Oggi, 13 settembre, moriva a Motta di Livenza, in seguito ad un fatale incidente automobilistico, Ettore Schmitz, meglio conosciuto con lo pseudonimo letterario di Italo Svevo.

Correva l’anno 1928 quando lo scrittore, destinato ad incuriosire e ad affascinare il pubblico dei futuri lettori più di quanto egli stesso si aspettasse, lasciava la sua vita così come il suo ultimo romanzo, ‘Le confessioni del vegliardo’, rimasto purtroppo inconcluso.

Italo Svevo
Italo Svevo

Malgrado sia stato un uomo insicuro, incapace di sostenere con continuità l’impegno preso per passione con l’amata letteratura, Italo Svevo deve essere comunque universalmente riconosciuto come il fondatore del romanzo italiano d’avanguardia, avendo inaugurato con le sue opere un nuovo modo di fare narrativa, in grado di contemplare non più l’oggettività cronologica delle vicende raccontante, ma i tempi e gli spazi inediti della coscienza umana.

Tale ragguardevole merito è da attribuire indubbiamente alla natura complessa ed eterogenea del suo sapere, costituitosi sulla base di filoni di pensiero tra loro contrastanti (come il positivismo o la filosofia negativa di Schopenhauer) che vengono però,ben integrati grazie all’abilità sveviana di estrapolarne soltanto gli strumenti conoscitivi e gli spunti critici.

La coesistenza di elementi difformi in ambito formativo è dovuta di sicuro alla citta natia di Svevo,Triste la quale, facente allora parte dell’impero austroungarico, risultava essere crocevia di continui traffici commerciali e luogo di confronto tra culture e mentalità differenti. E lo pseudonimo scelto da Ettore, Italo Svevo appunto, riflette alla perfezione la biculturalità triestina di cui lo scrittore si rende fiero rappresentante.

Proprio a Triste, ai primi del Novecento, verranno a delinearsi una serie di private circostanze che proietteranno Svevo, ormai imprenditore industriale ed illusoriamente estraneo all’universo letterario, in una dimensione inusuale di riflessione su stesso e di rivalutazione delle proprie abilità nel campo della scrittura: l’incontro con James Joyce prima,il quale apprezzerà con convinzione i suoi precedenti romanzi ‘Una vita’ e ‘Senilità’, e la lettura di Freud dopo, convinceranno il prosatore triestino, seppur attraverso un percorso lento, a rompere il silenzio letterario e a dar parola agli impulsi vitali della sua penna creativa.

Difatti, tra il 1919 e il 1922 Italo Svevo si dedica alla stesura del romanzo ‘La Coscienza di Zeno’, dal taglio fortemente autobiografico e dall’essenza aperta e problematica, volta a suscitare la collaborazione interpretativa del lettore chiamato a scovare le prospettive inattendibili del Dottor S. e di Zeno Cosini.

La coscienza di Zeno-Italo SvevoIl titolo dell’opera, dal significato ambiguo e mutevole a seconda della soggettività di chi legge, rimanda certamente al percorso di analisi introspettiva e quindi, di psicoanalisi che il protagonista-narratore Zeno, nevrotico ed inetto, deve affrontare su suggerimento del suo dottore che lo convince a mettere su carta la storia della sua malattia. Tuttavia, il risultato raggiunto non sarà quello sperato: il paziente non solo manifesterà un forte senso di delusione nei confronti del cammino psicoanalitico intrapreso, ma affermerà addirittura di non esser mai stato malato e di aver creato immagini fasulle di situazioni vissute pur di accontentare il suo psicoanalista.

Vi è dunque, un capovolgimento sorprendente della vicenda che Italo Svevo colora di una dissacrante ed efficace ironia e al contempo, di un cupo pessimismo finale. Dietro l’apparente lieto fine si cela infatti, la denuncia di un generale disagio civile, dal momento che la società e l’economia del mondo a lui contemporaneao girano esclusivamente intorno ad ordigni, guerre e stermini di massa.

«Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. [..] Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.»

Il messaggio lanciato da Zeno-Svevo è profondamente attuale e realista, in quanto evidenzia le brutalità e il processo di annientamento dell’ autenticità che domineranno l’evoluzione umana. E sembrano persino profetiche le ultime righe dell’opera nelle quali si preannuncia, circa vent’anni prima, l’invenzione della bomba atomica.

«[…] un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati innocui giocattoli.»

Tutto diventa precario ed instabile e qualsiasi tipo di ideologia cade di fronte agli sviluppi storico-sociali del mondo. In un momento, forse eterno, di crisi la via d’uscita, secondo Italo Svevo, è da ricercare lungo gli itinerari della coscienza: sarà proprio tale convinzione a rendere intramontabile la letteratura sveviana.

Anna Gilda Scafaro

Anna Gilda Scafaro
Laureata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, sogno da sempre di tramutare la mia passione per la Letteratura in un mestiere. Mi emozionano la poesia, gli affreschi e le tinte rosate del tramonto. La scrittura è il mio rifugio, il mezzo con il quale esprimo liberamente la mia essenza e la visione che ho del mondo. Attualmente coordino la sezione Cultura di Libero Pensiero News.

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