Sex Education netflix

Accendiamo Netflix e vediamo la nuova uscita: “Sex Education“.

Un nome che dice tutto o niente. Non siamo convinti.
Andiamo a dare un’occhiata, quindi, al paese di produzione: Inghilterra. Not bad: le serie britanniche sono conosciute da sempre per la loro vena sporca, per essere tremendamente ciniche e realiste, in quanto parlano di quotidiano, di emarginati e di poco integrati, scendendo nelle profondità di una socialità sempre più crepata, come abbiamo visto nel recente The End of the F***ing World.

Ok, allora iniziamo. E già dai primi minuti abbiamo chiaro che, in questo, Sex Education non ci deluderà, sebbene tutto quanto detto sopra ce lo proponga in un formato più americano, e in un tono estetico e narrativo all’acqua di rose.

Sex Education recensione

Finiamo la prima puntata abbiamo già le idee di cosa abbiamo visto e di cosa vedremo: una storia di adulti e ragazzi, tutti alle prese con i loro problemi sessuali, amorosi o.. entrambi. Dipende da che punto di vista la si guardi: se di Otis, il protagonista imbranato con traumi sessuali e una mamma ingombrante che cerca di terapizzarlo, se di Jackson l’atleta dalla vita apparentemente magnifica ma che in realtà nasconde tutti i malesseri dovuti alle pressioni sulle spalle dei suoi, o di Maeve, la ragazza borderline abbandonata dai genitori ma dalle grandi doti inespresse. Insomma messa così sembrano profili visti e rivisti ma forse è proprio dallo stereotipo biografico che Sex Education ha potuto approfondire la psicologia dei suoi personaggi in direzioni nuove, cercando un contatto trasversale con lo spettatore.

Quindi partiamo da quello che è senz’altro il punto di forza di Sex Education: ovvero la sua capacità di capovolgere il paradigma tradizionale delle serie con protagonisti i teen. Nelle serie classiche, il sesso è generalmente nascosto e anche quando viene sdoganato viene visto come un momento di trasgressione e di grande intensità, qualcosa da ricondurre a un istinto selvaggio, una verità che fuoriesce tutta insieme. In Sex Education il sesso è invece la costante, il tema dominante di ogni dialogo e di ogni comportamento dei protagonisti; è insomma, come da titolo, la ragion d’essere della serie. Le scene più spinte sono infatti concentrate spesso nei primi minuti degli episodi come una sorta di dichiarazione d’intenti.

Sex Education recensione

Da questo momento in poi, nella televisione per ragazzi, ci sarà un “prima” e un “dopo” Sex Education.

Non solo sesso, ma anche l’amore. Perchè spesso la carnalità è inseparabile dai sentimenti romantici, in quanto facce speculari, a volte complementari, della stessa umanità. E qui il pericolo era di cadere nel melenso, nell’anonimato di tante altre serie che mischiano entrambe le tematiche e cercano a tutti i costi il lieto fine. Sex Education lo fa, miscela come farebbe un buon barman entrambi i temi, si apre ai finali fausti, ma si ferma un attimo prima di rendere i due discorsi patetici, cede al sentimentalismo ma non al melenso. Anzi, si pone, con semplicità e leggerezza, come una serie formativa sul sesso. E quindi racconta delle difficoltà che derivano dal vivere in un mondo ipersessualizzato, causa di enormi aspettative ed enormi problemi soprattutto per i giovani. Un mondo dove uno dei piaceri più grandi può diventare un affanno e innescare solitudini, paure, pressioni, insicurezze, repressioni. Tutte sensazioni messe a tacere dai ragazzi (e non solo), perché si prova una inspiegabile vergogna verso i propri pari. La vergogna di non essere all’altezza per gli standard eterodefiniti della nostra società. E da lì a paura di essere giudicati, emarginati, derisi, perché colpevoli di essere rimasti troppo indietro sul tradizionale ciclo di vita. Sfidiamo chiunque a non trovare almeno una situazione d’impaccio (o reale problema sociale) nella serie che non vi sia capitato nella vita vera.

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In ogni caso, questo continuo parlare di sesso permette a Sex Education di riflettere, di prendersi gioco dei tradizione cliché romantici dei rapporti di coppia, delle finzioni e illusioni che a volte si portano avanti tanto per. A volte raggiunge rilievi comici e surreali, ma questa impronta – che potrebbe stonare in altre occasioni – rimane coerente per tutti gli episodi. E questo è sintomo di uno stile pensato e cesellato su misura che, piaccia o meno, lo differenzia nell’attuale offerta di serie “per ragazzi”.

Nei prodotti teen ci sarà un prima e dopo Sex Education, dicevamo.

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Ancora più apprezzabile è il lavoro fatto sui luoghi e ambienti iconici: ricorderemo con facilità il bagno ricoperto d’amianto al secondo piano, la camera di Otis scambiata per il cesso da tutti i partner sessuali della madre, la roulotte di Maeve. Insomma c’è tutto un lavoro figurativo, che fa da cornice e da strumento mnemonico a quello che abbiamo visto e a quello che vedremo: il bagno è il luogo deputato alle confessioni e all’intimità, la camera di Otis quello del privato dove si concentrano paure, dilemmi, difficoltà e sogni di un teenager, e così via..

Non trattandosi di un documentario, però, tranquillizziamo tutti gli amanti di Piccoli Problemi di Cuore perché c’è spazio anche per il facile intrattenimento, con un Jules e Jim inedito, dove i due contendenti sono l’uno l’antitesi dell’altro, rispettivamente il belloccio sportivo, e il secchione intelligente, ma credeteci sarà facile decidere per chi fare il tifo.

Tornando un attimo seri, una cosa certa fra i protagonisti di Sex Education è che nessuno è contento di ciò che è. Tutti vorrebbero essere qualcosa “altro”, e quindi a ben pensarci il vero tema della serie non è il sesso, non sono i giovani. Queste sono scuse, escamotage performativi per raccontare ben altro e profondo disagio: quello delle identità. Sempre più fluide, sempre più indefinite, costrette a una continua transizione, per individui in cerca di appiglio e collocazione in un mosaico sociale sempre più traballante e disgregato.

Ecco perché, nonostante l’estetica commerciale e vivace, Sex Education è una serie dalla genetica britannica. Ed è per questo che ci piace.

Enrico Ciccarelli

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