Quattro persone sono state arrestate per l’omicidio di Genny Cesarano, il diciassettenne del rione Sanità ucciso dalla camorra il 6 settembre 2015.

Diversi i reati che i quattro uomini arrestati avrebbero commesso e di cui sono accusati: omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, senza dimenticare quello di associazione per delinquere di tipo mafioso.

A portare le indagini a questa fondamentale svolta, non solo il lavoro dei Pm Celeste Carrano, Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock, del procuratore aggiunto Filippo Beatrice e della squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli, ma, soprattutto, la testimonianza del boss pentito, il Capitone Carlo Lo Russo.

È da mesi, ormai, che l’uomo collabora con gli inquirenti e già lo scorso settembre aveva dichiarato che il ragazzo era morto per sbaglio, vittima di una dimostrazione di forza del clan che Lo Russo guidava. Il proiettile che ha colpito Genny, quasi un anno e mezzo fa, infatti, era stato uno dei venti esplosi durante una stesa in piazza San Vincenzo alla Sanità, organizzata dai Capitoni per spaventare i rivali del Rione e per ricordare loro chi comanda nel business della droga a Napoli.

Le stese, infatti, tanto utilizzate dalla camorra napoletana, non hanno mai vittime designate. Vengono affidate alle giovani leve dei clan che, in sella alle moto, vanno per le strade di cui si vuole rivendicare il possesso e sparano all’impazzata, senza mirare in particolare a nessuno. Essendo dimostrazioni di forza, i membri dei clan che mettono in atto le stese solitamente vogliono essere riconosciuti. A questo punto, però, possiamo dire che c’è un’eccezione a questa regola: se ci scappa il morto, se si fa una vittima innocente di camorra, ci si torna a nascondere.

Giustizia è stata fatta

Questo il pensiero del papà di Genny, questa la sua unica dichiarazione dopo la notizia.

Giustizia, però, non solo e non tanto perchè i presunti killer di Genny oggi vengono puniti, ma perchè oggi si dichiara, finalmente senza ombra di dubbio che il giovane è una vittima innocente di camorra.

Sì, purtroppo il dubbio c’era. in realtà la cosa non stupisce più di tanto. La prima cosa che si fa quando qualcuno viene ucciso dalla camorra è andarsi a cercare i suoi precedenti. Non parliamo degli inquirenti, che fanno il loro lavoro e seguono un iter consolidato, ma dell’opinione pubblica.

“Genny Cesarano precedenti” è la terza ricerca più eseguita su Google sull’argomento. Pochi giorni dopo la morte del ragazzo, poi, si diceva che fosse stato ucciso perchè vicino al gruppo degli Ultras che avevano dato vita a degli scontri allo stadio il 30 agosto 2015.

Quello di Genny, ovviamente, non è l’unico caso: per molti Maikol Giuseppe Russo sarebbe stato amico dell’uomo che in realtà volevano ammazzare al posto suo e Annalisa Durante era stata scelta come scudo umano perchè conosciuta da quel camorrista, visto che frequentava un delinquentello del Rione. E questi sono solo alcuni esempi.

Oltre ad essersi rivelate false, di certo queste affermazioni comunque non possono valere come “accuse”: davvero viviamo in una società che fa di un’amicizia o di una parentela giuste cause di morte?

Ora anche Genny si unisce a quel gruppo degli accusati ingiustamente, delle vittime innocenti ferite anche dopo la morte. E finalmente si può parlare di giustizia.

Il memorial per Genny

L’associazione UnPopoloinCammino, intanto, ha organizzato per il 21 e il 22 gennaio un torneo di calcio in memoria di Genny.

L’idea è di dare ai coetanei del ragazzo un’alternativa alla strada, una speranza, impegnandoli nelle ore libere dalla scuola, in attività sportive che insegnino loro la legalità e il vivere insieme.

Il torneo si terrà allo Stadio San Gennaro in vico San Gennaro dei Poveri e sarà aperto anche a squadre di altri quartieri, oltre a quello del Rione Sanità, a cui UnPopoloinCammino si dedica.

Genny
Genny

Desire Rosaria Nacarlo

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