale, vanno vissute joypad alla mano, lasciando da parte ogni tipo di pregiudizio, di presunzione. A Greenvale si aggira un serial killer, le sue vittime sono giovani e innocenti ragazze. Gli omicidi della ridente e boschiva cittadina si intrecciano con una leggenda che vive da centinaia di anni, la leggenda dell’assassino dall’impermeabile rosso. Unici indizi che Francis trova sul suo cammino sono dei semi rossi… se si escludono alcuni mostri abominevoli.
Francis è in grado di entrare in una dimensione parallela, una dimensione che sembra vedere e vivere in maniera tangibile solo lui. Questa è una realtà piena di pericoli, di enigmi da risolvere e dove la vita del detective, in balìa del suo vizio del fumo, è sempre sul filo del rasoio. L’assassino dall’impermeabile rosso sembra essere il dio assoluto di questa dimensione, ma è solo una proiezione mentale di Francis York o sotto quel cappuccio si cela un volto umano? Il volto appartiene a qualcuno degli strambi abitanti della tranquilla, fino ad allora, cittadina che ricorda la ”lynchiana” Twin Peaks? Entrare nella realtà alternativa di Deadly Premonition, però, è l’unico modo per risolvere il caso, è qui che noi, attraverso gli occhi del protagonista, possiamo celare il mistero.
Tutto ciò che ruota intorno alla vicenda è tremendamente folle, morboso e assolutamente fuori dagli schemi. Lo stesso protagonista è un misto di carisma e pazzia. Francis preferisce lavorare da solo, ma da solo non lo è davvero mai… con lui c’è Zach. Se non ci fosse Zach, non sapremmo come mettere insieme i pezzi del puzzle. Zach è la vera mente del duo. Zach e Francis sono inseparabili, perché vivono nello stesso corpo. La psicologia di Francis York Morgan è stata delineata in maniera incredibile dal team di sviluppo. Un personaggio con una simile complessità non si vedeva dai tempi di Silent Hill 2, ove muoveva i propri passi James Sunderland alla ricerca spasmodica di sua moglie Mary.
Impossibile non rimanere incantati dai monologhi-dialoghi che Francis e Zach intraprendono in macchina, ogni volta che ci si sposta per raggiungere un luogo importante per andare avanti nella storia. Hanno una grande passione, i B-movies. Tantissimi i titoli citati e narrati mentre la pioggia batte forte sull’asfalto e il sangue continua a scorrere a Greenvale. Deadly Premonition è un’enciclopedia su console dei vecchi classici del cinema, film brutti per molti, capolavori incompresi per altri. Pomodori assassini (1978, John DeBello), Tremors (1990, Ron Underwood), Deadly Spawn (1983, Douglas McKeown), Aracnofobia (1990, Frank Marshall) e tanti altri. Giocare a Deadly Premonition non è mai banale e noi stessi non possiamo esserlo giocandoci, ma soprattutto non possiamo essere pigri. Tendere sempre l’orecchio e guardare con attenzione per cogliere ogni singola sfumatura, questo è il modo corretto di approcciare Deadly Premonition.
Le critiche sono sempre sacrosante, se costruttive, ma addurre come scusa per non aver giocato o finito Deadly Premonition, frasi deliranti come: “la grafica è da gioco PS2”, per poi infestare i forum e i social con lamentale sulla poca originalità o la scarsità di videogiochi diversi dai soliti FPS, non è accettabile. Il titolo di Access Games deve essere custodito nelle menti e sugli scaffali in modo morboso. Essere un genio folle e incompreso deve essere davvero dura, a molti geni è capitato. La stessa cosa vale per un videogioco.
Michele Longobardi