Thunder

Una scelta non facile quella di salutare Westbrook, ma la migliore per entrambi dopo la decisione di George di accasarsi con Leonard a L.A.

Il rimbalzo del pallone sul parquet del Moda Center, poi il passo verso destra e il tiro da undici metri. La tripla di Lillard non è soltanto la giocata che ha posto fine ai playoff dei Thunder, ma sarà anche l’ultimo ricordo che per sempre resterà impresso nella nostra mente della carriera di Russell Westbrook e Paul George con la maglia di OKC. Difficile immaginare che l’ex giocatore degli Indiana Pacers pensasse che la sua avventura nello Stato di Oklahoma sarebbe stata ricordata per questo, immortalato dalla parte sbagliata della storia. Sicuramente non era il modo in cui Westbrook sognava il suo addio, sia per modi che per tempistiche. Ma la crudeltà è una parte importante dello sport: dove qualcuno vince, qualcun altro fallisce. 

Di fallimento infatti si parla. Nessuno riteneva che i Thunder potessero competere nella Western Conference dominata dai Golden State Warriors, ma neanche che potessero uscire così nettamente (2-4 vs Jazz, 1-4 vs Trail Blazers) al primo turno contro due squadre tutto sommato alla loro altezza. Nei trentasei mesi successivi all’addio di Durant, OKC non ha mai dato la sensazione di essere una squadra capace di costruire qualcosa di solido, se non per brevi tratti durante ogni singola stagione. E per quanto la trade per George sembrava aver smosso un po’ le acque e portare una nuova, necessaria linfa vitale all’interno dello spogliatoio e sul parquet, l’esperimento non ha fruttato nel mondo in cui naturalmente era lecito aspettarsi.
Finché, dal nulla, nei primi giorni di luglio, squilla il telefono di Sam Presti e tutto lo scenario presente e futuro si trasforma.

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NUOVO FUTURO

È facile immaginare che Sam Presti non sia stato contento quando George gli ha comunicato di voler essere scambiato per andare ai Clippers, ma, a mente fredda possiamo altrettanto immaginare quanto questa richiesta gli abbia facilitato le cose. Per quanto sia stato difficile lasciare andar via l’idea di raggiungere risultati importanti con questo gruppo, Sam Presti sapeva che non vi era futuro per i Thunder nel modo in cui erano strutturati. La chimica di squadra palesemente non funzionava e la situazione salariale non poteva permettere ulteriori arrivi. Inoltre, il contratto di Westbrook voleva dire dovergli pagare ancora 171 milioni per le prossime quattro stagioni, tra cui una player option da 47 che avrebbe esercitato all’età di 35 anni. In pratica, la certezza di non poter più costruire nulla fino al 2024. L’automobile dei Thunder era impantanata nelle sabbie mobili e non sembrava esserci alcun modo per tirarla fuori.

La chiamata di George ha rappresentato per Presti la carta “imprevisto” del Monopoli che permette di uscire gratis di galera, di poter disfare tutto senza doversi “sporcare” le mani e passare, agli occhi dei tifosi, come colui che ha deciso di scambiare Westbrook, il giocatore più iconico della storia della franchigia. Una targhetta che non poteva permettersi di appiccicarsi addosso, dal momento che ne detiene già una per aver lasciato andar via James Harden, con cui proprio il n.0 si è andato a riconciliare in quel di Houston.

Dunque, ricapitolando, liberarsi di un contratto pesante, folle, che Zach Lowe (giornalista di ESPN) ha definito <<il peggiore dell’intera Lega dopo quello di John Wall>>, avere la possibilità di ripartire senza dover essere incolpato di un’ulteriore cessione eccellente e, soprattutto, QUINDICI prime scelte al primo giro dal 2020 al 2026. Una quantità enorme, senza precedenti, che colloca i Thunder al primo posto nella prossima decade tra le squadre con più futuribilità. Se non stessimo parlando di Oklahoma, che ha avuto contemporaneamente in squadra Durant, Harden e Westbrook, parleremmo della migliore situazione in cui una franchigia sia mai stata messa.

È la situazione ideale per qualunque general manager della NBA. 

IL PRESENTE

Delineato il (possibile) futuro, tocca comunque parlare del presente, perché il roster non è totalmente da gettare alle ortiche. Danilo Gallinari e Chris Paul sono stati i due nomi più importanti che nella prossima stagione vedremo annunciare alla Chesapeake Energy Arena. Probabilmente. CP3 potrebbe essere scambiato prima dell’inizio della stagione, se verrà trovata una sistemazione adatta, che è complicato considerando il suo contratto (124 milioni per i prossimi tre anni). La volontà del front office è chiaramente di cercare di scambiarlo, poiché la sua presenza alzerebbe (e di molto) il valore della squadra e questo cozzerebbe con la volontà di arrivare nelle retrovie per avere più chance possibili alla draft lottery. Se non dovessero riuscire a muovere il contratto di Paul – ad oggi solo i Miami Heat appaiono interessati – i Thunder potrebbero paradossalmente giocarsela per i playoff. Come detto, il roster è importante. Steven Adams è un validissimo difensore, così come ottimi giocatori sono Patterson e Gilgeous-Alexander, che completerebbero il quintetto titolare. In uscita dalla panchina vi sarebbero giocatori del calibro di Schroeder, Ferguson e Roberson. Non esattamente il prototipo della squadra che aspira al tanking.

Fonte immagini: google.com

Michele Di Mauro

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