Castel Nuovo, o come tutti lo conosciamo, il Maschio Angioino ospita il più importante museo civico di Napoli. Nell’ambito del progetto “musei 2.0” è il primo italiano ad essere completamente interattivo grazie all’app “Opere Parlanti Show” , scaricabile gratuitamente su tutti i dispositivi mobili.

Il museo civico di Castel Nuovo è soprattutto un museo d’arte, dove le opere sia in marmo che in gesso o i dipinti su tela dialogano con lo spettatore. Le opere si raccontano proprio grazie a questa app innovativa, realizzata dall’Università Federico II e completamente gratuita. “Opere Parlanti Show” permette a chiunque di interagire con l’opera d’arte ed in pochi secondi conoscerla, scoprirne l’autore e personalizzare un proprio percorso guidato.

Siamo in un’epoca in cui l’ausilio tecnologico ha come finalità, tra le altre, anche quella di promuovere la cultura. Napoli è una città ricca di storie che si respirano ad ogni passo, e nel caso di un museo civico, ovvero quello di Castel Nuovo, che per sua natura è intimamente legato alla città, l’essere interattivo ha come primo scopo il voler riavvicinare il popolo alle proprie origini. Ma vediamo insieme anche cos’è il progetto “musei 2.0” e quali sono i suoi obiettivi.

Castel Nuovo
“ritratto di donna” Francesco Jerace

 

Il MAST (Maschio Angioino Smart Tour) a Castel Nuovo prevede un percorso museale a partire dalla prima sala (sala Carlo V),  dove sono esposte  le opere della collezione Jerace con cinquantotto sculture tutte di altissimo valore storico e artistico,  fino al terzo piano, dove la grande Sala Loggia, dedicata al Novecento, ospita importanti capolavori scultorei di Gemito, Renda e Tizzano, nonché tele di Curcio e Crisconio. L’allestimento è stato curato da Isabella Valente, docente di arte contemporanea, che ha anche selezionato le opere esposte, provenienti da collezioni pubbliche e donazioni private.

Castel Nuovo
“Victa”, Francesco Jerace

A Castel Nuovo uno spazio importante è dedicato proprio a quegli artisti che hanno contribuito ad arricchirne il patrimonio artistico. Una delle sculture protagoniste è la “Victa” di Francesco Jerace, per l’occasione esposta qui. Con questo busto ottocentesco si respira aria di classico; infatti è frangiato come fosse un reperto archeologico ed è in bilico tra una bellezza reale ed ideale.

Altra opera protagonista è “Noli me tangere” di Giuseppe Renda: il busto di questa donna che ride è pervaso dalla gioia di vivere, il dinamismo delle braccia anima e rende viva l’intera materia.

Castel Nuovo
“Noli me tangere”, Giuseppe Renda

Ma cos’è dunque un museo 2.0, quali sono gli obiettivi ?

Il 2.0 prevede innanzitutto una molteplicità di collaborazioni tra un museo, i suoi funzionari e l’utente. È da circa venti anni che molti musei a livello mondiale hanno iniziato a comparire sul web con i propri siti internet, da allora si è sempre più evoluta la forma di comunicazione tra queste istituzioni e gli utenti che via via si sono trasformati da particolari a generici. Un museo che è presente in rete col proprio sito non solo deve strutturare bene i propri contenuti, ma deve allargare la cerchia di utenti digitali, stabilire con essi un rapporto proficuo e duraturo. Questo perché siamo proprio noi,  gli utenti digitali, ad arricchire i contenuti della rete web di un dato sito museale: tale processo si sta chiaramente consolidando anche grazie all’aiuto dei social network. Premesso che avere semplicemente una pagina Facebook oppure un profilo Twitter non basta, se alla base un museo non amplia le proprie strategie di comunicazione. Lontani dall’idea che un museo rappresenti ancora uno status sociale o peggio un luogo di nicchia, va detto che molto spesso queste istituzioni devono fare i conti col tempo che avanza perché la nostra è una società che si espande di continuo e ciò che non è considerato tecnologico non viene neppure preso in considerazione. Tra gli obiettivi finali di un museo che aspira a stare al passo con i tempi vi è questo: “Il museo, in quanto azienda culturale, riconosce la necessità e l’importanza di internet nella formazione del pensiero pubblico a proposito dei suoi prodotti attuali o potenziali, dei suoi dipendenti, dei suoi partner e del suo pubblico. Allo stesso modo il museo si impegna a sostenere il diritto e il dovere di interagire consapevolmente e socialmente nel web in generale attraverso l’interazione sui social media”.

Proprio in questo senso un esempio eccezionale di interazione col pubblico, a livello di social, è dato dal museo di Capodimonte a Napoli.

Rossella Mercurio

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