Beatrice Antolini: «La musica è ciò amo e che ho sempre fatto»

Beatrice Antolini è una polistrumentista, cantautrice e produttrice discografica italiana nata il 27 luglio 1982 a Macerata.

Appassionata di musica sin da bambina, Beatrice inizia a studiare pianoforte all’età di 3 anni. Già da ragazza dimostra di avere un poliedrico talento: intraprende i suoi studi al conservatorio, partecipa a concorsi di musica classica e allo stesso tempo milita in due gruppi punk rock suonando in uno la batteria e nell’altro il basso.

Trasferitasi a Bologna per studiare come attrice presso la Scuola di Teatro Colli, successivamente Beatrice si iscrive all’Accademia Belle Arti in cui consegue la laurea in progettazione artistica nel 2005. Dopo alcune brevi esperienze nel campo della recitazione, la Antolini comincia a comporre le sue canzoni.

Il primo lavoro, “Big Saloon“  (2006), è un album caratterizzato dalla fusione di vari stili musicali. L’eclettica artista marchigiana ha registrato questo disco in completa autonomia tra le mura di casa dando prova fin dall’esordio della sua bravura.

Dopo circa due anni, Beatrice Antolini entra per la prima volta in una sala di registrazione per dar vita al suo secondo album “A due“  (2008) che ottiene un riscontro molto positivo. I successivi dischi “BioY“  (2010), ‘’Vivid“  (2013), “Beatitude“  (2014) e “L’AB“  (2018)’’ contribuiscono ad accrescere la stima della critica musicale nei confronti di Beatrice, considerata una delle artiste più talentuose della scena alternativa italiana.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Beatrice Antolini che ha risposto ad alcune nostre domande. Di seguito l’intervista completa.

Prima di intraprendere la tua carriera musicale hai avuto delle esperienze artistiche come attrice. Come e quando hai deciso di dedicarti appieno alla musica?

«Ho intrapreso i primi passi in questo bellissimo mondo in tenera età: ho iniziato a suonare pianoforte da piccola, poi mi sono dedicata anche allo studio di altri strumenti sia da autodidatta che al conservatorio. Ho fatto l’accademia di belle arti a Bologna che mi ha portato ad intraprendere delle esperienze teatrali e ho svolto anche altri tipi di corsi, ma fin da bambina suonare è stata la mia attività principale. La musica è ciò amo e che ho sempre fatto finora; non è cambiato niente!»

Da piccolissima hai iniziato a suonare il piano e poi pian piano ti sei avvicinata anche ad altri strumenti. Ci sono strumenti che prediligi rispetto agli altri?

«In realtà ho iniziato con le percussioni: ancor prima di suonare il piano suonavo un tamburo. In un certo senso anche il pianoforte è uno strumento a percussione dato che il corpo vibrante dello strumento è sollecitato dai martelletti che percuotono le corde. Vivo la musica soprattutto dal punto vista ritmico. Per questo motivo l’ambito degli strumenti a percussione mi ispira parecchio ed il mio preferito!»

Hai abituato il tuo pubblico ad un’ampia stratificazione di suoni e proprio per questo motivo diventa difficile inquadrare il tuo stile musicale. Ascoltando i brani contenuti nei tuoi dischi si può notare questa tua continua ricerca di elementi sempre nuovi. Quanto è importante a tuo parere la ricerca del “suono perfetto“ nella produzione di un brano?

«Secondo me è molto importante, anche se perfetto non lo è quasi mai per quanto mi riguarda. Facendo le mie produzioni da sola non ho i mezzi idonei a rendere il mio sound perfetto al 100%. Facendo un esempio pratico arrivare a una percentuale del 70% di quello che uno ha in mente può definirsi un buon risultato. Cerco sempre di fare del mio meglio; spero vivamente che si senta questa dedizione nei miei dischi che confeziono dalla prima all’ultima nota da autodidatta. Cura e impegno sono a mio parere fondamentali per chi opera nel settore.»

Quanto conta invece il testo?

«Per quanto riguarda i testi ritengo che anch’essi hanno una certa importanza. Non dico che debbano per forza di cose essere complessi ed impegnati, ma non bisogna neppure cadere nella banalità. Fin da sempre ho scritto in inglese. Per questa mia scelta sono stata spesso e volentieri additata come “quella strana“. In Italia purtroppo tendiamo a chiuderci in noi stessi e difficilmente chi scrive pezzi in inglese viene capito, come avviene in altri paesi. Le canzoni di artisti italiani nella maggior parte dei caso rimangono, purtroppo, entro i confini nazionali. Prima o poi vorrei anche scrivere dei brani in italiano mettendoci la stessa cura nei suoni e negli arrangiamenti dei miei precedenti.»

Nel corso della tua carriera hai avuto modo di collaborare con vari artisti tra cui Velvet, A Toys Orchestra, Afterhours, Andy dei BluVertigo, Emis Killa, Angela Baraldi, Jessie Evans e Vasco Rossi. Come è stato lavorare con loro?

«Ci tengo a precisare che le mie collaborazioni sono tutte nate dai miei dischi, dalla musica che ho creato e dal lavoro che ho svolto in precedenza. Ho sempre avuto una carriera solista che mi ha portato delle volte a risultati di altro tipo rispetto a quelli che avevo in mente. Non amo essere definita “’turnista“ nonostante le mie collaborazioni con altri artisti siano molte. Ad ogni modo, lavorare con altri musicisti è stata un’esperienza positiva. La collaborazione con Vasco, artista che stimo e ammiro molto, la trovo una collaborazione perfetta perché ho la libertà di essere me stessa: non mi sento una “turnista“, ma Beatrice Antolini solista che va a mettere il suo colore in una situazione fantastica già di suo.»

Il 16 febbraio 2018 è uscito “L’AB“ pubblicato da La Tempesta. Come è avvenuta la produzione del tuo ultimo lavoro in studio? Potresti gentilmente parlarcene?

«“L’AB“ è un concept album i cui brani parlano del periodo storico in cui viviamo. Il pezzo chiave del disco è in un certo senso “Forget To Be“ che tradotto significa “dimenticarsi di essere”. In un’epoca in cui siamo sommersi dalla tecnologia e dai social, ci dimentichiamo chi siamo e cosa vogliamo realmente. Un altro brano a mio parere fondamentale è “Beautiful Nothing“, ossia “bellissimo niente“. L’avere tutto a portata di mano provoca in noi una sensazione di potenza e di padronanza del mondo, ma alla fine di tutto questo cosa rimane? Non abbiamo più affetti né comunicazione con l’altro. I soldi sono sacrificati per comprare beni non di primaria necessità e non vengono utilizzati ad esempio per viaggiare o arricchirci culturalmente. Insomma in questo mio disco ho cercato di fare un’analisi oggettiva della realtà che ci circonda (e nella quale sono coinvolta) senza avere la spocchia di insegnare agli altri come è meglio vivere. La soluzione che ho trovato per me stessa (non so se possa funzionare anche per gli altri) e che ho descritto nel pezzo “Insilence“ è la ricerca di se stessi, del proprio Io interiore. Spero di essere riuscita a comunicare questa sensazione di vuoto e di freddezza che ci accomuna sia attraverso i testi, ma soprattutto attraverso i suoni. Se dovessi paragonarlo ad una serie televisiva lo definirei “Black Mirror“.»

Di recente è uscito il tuo singolo “IMTHEPILOT“. Puoi gentilmente raccontarci qualcosa riguardo questo tuo ultimo brano?

«Il brano lo avevo già scritto quando è uscito “L’AB“. Il soggetto del testo non era adeguato all’album visto che era mia intenzione fare un concept incentrato su un’unica tematica. Inizialmente l’avevo accantonato; quando è venuto fuori il momento di portare qualcosa di proprio nell’interludio ho proposto questa melodia a Vince Pastano (direttore artistico di VascoNonStop) che l’ha accolta con entusiasmo. Eseguirlo allo stadio è stata un’esperienza unica oltre che nuova per una come me abituata a suonare in locali o al massimo al Concerto del Primo Maggio. È stato davvero toccante suonare davanti a tutti un pezzo mio e che mi rappresenta!»

Potresti fornisci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri? C’è qualcosa che bolle in pentola?

«Ho in serbo un evento in cui suonerò i miei pezzi presso Stazione Birra a Roma seguito da un tributo a Vasco. Se qualcuno fosse interessato ad ascoltare la mia musica può venire a trovarci in questa situazione! Attualmente sono concentrata sul concerto del Komandante che si terrà tra circa due mesi; poi riprenderò appieno le mie attività con nuove date.»

Vincenzo Nicoletti

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