ddl zan - senato
fonte: Ansa

Il Ddl Zan è morto in Senato tra le grida e gli applausi dei suoi aguzzini il 27 ottobre 2021.
Quale spettacolo più miserabile di questo si è mai consumato in senato? Quanto squallore nei gesti e parole di chi non solo è sollevato, ma fa festa quando una proposta di legge contro i crimini d’odio viene bocciata? Detentori di un privilegio mai guadagnato e continuamente difeso da minacce invisibili, asserviti all’idea che garantendo i diritti alle altre persone possano venir meno i propri. Maniacale superomismo o malsano egoismo? Pedine di un gioco (pseudo)democratico che si costruisce sul privilegio di pochi e le vite spezzate di altri, col crocifisso sempre appeso sul camino e le coscienze nere come il petrolio (e per fortuna siamo uno stato laico).

No, non siamo sorpresə, dopo una campagna di disinformazione durata mesi e tentativi di mediazione con lo scopo di svuotare il contenuto stesso del Ddl Zan. Ma alle minacce mascherate da compromessi non abbiamo ceduto, una legge mutilata non l’avremmo accettata e quanto a indignazione non ci risparmieremo neanche un po’. Come chi in senato ha esultato con così tanto entusiasmo.

Approvare in senato un disegno di legge come il Ddl Zan vale a dire riconoscere il fallimento di un sistema che non garantisce diritti a tutti i cittadini e cittadine, ma che stila una lista di chi è degno e chi no. Il disegno di legge Zan rivela l’inadeguatezza della natura dell’ordine sociale continuamente proposto e la fallacia di quei modelli stantii approvati e presentati come l’unica possibilità di stare al mondo in maniera dignitosa.
D’altra parte, non approvare in senato un disegno di legge come il Ddl Zan equivale a non riconoscere la precarietà dell’esistenza di persone che vivono le loro scelte o abilità come colpe e vengono punite per queste.

Uno Stato che non reputa necessaria una legge al riguardo, legittima la violenza generata dal sistema e nel sistema. E inoltre, regolarizza la presenza di un servizio d’ordine, composto dalle persone più conformi agli standard, che ha come obiettivo preservare lo status quo e sopprimere qualsiasi forma di deviazione, la cui stessa presenza scombussola l’ordine sociale imposto.

Ignorando la complessità del reale e il volere del popolo, ai seggi del senato hanno continuato a difendere loro stessi e il loro mondo di cartapesta. Mentre nel mondo reale, le persone pagano con la vita capricci e negligenze dei potenti.
Con il Ddl Zan abbiamo visto una possibilità, con il suo passaggio alla camera una conquista. Non siamo persone sconfitte, ma consapevoli. Consapevoli che qualsiasi forma di subordinazione sia socialmente costruita e che il nostro paese abbia un problema con le persone. Con le persone che si amano, con i loro corpi e le loro scelte, le loro capacità e preferenze. Un problema incastrato tra le radici della nostra cultura, che normalizza e naturalizza certi meccanismi. E non ci sta bene.

Dopo il 27 ottobre 2021, per le strade di molte città d’Italia è passata la rivoluzione. Le stesse persone che non vengono tutelate hanno occupato le piazze e le strade con i loro corpi, come atto politico di rivendicazione. Quella voce, ignorata in senato, ora non passa inosservata ed esprime il suo volere a colori. Politicamente schierati contro un’oligarchia di potenti che disegna il reale limitante e limitato dai loro modelli e schemi, che non guarda al benessere e alla tutela delle persone, ma le costruisce. E punisce se non seguono le istruzioni come si deve.

La distanza percepita tra noi e le istituzioni in questi giorni si è accorciata, per il Ddl Zan il popolo ha manifestato il suo volere, che chiaramente non coincide con quello di chi dovrebbe rappresentarli. E mentre per le strade cammina la rivoluzione, è fondamentale tenere a mente che chi ci rappresenta, sta in Parlamento per mano nostra.


Continuiamo a manifestare e andiamo a votare.

Giuseppina Pirozzi

Giuseppina Pirozzi
Se potessi, scriverei per sempre senza fermarmi neanche un istante. Ogni momento è perduto nel fluire continuo e incessante dell’esistenza, se non è cristallizzato dall’inchiostro alleato sul quel foglio innocente che accoglie le speranze e i sogni mancati, ed io forse ho perso un bel po’ di cose da quando son nata, ma la penna è la mia spada e il foglio è il mio scudo, insieme le mie battaglie le abbiam vinte tutte. Mi chiamo Giusy e ho 21 anni, amo la letteratura, la poesia, la primavera e i sorrisi degli sconosciuti che ti colorano le giornate un po’ grigie.

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