I genitori insegnano tutto ciò che serve ad affrontare la vita: insegnano a mangiare, parlare, camminare e ad allacciarsi le scarpe. Ma quanto possono incidere sulle caratteristiche della psiche dei propri figli e la possibilità di sviluppare disturbi in età adulta? La teoria dell’attaccamento dello studioso Bowlby ci dice qualcosa in più su questo quesito.

Egli riteneva che a segnare il destino di ogni individuo fossero i geni e l’esperienza sociale insieme alle primissime figure con cui il bambino entra in contatto, quali genitori, parenti, baby-sitter o insegnanti, chi, insomma, si prende cura di lui. Figure che definiamo caregiver. Lo stile di attaccamento può essere sicuro, insicuro, disorganizzato. Lo stile sicuro è caratterizzato da una relazione tra bambino e caregiver di sintonia, di comunicazione attenta ed efficace. Il bambino si sente capito, ascoltato e aiutato nel momento del bisogno. Questo porta il bambino a vivere le figure di attaccamento come una base sicura e da cui partire e poter tornare, come in un rifugio, secondo necessità, durante il suo viaggio nel mondo esterno e nella vita. Lo stile insicuro si divide in evitante e ambivalente: il bambino lo vive quando con i caregivers manca sintonia nella comunicazione e ciò genera un senso di insicurezza in lui, dato dalle mancate risposte in situazioni di bisogno. Questo attaccamento crea comportamenti evitanti e ambivalenti poiché il bambino esperisce le figure intorno a lui come incoerenti o incostanti. Lo stile disorganizzato, invece, è caratterizzato da un rapporto tra caregivers e bambino caotico, disorganizzato e spesso pieno di paure e timori. Il bambino, per natura, dovrebbe poter chiedere aiuto al genitore ma, in tal caso, si troverà a respingerlo poiché proprio il genitore crea in lui paura e timore.

Lo studioso Garofalo, nel 2017, pubblicava sulla rivista “Sex Abuse” uno studio condotto su 84 molestatori di minori finalizzato a cercare un parallelismo tra la teoria dell’attaccamento e i disturbi di personalità che conducono i molestatori a compiere tali crimini. Due i campioni analizzati: molestatori e soggetti appartenenti alla comunità locale. Entrambi i campioni sono stati sottoposti a diversi test. Il primo test è lo AAS e serve a misurare lo stile di attaccamento. È un test che comprende due sezioni: nella prima si deve indicare, tra tre descrizioni di stili di attaccamento, quello che somiglia al proprio; nella seconda parte, tramite scala Likert a 7 punti, quanto, da 1 a 7, ci si riconosce in ciascuna descrizione. È stato utilizzato l’ADP-IV, un questionario di 94 affermazioni corrispondenti a criteri diagnostici di disturbi di personalità. Dall’analisi dei risultati dei due gruppi, lo studioso ha potuto constatare che la mancanza di attaccamento sicuro genera disturbi di personalità che, se non curati, possono condurre a reati o a gravi disordini sociali. Si può concludere, pertanto, che il parallelismo tra attaccamento e disturbi è reale.

Dallo studio sull’attaccamento emerge che le prime interazioni con i caregivers danno forma allo sviluppo della personalità per tutta la vita. La teoria dell’attaccamento si fonda su quattro pilastri fondamentali. Il primo è che nelle figure di attaccamento si crea quella che è la base sicura da cui il bambino parte per esplorare il mondo e si impegna nei comportamenti sociali; il secondo è fa del caregiver un “rifugio sicuro” dove trovare protezione nell’angoscia; il terzo è lo sforzo del bambino a mantenere la vicinanza con l’adulto mentre fa esperienza di autonomia; l’ultimo pilastro è formato dalle reazioni alla separazione e riunificazione con chi si prende cura di lui.

Varie esperienze in questi ambiti generano pensieri, ricordi, emozioni, aspettative su sé stessi e gli altri, il senso di auto-efficacia. Tutto ciò rientra nei modelli di lavoro interni. Questi modelli danno forma ai sentimenti di sicurezza o insicurezza nei confronti delle relazioni di attaccamento che si sperimentano nella vita, aldilà dell’ambito familiare. L’esperienza di un attaccamento sicuro genera fiducia negli altri; quella di uno insicuro genera ansia nel desiderio di intimità accompagnato dalle preoccupazioni sull’affidabilità e la disponibilità degli altri, riguardo al rifiuto e al pensiero di non meritare amore. Un attaccamento esperito come evitante mostra gli altri come non disponibili e genera un sé che non ha bisogno del sostegno altrui.

All’interno della psicopatologia violenta è sostenuto che i primi disordini nelle relazioni di attaccamento genitore-figlio sono alla base di uno sviluppo di devianza sessuale, di isolamento sociale e di incapacità di intimità. Restringendo il campo ai disturbi di personalità, è stato dimostrato che l’attaccamento ne rappresenta un fattore di rischio. Nel dettaglio vi è associazione tra attaccamento ansioso e personalità borderline, tra attaccamento insicuro e personalità schizotipica, ossessivo-compulsiva, antisociale; tra attaccamento evitante e personalità paranoica, schizotipica e antisociale. Quello che rimane evidente, seppure regolato da leggi proprie, è che esiste una connessione tra attaccamento e disturbi di personalità.

Possiamo essere certi di come le figure genitoriali risultino fondamentali per la formazione della personalità del bambino, per la sua esperienza di interazione sociale e del mondo in periodo infantile, traducendosi poi in guida utile per tutte le  future relazioni e per la fatidica scelta del come stare al mondo.

«Il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero»

Valentina Di Fonzo

1 commento

  1. “Il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero”
    È davvero triste questa frase, non lascia scampo a chi sta facendo di tutto per sopportare il malessere del presente e del passato. Come una rassegnazione al proprio destino. Un modo per designare chi l’albero non vorrebbe averlo mai avuto.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.