Matrix Resurrection (fonte immagine: cinematographe.it)

Dopo più di 20 anni dal primo Matrix arriva il quarto film della saga: Lana Wachowski (senza la sorella Lilly) riporta al cinema Neo e Trinity. Più o meno.

fonte immagine: tomshw.it

Matrix Resurrections è un atteso ritorno al cinema di una saga che abbiamo imparato a conoscere negli anni. Non troppo lontano dal primo film, rivoluzionario, ma troppo vicino ai successivi e discussi sequel, è una operazione per i fan. Ma anche un nuovo punto di partenza che ambisce a creare una nuova generazione di fan, operazione che in questi anni hanno cercato di fare i continui remake e reboot di innumerevoli prodotti di intrattenimento (uno su tutti: Star Wars, la cui nuova trilogia ha definitivamente diviso il fandom) che hanno conosciuto l’epoca d’oro almeno una decina di anni prima.

Queste operazioni sono sempre precedute da un forte hype, un furor di popolo che in qualche modo preannuncia il successo che poi però, alla fine, viene smentito. Gli anni passano, cambia il mondo e cambiano gli idoli del passato che si ritrovano a dover vivere in una riscrittura mutata: e anche se sei l’Eletto dovrai fare i conti con le ansie, le paure, la psicoanalisi. E Lana Wachowski, con Matrix Resurrection, rivede quelli che erano i temi cardine del film del 1999 e li rende, attraverso lo sci-fi, una storia d’amore. Sigh.

Ovviamente rispetto al primo Matrix ci sono molte differenze e contemporaneamente molte somiglianze. Si percepisce però fin da subito il desiderio della regista di stupire ancor prima di dare una trama al film: Neo/Thomas sa che c’è altro dietro il suo lavoro, ma la narrazione diventa troppo lunga, si perde, la tana del Bianconiglio è troppo profonda, anche se sa che tutto ciò è familiare. Così come sa che Tiffany /Trinity è qualcuno che conosce bene. I due non si riconoscono, non sanno cosa hanno fatto né che si sono amati: per riconoscersi avranno bisogno di ritornare quelli del passato, Neo e Trinity.

Matrix Resurrection fonte immagine: cinema.everyeye.it
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Matrix Resurrection percorre una strada già conosciuta, la scelta tra pillola rossa e blu, una immersione nella realtà vera. Ma la regista percorre anche nuove strade parallele, strade che vanno a ingarbugliare la trama stessa, che rendono il film una specie di meta parodia del Matrix originale. E queste strade ci portano tra battaglie, combattimenti, e il ritorno di Morpheus. Ma anche qui, questo fattore nostalgia, nonostante il richiamo agli echi del passato, tutta la trama rimane superficiale e riprende i temi (e i difetti!) del secondo e terzo film.

fonte immagine: ilpost.it

Resurrection è sicuramente un film consapevole della propria eredità culturale, che continua a raccontare il braccio di ferro tra il libero arbitrio e il destino che è ineluttabile. E infatti: “la scelta è un’illusione: sai già cosa devi fare”. Ma Lana Wachowski questa volta stringe intorno all’amore, più che al concetto di scelta tra pillola blu e pillola rossa, tra reale e virtuale. L’amore come illusione ma che ci fa combattere contro tutti e tutto. Neo e Trinity ci insegnano come essere empatici in una distopia in cui l’ego la fa da padrone.

Lana Wachowski avrebbe dovuto fare un salto in avanti e lasciare il passato di Matrix nella trilogia. Invece ha voluto riportare i temi del passato, li ha collegati nel “presente” cercando di far risorgere il vecchio film, il mito del vecchio Matrix. Una cosa di cui avremmo fatto a meno. Decisamente. Matrix Resurrection è, alla fine di tutto, un film molto furbo: un film su Matrix, non di Matrix.

Valentina Cimino

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