Notte. Hollywood. Si accendono le luci del party esclusivo. Festino in un ambiente boho chic. Piscina all’aperto. Tanti attori, manager, produttori. I volti nuovi.
Una delle tante feste a  cui avrà partecipato anche Kevin Spacey. L’attore accusato da più di una dozzina di uomini di essere uno dei predatori sessuali di quegli ambienti. In origine era stato Anthony Rapp (tra gli interpreti della nuova serie di Netflix Star Trek: Discovery) a scatenare la polemica. Da lì le giustificazioni inutili dell’attore via Twitter che cercò di depotenziare le accuse sovrapponendole alla notizia del suo outing. Ma era solo l’inizio: da lì altra pioggia di denunce, sempre a tema abusi, sempre di più. In un momento culturale come questo dove l’accusa è praticamente una sentenza.

L’attore sembrava destinano all’oblio conseguente a una delle damnatio memoriae più repentine della storia dopo la cancellazione del suo personaggio dalla fortunata serie House of Cards e l’estromissione dal film Tutti i soldi del Mondo di Ridley Scott praticamente a lavoro ultimato.

Kevin Spacey, invece, è tornato a parlare (qui il video), proprio nel giorno di Natale. Per molti fan dell’attore è stato come assistere ad un vero miracolo religioso: una resurrezione. Lui, Kevin Spacey, ammantato di un’aura ieratica, il martire (per alcuni strenui difensori), colui che è stato costretto anzitempo al ritiro delle scene e per questo simile a un divo che ha subito la stessa mitizzazione dei grandissimi morti prematuramente.  E invece no, Kevin Spacey è vivo e più carico che mai. Il suo è un messaggio forte comunicativamente per contenuti (restituisce con grande carisma finzione e realtà, e usa la sua estromissione da House of Cards come specchietto per le allodole per togliersi alcuni sassolini dalla scarpa e raccontare la sua verità), ma anche per i tempi: il suo video esce non a caso a Natale, momento dove il clamore, il senso di comunità e l’attenzione sono massime, le persone sono riunite e meno indaffarate del solito. Inoltre in questo video Kevin fa delle promesse. Tornerà, non è morto. Non datelo per morto. Infine si dichiara come una sorta di Cristo crocifisso troppo presto e ingiustamente.

Ingiustamente, sì.

Una furbata mista a paraculata proprio quando qualche ora prima si era diffusa la notizia che l’attore potrebbe essere incriminato per molestie sessuali. E sì, le accuse non sono sentenze, ma non dimentichiamo che su di lui pendono una moltitudine di ombre pesanti.

Insomma cosa succederà all’atto pratico, dopo questa mossa, per alcuni audace, per molti sprovveduta, dell’attore?

Scordiamoci un ritorno alle grandi produzioni di Kevin Spacey, almeno per il momento, finché non verrà chiarita la sua situazione per le accuse più gravi. Se le cose dovessero andare bene, l’attore potrebbe correre ai ripari e alimentare per un po’ il mercato del web o anche della tv per quei produttori che non dipendono dalla mannaia dell’opinione pubblica ma si trovano in quella linea di confine, ai margini di Hollywood e all’orizzonte del mercato indipendente. In alternativa, qualora le accuse dovessero essere confermate, prepariamoci ad un ritiro anticipato (l’ordinamento penale negli Stati Uniti è circostanziale in merito, sia nella denominazione quanto nella pena effettiva del reato sessuale, con quest’ultima che va da semplici salassi pecuniari alla detenzione nel caso di violenze accertate).

Quel che è certo, è che Kevin Spacey dovrà comparire in tribunale, a Nantucket, il prossimo 7 gennaio. E quello sarà un punto di svolta importante, per la sua carriera, per i suoi fan. Qualcuno potrà tirare un sospiro di sollievo o, alternativamente, ci si sentirà soltanto più sporchi.

Enrico Ciccarelli

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