Trattato mondiale sugli oceani: ultima occasione per evitare il collasso
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Considerati i polmoni blu del Pianeta, gli oceani producono più della metà del nostro ossigeno. È nella cosiddetta zona eufotica, ovvero nei primi 200 metri della superficie oceanica nella quale la luce riesce a penetrare, che, attraverso alla fotosintesi clorofilliana, il fitoplancton (alghe, cianobatteri, etc.) trasforma l’anidride carbonica atmosferica e l’acqua in ossigeno e zuccheri. Assorbendo CO2 gli oceani rappresentano senza dubbio un’importantissima difesa contro i cambiamenti climatici. Forniscono cibo ad oltre un miliardo di persone e dalla biodiversità marina dipende la vita di più di 3 miliardi di individui. Ecosistemi fondamentali per la sopravvivenza dell’essere umano. Nonostante ciò le più vaste distese d’acqua della Terra sono da tempo minacciate dalle attività antropocentriche. È con queste premesse che il 20 febbraio al Palazzo di Vetro di New York si è riaperta la negoziazione per il Trattato mondiale sugli oceani. Tutelare il 30% della superficie terrestre e degli oceani entro il 2030: è questo l’obiettivo. Per Laura Meller, Oceans Campaigner e Polar Advisor di Greenpeace Nordic: «Gli oceani sostengono la vita sul pianeta Terra e il loro destino verrà deciso a questo negoziato», poiché secondo la scienza: «proteggere il 30 per cento degli oceani entro il 2030 è il minimo impegno necessario per evitare la catastrofe».

Entro il 3 marzo i Paesi del Nord, che in precedenza avevano rifiutato di accettare i compromessi sugli aspetti finanziari e sulla condivisione dei benefici economici derivanti dalle risorse genetiche degli organismi marini, facendo saltare di fatto le trattative sul Trattato, dovranno prendere una decisione da cui dipenderà il futuro non solo degli oceani, ma anche e soprattutto della nostra società.

Per Greenpeace, il principale obiettivo del Trattato mondiale sugli oceani «deve essere la realizzazione di una rete globale di aree marine protette che copra almeno il 30 per cento degli oceani. Un Trattato forte deve poter definire Santuari a protezione integrale nelle acque internazionali e la Conferenza delle Parti (CoP) creata dal Trattato deve poter prendere decisioni rispetto a ogni possibile minaccia alle future aree protette in acque internazionali: dalla pesca, all’inquinamento e alle estrazioni minerarie. La CoP deve inoltre poter operare con decisioni prese a maggioranza, senza la minaccia di restare paralizzata dai veti di uno o pochi Paesi».

Difendere gli oceani sarà necessario anche e soprattutto in ottica futura. L’insieme delle vaste aree di acqua salata che circondano i continenti forniscono solo il 2% dell’apporto calorico di cui l’essere umano necessita e il 15% dell’apporto proteico. Eppure, hanno un enorme potenziale nella produzione di cibo. Secondo il report “Food from the Oceans” redatto dalla Commissione Europea, lo sfruttamento sostenibile degli oceani potrebbe soddisfare le esigenze nutrizionali presenti e future degli esseri umani e fornire al contempo enormi quantità di biomassa per mangimi. Viene soprannominata Agricoltura marina e potrebbe essere un’efficace soluzione utile a far fronte all’aumento della domanda di cibo e ad alleggerire il peso sull’agricoltura. Lo studio evidenzia la potenzialità degli oceani (li sfruttiamo eccessivamente e male) e allo stesso tempo sottolinea l’urgenza di un Trattato mondiale sugli oceani.

L’obiettivo “30×30” non è quindi solo un obiettivo. Il 3 marzo si decideranno le sorti degli oceani e dell’umanità intera. In attesa della fine delle trattative, esistono piccole azioni quotidiane che tutti noi possiamo compiere a favore della tutela dei polmoni blu della Terra. Ridurre l’uso della plastica e dei prodotti da bagno contenenti sostanze nocive per l’ecosistema marino o scegliere e consumare pesce pescato in maniera sostenibile preferendo prodotti locali e di stagione. Semplici gesti che non ci aiutano solo nella lotta all’inquinamento e al sovrasfruttamento degli oceani, ma che possono renderci più consapevoli circa l’importanza di questi ecosistemi.

Rebecca Graziosi

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