Si prendano due squadre professionistiche che si preparano tutta la settimana alla gara di campionato. La formazione di casa scalpita per festeggiare il proprio esordio fra le mura amiche con i tifosi accorsi trepidanti allo stadio, mentre gli ospiti si sono sobbarcati una trasferta di 1000 km. Tutto sembrava pronto alla festa sportiva, invece non si è giocato. Impraticabilità del campo, questa è la motivazione.

Sabato scorso è andato in scena solo l’ultimo (in senso cronologico) episodio della classica commedia calcistica all’italiana. Il match in questione è – o meglio, era – Cosenza-Verona, in programma alle 18, rinviato a data da destinarsi dopo il sopralluogo del direttore di gara Fabio Piscopo, che ha riscontrato le pessime condizioni del prato da gioco dello stadio “San Vito – Gigi Marulla”.

Quanto raccontato è il frutto di una sceneggiatura vista e rivista, che riavvolgendola non fa altro che ripresentare elementi i quali, mescolati a retorica e polemiche, raffigurano lo stato del nostro pianeta calcistico. L’estate del calcio italiano che, dunque, ogni anno ci regala il solito copione. Intercettazioni, scommesse, penalizzazioni, fallimenti, ricorsi e rinvii sono i soliti ingredienti che ci accompagnano durante la stagione calda, ai quali si deve aggiungere in quest’annata il caos generato dalle plusvalenze fittizie. Ma il rinvio per impraticabilità del campo, senza che gli agenti atmosferici interferissero, mancava davvero al nostro mondo pallonaro.

Proprio la Serie B che ha già tardato l’incipit del torneo, che ha perso tre piazze importanti come Bari, Avellino e Cesena, fallite e ancora una volta depennate dal mondo professionistico. La serie cadetta che da 22 squadre si è presentata con soli 19 formazioni ai nastri di partenza, dopo un lungo scontro fra Lega e Federazione e dopo aver visto città e tifoserie festeggiare una promozione (o un ripescaggio) mai avvenuto. La seconda divisione italiana, fucina da sempre di talenti nostrani e non, serbatoio per i futuri campioni della Serie A, si trova ad affrontare l’ennesima marea di polemica.

Come è possibile che in 76 giorni, cioè da quando il Cosenza ha conquistato la promozione in B, club, amministrazione comunale e Lega non sono stati in grado di verificare e presentare un terreno di gioco accettabile? Qualsiasi risposta a questa domanda sarebbe assurda. Naturalmente subito è partito il solito tran tran di responsabilità, ‘sport’ nel quale l’Italia calcistica (e non) è senza dubbio fra le migliori del mondo. La società colpevolizza il comune – che ricordiamo è proprietario dello stadio – e viceversa, con la Lega che addirittura sembra aver assicurato la società calabrese, nei giorni precedenti, sul regolare svolgimento della gara. Ovviamente, in tutta questo trambusto il Verona ha presentato istanza per ricevere a proprio favore il 3-0 a tavolino. Dunque, se nell’arcinoto romanzo di Verne, in 80 giorni è stato compiuto il giro del mondo, nel nostro Belpaese non è stato possibile consegnare un terreno adeguato al match Cosenza-Verona.

Caos Cosenza-Verona: e Cristiano Ronaldo?

"Cosenza-Verona: il rinvio", l'ultima commedia all'italiana
Cristiano Ronaldo, 33 anni, colpo di mercato della Juventus [Fonte foto: www.ilbianconero.com]
Cristiano Ronaldo c’entra. Indirettamente, sia chiaro. L’avvento del campione portoghese, che ancora deve trovare la via del gol con la maglia bianconera, ha caricato l’ambiente calcistico italiani ai massimi livelli, coinvolgendo tifosi e addetti ai lavori tutti sulla stessa linea di pensiero: la Serie A è ritornata ad attirare i campioni. Affermazione in parte veritiera, dato che oltre alla stella ex Real Madrid è ritornato un grande calciatore come Pastore, il migliore allenatore italiano degli ultimi vent’anni, Carlo Ancelotti, senza dimenticare la suggestione Modric-Inter. Trattative che sembrano aver celato in un cassetto tutti i problemi che invece avvolgono il nostro calcio. In Italia è prassi comune vedere l’erba del vicino più verde (non poteva esserci metafora migliore) senza mai focalizzarsi obiettivamente sui problemi che attanagliano la propria. Arricchire il nostro campionato con giocatori di livello assoluto è apparsa come la soluzione al momento più efficace. Ecco che “l’acquisto del secolo” potrebbe rivelarsi quasi controproducente se si cercano di evitare le situazioni scomode e delicate.

CR7 è stato un colpo di genio della Juventus, non della Serie A o della federazione, così come si rivelò il mondiale vinto in Germania nell’ormai lontano 2006. Fu la forza di un gruppo condotto magistralmente da Marcello Lippi a regalarci l’ultima gioia nazionale. Nient’altro. Coppa del mondo che paradossalmente ha nascosto agli occhi dei più la crisi tecnica e di talenti che si è abbattuta sul nostro calcio, causando, a parte qualche brillante esibizione, due eliminazioni precoci ai Mondiali in Sud Africa e Brasile, oltre alla ‘drammatica’ non-partecipazione a quelli disputati in Russia soltanto due mesi fa.

Anche la pulizia post calciopoli si è rilevata inefficace per riportare in auge i nostri campionati. Proprio il processo che portò alla prima storica retrocessione in B della Juventus, che credevamo il punto più basso mai toccato, si è dimostrato soltanto un forte scossone, dove il sistema calcio invece di ripartire sembra stia collassando sempre di più su se stesso. Ulteriore fallimento, a riprova della scarsa sintonia fra club e federazione, è rappresentato dalle squadre B, tanto invocate quanto boicottate, lasciando la solita Juventus ad essere l’unica a costruire una seconda rosa per la serie C.

Insomma, una marea nera che rischia di far annegare le già fievoli speranze di rinascita del calcio italiano, mettendo fine tragicamente a quello che è considerato lo sport nazionale per eccellenza, spesso romanzato da molte penne giornalistiche e che negli ultimi decenni, invece, si è rivelato soltanto una continua e mal riuscita commedia.

 

Ivan D’Ercole

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