Una Sinistra vincente, addirittura al governo, costituisce ormai di per sé una notizia. Mentre l’ombra dei populismi di destra si allunga sull’Europa, la crisi delle socialdemocrazie si approfondisce e si fa sistemica, e le alternative a sinistra faticano ancora a costruirsi e ad affermarsi.

Anche in un contesto simile, l’esperienza del governo lusitano del PS (il partito socialista portoghese), resa possibile dal sostegno esterno di Bloco de Esquerda, rappresenta un caso eccezionale, da analizzare nei suoi particolari. Lo è a maggior ragione quando la Sinistra si pone alla guida di un paese come il Portogallo, ferito profondamente dalla crisi economico-finanziaria europea e oggetto della violenta austerità imposta dalla Troika. Lo è a maggior ragione quando lo fa attraverso una coalizione politica praticamente inedita che unisce nella sua piattaforma programmatica addirittura riformisti e radicali (solo molto più recente, e comunque diverso è il caso spagnolo).

Infine, lo è nel momento in cui questo esperimento inconsueto e ambizioso si è mantenuto stabilmente al governo del Paese, pur basandosi sull’approvazione di singoli provvedimenti e sulla coesistenza spesso conflittuale delle forze politiche che lo hanno ispirato. La Sinistra italiana ed europea dovrebbe “fare Bloco”?

Una Sinistra di lotta e di governo alla guida del Portogallo

La Sinistra che fa "Bloco": l'esempio del governo che guida il Portogallo

Il Portogallo è un piccolo, grande paese. Il paese della “Rivoluzione dei Garofani”, che depose senza violenze e spargimenti di sangue il dittatore fascista Salazar. Quel colpo di stato militare per la restaurazione democratica è passato alla storia come la rivoluzione gentile per antonomasia, silenziosa, eppure di grandissima efficacia.

Forse è accaduto qualcosa di altrettanto rivoluzionario all’indomani delle elezioni politiche del 2015: in seguito a una campagna elettorale che aveva conosciuto aspre contrapposizioni, quando il responso delle urne non consegna una maggioranza a nessuna delle coalizioni in corsa, si avviano le consultazioni tra le diverse forze politiche per dare un governo al Paese, seppure anomalo e di minoranza. Un copione abbastanza consueto, i cui esiti sono però sorprendenti.

il PS di Antonio Costa (arrivato secondo) preferisce alla coalizione con la destra moderata del PSD (che aveva promosso le politiche di austerità dal 2011 al 2014, e in pesante calo nei consensi), il dialogo con le sinistre di Bloco de Esquerda della portavoce Catarina Martins e i comunisti di PCP (alleati ai Verdes nella coalizione CDU), che avevano ottenuto i migliori risultati della loro storia (rispettivamente il 10,3% e l’8,3%). Ciò che vedrà la luce in seguito alle fitte trattative sarà uno storico accordo per un governo di minoranza, sostenuto sui singoli provvedimenti sulla base di un preciso programma politico, da un’inedita edizione delle “larghe intese” dal baricentro spostato a Sinistra.

Tenendo conto della litigiosità estrema di questa parte politica, non è difficile figurarsi l’importanza e l’unicità di un’operazione simile.

Con l’assenso definitivo di tutte le parti coinvolte nella nuova maggioranza, l’incaricato Primo Ministro Costa incassa la fiducia parlamentare, dando inizio all’inedita esperienza governativa del composito “Bloco de Esquerda”, così definito con una semplificazione volutamente impropria (come sottolineato neppure Bloco partecipa direttamente all’esecutivo) ma già eloquente.

L’accordo del governo di “Bloco de Esquerda”

La Sinistra che fa "Bloco": l'esempio del governo che guida il Portogallo

L’accordo tra le Sinistre lusitane si fonda sulla concordia delle forze politiche contraenti, essenziale anche in sede di trattativa, riguardo al principio cardine che fonda e sostiene l’intera azione governativa: il superamento, ordinato e progressivo, delle misure di austerità imposte dalla Troika al Portogallo, e messe in pratica dal precedente governo di centro-destra.

Il patto, eloquentemente definito dai contraenti “accordo per fermare l’impoverimento”, non rispecchia fedelmente il programma di nessuna dei partiti che compongono la coalizione di governo.

Nonostante fosse arrivato terzo nelle urne, è Bloco di Catarina Martins a dettare le condizioni irrinunciabili per il sostegno al governo di minoranza presieduto da Costa, e nel programma, oltre alle linee di convivenza generali, entrano anche misure sistemiche e strutturali abbastanza radicali: la fine delle privatizzazione e la valorizzazione dei beni comuni, il rilancio della contrattazione collettiva per una maggiore protezione dell’occupazione, l’innalzamento dei redditi dei pensionati e del salario minimo a 600 € entro la fine della legislatura, una completa ristrutturazione del sistema fiscale in senso progressivo, la diminuzione delle tasse sull’occupazione, e la ripresa degli investimenti pubblici.

Allo scopo di rendere sostenibili sul lungo periodo le misure di spesa sociale, e come richiesto dal PS, si prevede di tener conto anche delle necessità di bilancio.

Il governo delle Sinistre, tra conflitti, risultati e futuro

Quasi non ci si crede. Sembra di trovarsi nel perfetto mondo dell’Iperuranio, nel quale la Sinistra, superate finalmente le ataviche e incrostate divisioni, governa e realizza un programma di uguaglianza sociale. Un modello da esportare dal Portogallo così com’è, in tutta Europa, e magari in Italia, con baldanzosa certezza di successo. «La Sinistra riparta da Bloco!».

Ma al di là di questi facili entusiasmi, l’esperienza del governo portoghese è davvero così idilliaca come appare?

La Sinistra che fa "Bloco": l'esempio del governo che guida il Portogallo
Foto: Lusa

Innanzitutto, bisogna tenere conto della concreta azione di governo, messa alla prova dai conflitti interni e dalle turbolenze economiche dell’euro-zona. Un rapido fact checking rivelerà quanto tutte le misure sopra elencate siano effettivamente state portate a compimento o siano in dirittura di realizzazione entro la fine della legislatura. L’unica promessa mancata, per ora, è la riforma delle leggi sul lavoro e l’estensione del contratto collettivo.

Per il resto la situazione economica del Portogallo rimane fragile, e quindi gli investimenti pubblici devono forzatamente essere contenuti. Le intemperie macro-economiche limitano anche i benefici dell’estensione del welfare e dell’aumento del salario minimo, faticosamente conseguiti. Proprio le questioni di bilancio e i vincoli UE rappresentano i maggiori punti di frizione all’interno della coalizione.

Tuttavia, come dimostra la crisi sfiorata in occasione dell’approvazione del bilancio 2018, la maggioranza ha dimostrato di sapersi ricompattare e di sostenere queste turbolenze. Applicando in modo sistematico il principio di realismo, si rifugge l’esasperato tatticismo, il radicalismo ideologico e l’estenuante braccio di ferro per soppesare i rapporti di forza, in nome dell’approvazione di misure sociali previste dall’accordo che siano il più estese possibile in base alle contingenze. Un’eccezione assoluta, quella di questo continuo compromesso al rialzo, che potrebbe cominciare ad essere regola nel campo della sinistra, e che garantisce unità e risultati concreti.

Rimane da chiedersi se la coalizione delle Sinistre portoghesi presenta tratti di solidità e di tenuta in prospettiva futura, oppure rappresenta un adattamento di forze politiche inconciliabili in occasione di quella specifica e irripetibile congiuntura elettorale.

Sicuramente le componenti che animano la maggioranza sono ideologicamente distinte, e rimarcano di continuo le loro profonde differenze politiche su diverse questioni. Il PS non appoggia la critica frontale e quasi distruttiva di Bloco rispetto alle istituzioni UE, e non ne condivide, sotto quasi nessun aspetto, la crociata anti-liberista. D’altra parte, Bloco lamenta la scarsa radicalità delle misure approvate e la pavidità del governo nei confronti dei poteri forti.

La Sinistra che fa "Bloco": l'esempio del governo che guida il Portogallo

In definitiva, il governo del Bloco de Esquerda può davvero fungere da esempio per le Sinistre?

Proprio alla luce di questa diversità così profonda, l’esperienza di questo governo, che verosimilmente arriverà a fine legislatura, assume un valore ancora maggiore. La coalizione non si presenterà unita alle prossime elezioni, edanzi si darà probabilmente battaglia. Tuttavia sarà riuscita nell’impresa dell’isolamento politico e culturale della Destra, e avrà portato a compimento, grazie a una fruttuosa collaborazione reciproca, un programma di misure sociali di grandissima importanza.

Siano gli elettori, e i lettori, a giudicare.

Luigi Iannone

Luigi Iannone
Classe '93, salernitano, cittadino del mondo. Laureato in "Scienze Politiche e Relazioni Internazionali" e "Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica". Ateo, idealista e comunista convinto, da quando riesca a ricordare. Appassionato di politica e attualità, culture straniere, gastronomia, cinema, videogames, serie TV e musica. Curioso fino al midollo e quindi, naturalmente, tuttologo prestato alla scrittura.

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