Miti e leggende avvolgono da sempre il nome di Napoli, città dalle mille sfumature, dalle più disparate credenze che albergano nella memoria di tutti i suoi abitanti, dai meno ai più giovani, che continuano a subirne il fascino, in un luogo quasi magico in cui ogni anfratto rimanda ad un personaggio, un episodio appartenente all’immaginario condiviso che ha dato luce e colore alla bellissima Partenope.

E proprio nel suo antico nome greco risiedono già diverse leggende che ne attribuiscono le origini a ben tre eventi. Se la storia vuole Napoli fondata per mano dei Greci durante la seconda colonizzazione nel XVIII secolo a.C., il mito invece ne tinge la nascita di mistero, bellezza, sensualità pericolosa e soprattutto amore, che resta la costante che accomuna tutti i racconti.

Il primo, il più antico ed affascinante, risale ad oltre 3500 anni fa, accolto tra le pagine dell’Odissea, racconta della sirena Partenope, che viveva tra le rocce, la cui vita fu scossa dall’arrivo di Ulisse.

Le sirene erano creature mitologiche, la cui natura è ancora incerta: c’è chi le vuole metà donna e metà pesce e chi le vuole metà donna e metà uccello. Nella mitologia antica, erano figlie del dio-fiume Acheloo e della musa Melpomene, erano in tre, esperte nella musica: Ligea, suonatrice di lira, Leucosia, suonatrice di flauto ed infine Partenope, dotata di una voce straordinaria. La loro bellezza era direttamente proporzionale alla loro malvagità: passavano le giornate a cercare di accalappiare i marinai con le loro doti musicali, dopodiché se ne cibavano.

Quando Ulisse giunse in prossimità delle nostre coste, sebbene fosse stato già ammonito del pericolo dalla maga Circe, volle a tutti i costi ascoltarne la melodia, cosicché mise in atto un espediente arguto come la sua astuzia: si fece legare all’albero maestro della nave e raccomandò i suoi uomini di non slegarlo, qualsiasi cosa avesse detto. Deluse dal fallimento, le tre sirene si suicidarono, schiantandosi sugli scogli: il corpo di Ligea fu condotto nel golfo di Santa Eufemia in Calabria, quello di Leucosia nella zona a sud di Salerno, dove diede cita all’odierna Punta Liscosa, mentre Partenope, che aveva scelto di gettarsi dalla roccia più alta, fu condotta fino all’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Qui, fu ritrovata da alcuni pescatori che la venerarono come una dea, battezzarono il villaggio con il suo nome e lo legarono all’arte canora della sirena. Così, il suo corpo si dissolse dando vita al profilo del Golfo di Napoli, con Capodimonte, che è la testa di Partenope, e Posillipo, dove poggia la sua coda.

Un’altra versione del mito ha date più recenti. Sebbene risalga a credenze popolari antiche, la leggenda fu ripresa nel 900′ dalla scrittrice napoletana Matilde Serao, che nelle sue “Leggende”, racconta che Partenope era una ragazza greca innamorata dell’eroe ateniese Cimone. Promessa dal padre in sposa ad un altro uomo, Partenope abbandonò la Grecia con il suo amato e giunsero presso il golfo di Napoli: qui, i due vissero liberamente il loro amore ed in seguito furono raggiunti dalle rispettive famiglie, dando il via al popolamento dell’area. Partenope diede alla luce ben dodici figli, divenendo la madre del popolo napoletano, e continuando tutt’ora a vivere, per stare vicino alla sua gente.

La terza versione del racconto risale all’800 e tira in ballo un altro elemento essenziale della storia, della cultura e della paesaggistica napoletana: il Vesuvio. Secondo questa versione, Partenope era una sirena che viveva lungo le coste del golfo di Napoli: un giorno, le si avvicinò un centauro, Vesuvio e, a seguito del dardo prontamente scagliato da Eros, i due si innamorarono perdutamente. La loro felicità fu stroncata da Zeus che, innamorato a sua volta di Partenope, decise di separarli per sempre: Vesuvio fu trasformato in un maestoso vulcano e posto all’estremità del golfo, in modo tale che la sirena potesse sempre vederlo senza poterlo mai più toccare. Ma Partenope non potè sopportare il dolore e si uccise: il mare condusse il suo bellissimo corpo fino all’isolotto di Megaride, da cui nacque il Castel dell’Ovo e tutta la nostra incantevole città.

Sebbene si tratti di versioni diverse, è facile scorgere in questi racconti la presenza della componente passionale ed amorosa, posta alle basi della fondazione leggendaria di Napoli. Tra le tre, sicuramente la leggenda più amata e diffusa è quella della sirena Partenope, resa nota grazie all’Odissea di Omero: dalle cronache di Petronio ed Apuleio, fino alle pagine di Petrarca e Boccaccio, Napoli si configura come la città dei canti e dei suoni, rimandando alla sua tradizione e al canto pericoloso, seducente, affascinante e risonante di Partenope.

Sonia Zeno

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