Luogo magico in cui convergono esperienze diverse, bacino polivalente che non può essere descritto in un sol modo, perché la “Mostra D’Oltremare” non è semplicemente un polo fieristico e congressuale.

A Napoli la Mostra D’Oltremare è un luogo in cui i bambini possono giocare, spazio dedito al tempo libero e parco in cui godersi le belle giornate di sole, e allo stesso tempo potente catalizzatore di cultura con i suoi padiglioni che si popolano di persone e prodotti, spettacoli ed esperienze multiculturali.

È semplicemente un Parco Monumentale di e per Napoli, dotato di caratteristiche ambientali e architettoniche uniche.

Ciò non toglie che la Mostra occupi un ruolo fondamentale nel panorama fieristico italiano: di fatto è una delle principali sedi di fiere italiane e la maggiore al sud, con la “Fiera del Levante” a Bari.

Ad oggi uno dei maggiori esempi di architettura razionalista italiana, con i suoi 720.000 mq comprende i patrimoni espositivi più moderni, luoghi suggestivi come la Fontana dell’Esedra, il Cubo D’Oro, un parco archeologico e giardini con una grande varietà di specie arboree (dalle terre d’Oltremare vennero importate più di un milioni di specie diverse di piante).

L’affascinante Fontana dell’Esedra è composta da ben 76 vasche trapezoidali decorate con mosaici di maioliche, 12 vasche a cascata, fiancheggiate da 24 fontane circolari, e tutt’attorno una cornice di 800 alberi, tra cui pini mediterranei e lecci. I getti d’acqua della fontana sono variabili per intensità e altezza e capaci di raggiungere ben 42 metri.

Mostra d'Oltremare Napoli parco
Fontana dell’Esedra

Il progetto originario della Mostra D’Oltremare fu voluto dal regime, e fu inaugurata come Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare il 9 maggio 1940 alla presenza del re Vittorio Emanuele III: era un grande parco protetto che doveva esaltare la gloria delle colonie imperiali, promuovere Napoli come capitale di cultura e d’arte e allo stesso tempo centro nodale di  promozione turistica. Di fatto la mostra nacque per celebrare l’espansione politica/economica dell’Italia fascista sui mari e sulle terre d’oltremare.  Progettata come “Esposizione Tematica Universale”, insieme al parco dell’ “Esposizione Universale di Roma” (oggi EUR).

Napoli fu scelta in virtù della sua posizione centrale nel Mediterraneo e dunque nella veste di ponte ideale tra Italia e Africa. Alla città fu in tal modo donata una struttura moderna, che faceva proprie nel suo assetto architettonico caratteristiche tipiche delle colonie d’Oltremare; il complesso si configurò come uno spazio di convivenza tra le molteplici anime delle dottrine artistiche dell’epoca e allo stesso tempo luogo dove accogliere manifestazioni di carattere culturale ed economico. Uno spazio espositivo permanente che doveva celebrare l’Italia e il suo governo e allo stesso tempo sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno.

Come detto, siamo negli anni ’40. Un mese dopo l’inaugurazione della mostra, l’Italia entra in guerra: bombardamenti, occupazioni e saccheggi non risparmiarono il novello spazio espositivo. Tali eventi segnarono pesantemente la Fiera, che fu occupata prima dai tedeschi ed in seguito dagli americani. Dopo la partenza degli alleati nel ’47 seguirono una serie di atti vandalici, per cui alla fine della guerra la struttura era per la maggior parte distrutta.

Si dovrà aspettare il ’52 per la nuova riapertura del parco. Fu in tal occasione trasformato in “ente Mostra d’Oltremare e del Lavoro Italiano nel mondo”. I danni provocati dalla guerra erano stati riparati ed i lavori di ristrutturazione in parte modificarono l’aspetto originario della Mostra, accentuando il carattere razionalistico, ma soprattutto scomparve quello che era l’originale “animo” celebrativo. L’ente fieristico, nella sua nuova rinascita, puntava ora alla promozione e valorizzazione economica (in particolare turistica) della città.

In seguito la mostra attraversò una profonda crisi, un inesorabile processo di decadimento caratterizzato dall’uso improprio di molte strutture che culminò negli anni ’80 con la sua occupazione da parte dei “terremotati”, senza alcun rispetto per l’opera e in una condizione di ormai avviato degrado, che ne negava qualsiasi godibilità.

Dal ’98 si assiste alla terza rinascita dell’ente, che dal 2001 diverrà Mostra d’Oltremare s.p.a.: si avvia un progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio. Oggi la mostra è un parco urbano polifunzionale, protagonista assoluto nello sviluppo economico e culturale di Napoli e della Campania.

Attualmente al centro di un programma molto fitto di eventi, a dare ulteriore popolarità alla Mostra è l’annuale fiera dedicata al fumetto e all’animazione, il “Napoli Comicon” (che qui si tiene a partir dal 2010), evento imperdibile per gli appassionati della pop culture di tutte le età.

La Mostra D’Oltremare, oasi suggestiva e centro polivalente, racchiude in sé un po’ dell’anima di Napoli. Città maledetta, che si trasforma e permane uguale a sé stessa, camaleontica Napoli che di contraddizioni si nutre e di incoerenze vive. E della stessa magia è fatta la Mostra, ambizioso polo colmo di potenzialità e risorse. Ben salda nella sua essenza primaria, la Mostra persiste ed esiste in virtù di Napoli, per dar lustro alla città partenopea. Patrimonio storico-architettonico inestimabile e punto da cui Napoli può ripartire per recuperare la sua centralità economica e turistica nel Mediterraneo. Perché come afferma Donatella Chiodo, la presidente:

«Mostra d’Oltremare orienta ogni giorno la sua attività verso una missione: “diventare, per il bacino del Mediterraneo, key player di un sistema responsabile e inclusivo volto allo sviluppo del sistema produttivo, delle filiere d’eccellenza, della Città di Napoli, della Regione Campania e dell’intero Meridione”.»

E mentre ci si perde in questo rifugio si ha quasi l’impressione di essere in una dimensione altra: ed è questa la più potente e inaspettata magia della suggestiva Mostra.

Vanessa Vaia

Vanessa Vaia
Vanessa Vaia nasce a Santa Maria Capua Vetere il 20/07/93. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico, si iscrive a "Scienze e Tecnologie della comunicazione" all'università la Sapienza di Roma. Si laurea con una tesi sulle nuove pratiche di narrazione e fruizione delle serie televisive "Game of Series".

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