“Posillipo è l’altissimo ideale che sfuma nella indefinita e lontana linea dell’avvenire; Posillipo è tutta la vita, tutto quello che si può desiderare, tutto quello che si può volere. Posillipo è l’immagine della felicità piena, completa, per tutti i sensi, per tutte le facoltà. È la vita vibrante, fremente, nervosa e lenta, placida ed attiva.”

Come un quadro impressionista di Renoir, che rinfranca l’anima dalle brutture della vita, sul “glauco mare” di Napoli si erge, fiera, la collina di Posillipo. Un’indomita bellezza agguanta ogni singolo angolo di questa terra dal nome “Pausilypon” che, in greco, denota il significato di “riposo dagli affanni”. Si riposa dagli affanni, si sbrogliano i tormenti, il dolore si dilegua, quando lo sguardo si posa sull’infinità azzurra che delicatamente cinge il litorale, quando si scorge “l’armonia del cielo, delle stelle, della luce, dei colori, l’armonia del firmamento con la natura”. Da Palazzo Donn’Anna all’isolotto della Gaiola, passando per villa Rosebery e Nisida, come una donna dal temperamento seducente, il territorio posillipino non si rivela senza indugio, al contrario, si spoglia a poco a poco, nel suo estatico splendore ammaliando chi lo esplora.

Posillipo mare
Palazzo Donn’Anna

Cullate dalle onde del golfo di Napoli, innumerevoli leggende tessono le loro tarme attorno ad ogni brandello di questo sublime paradiso terrestre. Dirimpetto al promontorio della collina, sorge superbamente dalle acque Nisida (dal greco Nesis – piccola isola), patria che condanni i suoi abitanti ad una permanente prigionia. Narra il mito che Posillipo, fanciullo dal cuore gentile, si innamorò perdutamente di Nisida, donna dal magnifico aspetto e dal cuore di pietra. Il giovane, scevro di speranza, decise di porre fine alla sua vita, gettandosi in mare. Ma egli non raggiunse il suo intento, trasformandosi nell’incantevole poggio odierno, “dove accorrono le gioconde brigate, in lui dilettandosi” e Nisida si tramutò nella minuscola isola che si staglia di fronte, “destinata ad albergare gli omicidi ed i ladri”. Così eterno il premio, così, eterno il castigo.

Posillipo mare
Nisida

Dalla penna elegante di Matilde Serao nacque la leggenda della barchetta fantasma che vede come protagonisti due giovani amanti: Tecla e Aldo. Tecla, refrattaria all’amore forsennato di suo marito Bruno, si illudeva di poter sfidare persino il demone dell’amore con la sua distaccata imperturbabilità. Ma Cupido non tardò a scoccare frecce avvelenate che avrebbero colpito anche lei, innamoratasi pazzamente di Aldo. I due amanti progettarono di fuggire con l’ausilio di una barchetta che ormeggiava sulla limpide acque posillipine. Ma i due, intenti nella precipitosa fuga, furono travolti da un’altra imbarcazione, guidata da un traghettatore anonimo che dopo assunse le sembianze di Bruno. Leggenda vuole che i due amanti non annegarono immediatamente, ma che per tre volte vennero a galla baciandosi. Ancora oggi nelle terse sere d’estate si contempla una barca che dolcemente naviga, e un’altra che, scontrandosi con essa, la travolge.

Posillipo mare
L’isolotto della Gaiola

Nido di chimerici racconti e di goliardico splendore, delizia per gli occhi umani, Posillipo è il punto massimo di ogni sogno, di ogni poesia.

“Il mare di Posillipo è quello che Dio ha fatto per i poeti, per i sognatori, per gl’innamorati di quell’ideale che informa e trasforma l’esistenza.”

Clara Letizia Riccio

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