foie gras (fonte immagine: animalequality.it)

Il foie gras è al centro di un acceso dibattito: in Italia e in altri paesi europei è vietata la produzione, ma Animal Equality ha proposto che venga dichiarato illegale in tutta Europa.

Milioni di anatre e oche sono costrette a subire un’alimentazione forzata per produrre il foie gras: è una pratica crudele, violenta, la produzione avviene ingozzando gli animali, il cui fegato poi si ammala. L’alimentazione forzata su anatre e oche ha come obbiettivo quello di ingrassare il loro fegato; gli ultimi 15 giorni di vita di questi animali negli allevamenti sono i peggiori, quelli in cui vengono costretti a una alimentazione obbligata, attraverso un tubo di metallo infilato nelle gola, tubo che spinge dai duecento ai quattrocento grammi di mangime, con gravi rischi di soffocamento e danneggiamento delle pareti dell’esofago.

fonte immagine: lifegate.it

La fase di alimentazione forzata è chiamata gavage: con questa pratica oche e anatre possono ingrassare – i pochissimo tempo – passando dai 4 ai 7 chili. Il fegato di questi animali si ammala di steatosi epatica, che è un accumulo eccessivo di grasso all’interno delle cellule del fegato. Quando alla fine questi animali vengono ammazzati, il loro fegato pesa tra i 500 e i 700 grammi, cioè da sette a dieci volte in più del peso normale.

La produzione di foie gras in Europa è permessa ancora soltanto in Francia, Ungheria, Bulgaria e Spagna; in Italia la produzione è vietata dal 2007, ma è possibile importarlo. Lo stesso avviene in altri Stati: Germania, Regno Unito, Svizzera, Argentina, Polonia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Repubblica Ceca. Fuori dall’Europa i principali produttori al mondo sono la Cina, gli Stati Uniti, il Canada ma insieme raggiungono solo il 10% dei volumi. La produzione è quasi tutta Ue ed è dalla Francia che proviene quasi l’80% del foie gras venduto nel mondo.

Gli attivisti di Animal Equality hanno raccolto numerose immagini dagli allevamenti in Francia, mostrando i metodi di produzione fino ad arrivare ai video della macellazione dell’estrazione del fegato di anatre e oche. Il foie gras viene ricavato da animali torturati, e questa tesi è sostenuta anche dalla comunità scientifica. Ma il Parlamento Europeo ha nel frattempo respinto l’emendamento per cancellare dalla relazione sulla direttiva sul benessere degli animali l’indicazione della pratica considerata dagli animalisti una crudeltà. Una posizione in netto contrasto con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), secondo cui il sistema zootecnico adottato per la produzione del foie gras sarebbe uno tra i più crudeli al mondo e ovviamente ben lontano dal rispettare la salute e il benessere delle anatre e delle oche allevate. La relazione Decerle votata a Strasburgo afferma che «la produzione di foie gras si basa su procedure di allevamento che rispettano i criteri di benessere degli animali, (..) dove l’ingrasso (…) rispetta i parametri biologici dell’animale».

fonte immagine: animalequality.it

A Nizza, in Francia, l’associazione L214 il 3 dicembre scorso è scesa in piazza per manifestare contro questa tortura legalizzata nei confronti degli animali: «Tra tacchini, capponi e salmone, milioni di anatre soffriranno e moriranno per permetterci di mangiare foie gras durante le feste», precisa il gruppo. Sul loro sito ricordano inoltre che nel 2020 «in Francia, 313.000 oche e 26,9 milioni di anatre sono state alimentate forzatamente, 14,5 milioni di femmine di anatroccoli sono state eliminate (sic)». Ad ogni modo, Christophe Barrailh, presidente di Euro Foie Gras, attraverso Euractiv ha difeso la produzione di foie gras dichiarando che: «il settore soddisfa tutti i requisiti dell’UE in materia di benessere degli animali, e va anche oltre con la propria Carta europea e le varie iniziative nazionali mirate a ottimizzare le condizioni di allevamento di anatre e oche». Ha inoltre affermato che il settore soffre di una «mancanza di conoscenza e comprensione» che ha portato a «idee sbagliate e pregiudizi alimentati da stereotipi errati» da parte delle associazioni animaliste.

Sono queste tutte dichiarazioni che in alcun modo riescono ad aiutare il percorso affinché si raggiunga il benessere degli animali, eliminando innanzitutto pratiche disumane e violente.

Nonostante queste affermazioni però, da una recente consultazione pubblica della Commissione europea è emerso che circa il 90% delle persone intervistate sono assolutamente contrarie alla pratica dell’alimentazione forzata.

Scegliere una alimentazione priva di sofferenza da parte degli animali è una scelta, a questo punto, sempre più non solo possibile, ma necessaria.

Valentina Cimino

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