Pensando al Latino-America e alle antiche culture che abitavano (e in parte ancora abitano) il continente prima dell’avvento di Colombo l’immagine che a un cittadino medio europeo balza alla mente è senza dubbio quella di una dei tre grandi imperi precolombiani: Maya, Inca e Azteco.
Già fra questi, tuttavia, esistono differenze considerevoli, considerando che la civiltà Maya è stata la più longeva delle tre, fiorendo già intorno al VII secolo a.C. e arrivando sino alla fine del V secolo d.C.; la civiltà Azteca invece ha avuto una vita certamente più breve, estendendo il suo arco vitale dal XIV fino al XVI secolo; mentre la civiltà Inca ha visto il suo dominio estendersi dal XII al XVII secolo d.C. prevalentemente nella zona andina.
Oltre alle tre grandi civiltà tuttavia il Latino-America ha visto un susseguirsi di etnie e culture molto diverse fra di loro, e che prima di venire accorpate a uno dei tre grandi imperi hanno vissuto periodi floridi sia dal punto di vista politico che economico quanto culturale. Alcune di queste sono la Caral – Supe (3000-1600 a.C.), Tiahuanaco o Tiwanaku (1500-1200 a.C.), Chavín (1000-200 a.C.), e infine, in un elenco che comunque resta non esaustivo, le civiltà Moche o Mochica (300 a.C.- 800 d.C.), Nasca o Nazca (100-650 d.C.) e Paracas (700 a.C.-100 d.C.).
La civiltà Moche o Mochica
Sulla costa settentrionale del Paese, i Moches erano considerati i migliori ceramisti dell’antico Perù. Le loro ceramiche straordinariamente realistiche raffiguravano divinità, uomini, animali, piante e scene di vita quotidiana. In particolare motivo prediletto era quello erotico huacos, che potrebbe essere considerata una versione di kamasutra dell’antico Perù. I Mochica erano anche eccellenti agricoltori e svilupparono ingegnosi canali di irrigazione nel deserto. Le loro più grandi costruzioni furono gli imponenti templi Huaca del Sol e Huaca de la Luna (vicino alla città di Trujillo). I Mochicas sono anche considerati i precursori del surf di ben 3.000 anni (prima degli abitanti delle isole del Sud Pacifico e delle Hawaii), e ancora oggi si possono vedere i pescatori scivolare sulle onde sui loro caballitos de totora (cavalli di canna).
La tecnica di base della ceramica Moche è il calco completo o parziale. La modellazione diretta esisteva, ma era utilizzata come tecnica secondaria. I colori di base di questi vasi sono il bianco crema o il marrone, mentre i motivi sono dipinti in rosso, arancione e, in misura minore, nero. La ceramica Moche è tipica per il suo stile scultoreo con una zucca tubolare arcuata o “gollete estribo”, così come molti ritratti huacos, sebbene questi stili costituiscano solo il 5% della produzione ceramica totale di questa cultura. Gli oggetti più comuni sono brocche, vasi e tazze di forma geometrica, seguiti da rappresentazioni scultoree di teste umane, animali, frutti e situazioni. Colpisce per la sua bellezza la decorazione dipinta del vasellame, molto fine ed elegante, realizzata con grande abilità e con l’orrore del vuoto che finirebbe per portare a un sovraffollamento di figure.
L’arte Moche: i migliori ceramisti del Perù preincaico
Per quanto le sue rappresentazioni possano apparire artistiche e naturali ai nostri occhi, nella maggior parte dei casi erano realizzate sotto lo stretto controllo dei gruppi al potere. I Moche concepirono la loro ceramica scultorea e pittorica come un mezzo di rafforzamento ideologico, attraverso il quale le élite rappresentavano la loro visione del mondo e la diffondevano alle masse, come accadeva anche con i murales Moche con rappresentazioni divine o sacrifici nella Huaca del Sol y de la Luna. La ripetizione di motivi e la scelta di determinati temi suggeriscono che esistevano scuole di ceramisti e che gli artigiani avevano regole imposte dai sistemi religiosi e sociali. Ciò è rafforzato dal fatto che esistono due stili principali nella ceramica Moche, quello della ceramica d’élite e quello della ceramica locale. Nel primo caso, lo stile non varia da località a località, il che conferma che la produzione avveniva in centri speciali sotto un certo tipo di controllo. Nel secondo caso, gli stili variano a seconda delle particolarità di ciascuna località, poiché il controllo di questo tipo di ceramica, più utilitaria e di qualità inferiore, era più permissivo.
Cultura Paracas
Paracas (oggi un’isola nei pressi di Ica) era un’importante civiltà precolombiana dell’Antico Perù, del periodo che si sviluppò nella penisola di Paracas, nella provincia di Pisco, nella regione di Ica, scoperta dall’archeologo peruviano Julio C. Tello nel 1925. Il suo nome deriva dalla parola quechua “paraqa” che significa “vento forte”. I Paracas erano straordinari tessitori, abili nella combinazione di cotone e fibre di camelidi come l’alpaca e la vigogna. I loro tessili combinano una tecnica di tessitura avanzata con una decorazione di grande policromia e bellezza, che li rende pezzi unici al mondo.
Arte tessile della Cultura Paracas
Le tombe rinvenute nel Cerro Colorado (Rilievo Colorato) sono la principale fonte di campioni che ci permettono di avere un’idea dell’arte tessile di Paracas. Sono realizzati in cotone bianco e marrone scuro e lana di camelidi come lama, alpaca e vicuna. Sono stati rinvenuti anche capelli umani utilizzati per completare alcuni tessuti rinvenuti nelle tombe. I colori venivano dati o prima della tessitura usando diverse sostanze colorate sugli stessi fili oppure colorando l’intero tessuto dopo la realizzazione. Per quanto riguarda le figure decorative, queste raffigurano esseri mitici e motivi simbolici, generalmente in forme geometriche rigide, ma tutte realizzate con grande senso artistico. Una figura in particolare si ripete costantemente: il cosiddetto Ser Oculado, raffigurato a corpo intero o solo con la testa. Ha occhi spalancati, una bocca felina e un corpo ricoperto di simboli che a volte si staccano e prendono vita.
Cultura Nazca
I Nazca furono contemporanei e poi superati dalla cultura Paracas e molti siti Nazca sono stati scoperti proprio sotto gli insediamenti Paracas. Dal punto di vista politico, la civiltà Nazca era organizzata come un insieme di capitribù che occasionalmente agivano all’unisono per interessi reciproci, piuttosto che come un’unica unità statale. O, come ha detto M.E. Moseley, “l’individualità, con coerenza culturale, ma senza potere integrato o su larga scala, era il marchio di fabbrica dei Nazca”. A noi occidentali potrebbe risultare facile paragonare, con le dovute e ovvie differenze la civiltà Nazca con quella delle città stato della Grecia antica. Questa interpretazione è rafforzata dall’arte e dall’architettura dei Nazca, che mostrano temi comuni tra gli insediamenti, ma allo stesso tempo c’è una generale mancanza di uniformità nella pianificazione urbana o di prove di centralizzazione. La popolazione massima dei Nazca è stata stimata in 25mila persone, sparse in piccoli villaggi costruiti tipicamente su colline terrazzate vicino a pianure alluvionali irrigate. I principali centri religiosi e urbani sono stati rispettivamente Cahuachi e Ventilla.
Arte Nazca
Senza dubbio chiunque pensi alla civiltà Nazca non può fare a meno di pensare alle immagini dei magnifici geoglifi e linee trasversali realizzati attorno a deserti e colline. Questi disegni stilizzati di animali, piante ed esseri umani o semplici linee che collegavano siti sacri o segni di fonti d’acqua, sono diventati così iconici da diventare fra i simboli più rappresentativi del Perù odierno. Il loro scopo esatto è controverso, ma la teoria più diffusa è che fossero disegnate come un sentiero da percorrere durante i riti religiosi e le processioni; del resto le immagini realizzate come il condor o il serpente sono simboli fondamentali nella ritualità andina che sono stati trasmessi alla cultura quechua (e quindi incaica) prima e ai peruviani di oggi in un secondo momento.
Queste antiche linee sono state realizzate con notevole facilità e rapidità rimuovendo la superficie scura e arrugginita delle rocce, che giacevano strettamente sparse sul pavimento chiaro e colorato della pampa. La maggior parte dei disegni è visibile solo dall’alto, ma alcuni sono stati realizzati su colline e sono visibili da terra.
In questa forma d’arte le linee possono essere singole (diritte o curve) o in gruppi e possono incrociarsi in intricate ragnatele. La larghezza e la lunghezza possono variare; una delle linee rette più lunghe è di ben 20 km e la lunghezza totale complessiva delle linee di Nazca è stata stimata in circa 1300 km. Le linee utilizzate per descrivere una forma specifica sono generalmente composte da un’unica linea continua. I disegni potevano essere forme geometriche o animali come il colibrì, il ragno e persino un’orca. C’erano anche alberi, piante e fiori, oltre a figure umane.
Giuseppe Alessio