L’attenzione del Movimento Cinque Stelle, almeno nelle sue fonti ufficiali, si è tenuta lontana dai risultati delle amministrative di Reggio Calabria, concentrandosi sullo #sfiduciaday di Palermo, evento organizzato contro le politiche della giunta Crocetta, al centro delle polemiche.

E Beppe Grillo, il megafono e presidente del Movimento, lancia un’altra delle sue provocazioni choc, lì dove in nome dell’antimafia hanno operato eroi che in quella guerra hanno dato la vita.
La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell’acido. Non c’è differenza tra uomo d’affari e mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no”. Parole dure, quelle del Leader del Movimento, che sono state subito seguite dalle dichiarazioni degli esponenti degli altri partiti: “Le sue sono dichiarazioni deliranti che si commentano da sole. Che stia chiedendo con modo antico i voti a Cosa Nostra?” ha dichiarato il Presidente dell’UDC Giampiero D’Alia.

Hanno fatto seguito anche le parole del vicepresidente dei senatori del PD, Claudio Martini: “Lasceremmo volentieri Grillo ai suoi vaneggiamenti, se non fosse che non possiamo accettare le continue offese alle istituzioni e al Capo dello Stato.”

Sempre mantenendo uno stile provocatorio, Grillo è intervenuto anche sul voto di scambio, per lui quasi “giustificato” con le seguenti parole: “In Sicilia siete sempre stati un bacino di voti da Andreotti a Lima, fino ai 61 seggi a 0 in favore di Berlusconi. Ma vi capisco maledetti: io lo metterei all’asta il voto anche per 92 euro da scaricare sulle tasse. Prima eravate interessanti perché c’era lo scambio del voto con il lavoro ma ormai il lavoro non c’è più…”.

In seguito consiglia addirittura, come già fatto in precedenza, di “Quotare la Mafia in Borsa perché così ci si guadagnerebbe”. Sottolinea inoltre che “Nelle organizzazioni criminali ci sono solo magistrati e finanzieri”.

Pronta la reazione di Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni, ucciso dalla mafia a Capaci il 23 maggio 1992: per lei le parole “aberranti” di Grillo sono un insulto a tutte le vittime di Cosa Nostra, ed aggiunge che “il signor Grillo mostra di sconoscere il significato della parola mafia. Tratta con leggerezza un argomento che ha creato tanto dolore e tanti morti, dimentica il sacrificio di Giovanni Falcone e delle altre vittime di Cosa nostra”.

Al netto della provocazione, un dato è certo: di fronte alla possibilità che un consenso popolare più ampio, che in questo periodo segue il partito di Renzi e della Leopolda, lo stia abbandonando, il comico genovese punta a radicalizzare l’elettorato più estremo, di una cultura più populista è meno interessata all’analisi dei problemi ma più alla ricerca di qualcuno che esprima un netto distacco rispetto ai cosiddetti “partiti di Governo”.

Sarà un indirizzo che pagherà? Sono risposte che solo le elezioni possono dare.

Pier Gaetano Fulco

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