Gaza crisi umanitaria
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Sono passati più cento giorni da quando è iniziata una spietata aggressione dell’esercito Israeliano verso i civili della striscia di Gaza. Un’aggressione che da assedio sta prendendo le sembianze di un genocidio. In questi giorni, nella striscia, si sta assistendo ad una emergenza umanitaria di una portata che questo popolo non vedeva dallo sfortunato 1948, anno della Nakba.

È un’azione atroce quella che lo stato israeliano sta compiendo verso i civili palestinesi dopo che lo scorso 7 ottobre il braccio armato di Hamas, partito politico che governa de facto la striscia dal 2007, è entrato nei territori israeliani al confine sparando su civili israeliani e prendendone alcuni in ostaggio. Ma la portata dell’offensiva israeliana risulta essere molto più pesante di quella che ci si poteva aspettare. All’indomani del 7 ottobre, il governo Israeliano oltre a dichiararsi in guerra ha interrotto la fornitura elettrica nella striscia, lasciando più di due milioni di persone senza corrente e, a poco a poco, ha iniziato a togliere loro anche tutti gli altri beni primari facendo sfociare Gaza in un’emergenza umanitaria.

Una crisi umanitaria senza precedenti

Se nei primi cento giorni di guerra donne, uomini e bambini palestinesi morivano a causa di bombardamenti o uccisi dai colpi dei soldati israeliani, oggi la popolazione di Gaza sta morendo a causa della mancanza di cibo, di acqua e di assistenza sanitaria, oltre che a causa dei continui ed incessanti bombardamenti. Israele, di fatto, ha messo in campo una delle armi più crudeli che si possono usare ed è quella che, fra le tante altre, gli attribuisce il penoso titolo di stato genocida: la fame.

Fonte: Pixabay

Tutti gli aiuti umanitari destinati al territorio palestinese sono entrati, finora, attraversando il valico della città di Rafah, al confine con l’Egitto. Da quando le scorte di viveri e di materiale sanitario presenti nel territorio si sono esaurite quei pochi camion che trasportano aiuti umanitari, appena entrano nella striscia, vengono assaltati e svuotati da persone disperate e affamate.

Il rappresentante dell’OMS per i Territori Palestinesi Occupati, il dottor Rik Peeperkorn, ha dichiarato: «Anche se non ci fosse il cessate il fuoco, ci si aspetterebbe che i corridoi umanitari funzionassero… in modo molto più sostenuto di quanto non stia accadendo ora» – ed ha continuato dicendo che il quantitativo di aiuti umanitari inviati – «È troppo poco. È troppo tardi, soprattutto nel nord». 

Il coordinatore medico di Medici senza Frontiere, Enrico Vallaperta, scrive in una nota: «Manca tutto il resto. Mancano l’acqua, il cibo, le cose essenziali. I prezzi sono alle stelle quindi quelle poche cose che si riescono a trovare sono inaccessibili per la popolazione locale» – e continua – «È crollato tutto il sistema di assistenza primaria. Si muore di diarrea, si muore di una semplice bronchite».

Come aiutare chi si trova nella Striscia di Gaza

Medici Senza Frontiere, che da anni lavora a sostegno di civili fornendo assistenza medica nei territori in difficoltà, si sta occupando in maniera eccellente di raccogliere fondi per fornire il materiale sanitario necessario per curare e salvare i civili della striscia di Gaza. 

Chi ha la fortuna di essere spettatore esterno delle atrocità che lo stato Israeliano sta compiendo ha la possibilità di fare la propria parte per cercare di limitare, per quanto possibile, il dilagare dell’emergenza che sta uccidendo innocenti. Come? aiutando le persone o le associazioni come MSF, che si trovano sul campo e cercano quotidianamente di salvare quante più vite possibili.

Benedetta Gravina

Sono Benedetta, ho 26 anni (ma solo all'anagrafe, nell'animo sono ancora adolescente) e sono laureata in Lingue all'università di Roma "La Sapienza". Amo la musica, la lettura, l'antifascismo, i viaggi organizzati all'ultimo momento ma, prima di tutto, il mare: per me il suono delle onde rappresenta la più bella canzone mai composta.

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