È un po’ una Spotlight italiana la nuova inchiesta di Emiliano Fittipaldi, già protagonista di Vatileaks insieme al collega Gianluigi Nuzzi. In Avarizia aveva raccontato decine di scandali legati all’impero finanziario del Vaticano, che di tutta risposta lo ha trascinato in tribunale con l’accusa di aver diffuso documenti riservati. A pochi mesi dall’assoluzione, il giornalista de l’Espresso torna a denunciare i vizi della curia con la pubblicazione di Lussuria. Peccati, scandali e tradimenti di una Chiesa fatta di uomini.

Dalle carte giudiziarie e dai documenti parrocchiali esaminati nell’inchiesta, soltanto in Italia sono 200 i sacerdoti indagati o condannati per crimini sessuali: abusi, violenze su minori, pedofilia, pedopornografia. Lungo tutto lo stivale spuntano nomi, reati, processi e condanne, insieme a molta, moltissima omertà. Per citarne uno; Don Antonello Tropea, beccato in flagrante dentro un’auto con un ragazzo di diciassette anni: venti euro in cambio di una prestazione. L’accusa è quella di prostituzione minorile, ma Tropea continua a esercitare le sue funzioni, evitando «di parlare con i Carabinieri» su consiglio dell’arcivescovo Francesco Milito.

E per chi copre i molestatori? Arrivano anche promozioni importanti: ci sarebbero tre cardinali entrati nel gruppo dei nove alti prelati di papa Francesco dopo aver protetto preti pedofili, altri arrivati ai vertici della piramide ecclesiastica. Tra questi spicca il cardinale australiano George Pell, scelto da Bergoglio per “moralizzare” i sacerdoti che cedono alla lussuria. Una decisione azzardata, considerando che anche su di lui pende un’accusa  di molestie sessuali verso cinque persone, oltre quella di aver coperto gli abusi di altri stupratori. Indifferenza verso le vittime, insabbiamenti, fino al tentativo di corrompere chi voleva denunciare. Chi non ha peccato scagli la prima pietra, come si dice. Intanto, Pell è uno degli uomini più potenti della Curia romana.

Eppure il Vaticano aveva dichiarato una linea intransigente nei confronti degli «Erode che fagocitano l’innocenza dei bambini». A giugno 2016, attraverso il documento Come una madre amorevole, Bergoglio annunciava una nuova procedura per punire i presuli omertosi. Almeno a parole, quindi, la posizione del papa più amato dagli italiani sembra chiara: «i crimini e i peccati degli abusi sessuali sui bambini non devono essere tenuti segreti mai più». Tuttavia, ancora neanche l’ombra di una norma canonica che introduca l’obbligo giuridico per i vescovi di denunciare all’autorità giudiziaria civile i casi di pedofilia.

Poi c’è la commissione per la tutela dei minori voluta da Bergoglio nel 2014. Da allora solo tre le riunioni in sede plenaria e tante le critiche di inefficienza. Peter Saunders, già vittima di abusi e membro della commissione, lo scorso febbraio aveva accusato il pontefice di «non aver fatto nulla per eliminare gli abusi sui minori da parte del clero», ma al contrario di essere anche «lui parte del problema». Nel frattempo Saunders è stato allontanato dal suo ruolo e accusato di aver fornito opinioni del tutto personali. Visti i numeri dell’inchiesta però, l’ex commissario non aveva affatto torto.

I casi rintracciati da Fittipaldi in Lussuria, infatti, sono ben più numerosi di quelli individuati dall’inchiesta del Boston Globe nel 2002. All’epoca, il nome di “Father John Geoghan”, accusato degli abusi di 84 bambini, innescò un domino che colpì una quantità impressionante di sacerdoti-stupratori. Anche Bernard Francis Law, arcivescovo di Boston dal 1984, fu costretto a dimettersi.

In Italia per ora, il vero scandalo è che a scandalizzarsi siano davvero in pochi. Anzi, qualcuno attacca i giornalisti che ficcano il naso dove non dovrebbero. Uno di questi è Giuliano Ferrara che, dopo la pubblicazione di Lussuria, in un editoriale del Foglio, ha scritto: «io quando li penso di carne, i preti, e quando li immagino alle prese con i richiami del mondo, della donna e del fanciullo, nel mondo com’è, io li piango e ho compassione e amore per loro. Perché invece un giornalista […] gli dà la caccia?». Dunque, c’è chi pensa che quella ai preti pedofili sia una sorta di caccia alle streghe, al limite della legittimità.

Abbiamo chiesto a Emiliano Fittipaldi la sua opinione sull’operato di Bergoglio e dell’apparente scarso interesse dell’opinione pubblica davanti al persistere di questi casi.

Cosa pensa delle critiche rivolte a papa Francesco riguardo al persistere dell’impunità dei sacerdoti pedofili?

«Io non credo che Bergoglio sia un ostacolo al cambiamento. Sono un giornalista, però, e bado ai fatti e non alla propaganda: nei primi quattro anni del suo pontificato c’è un enorme spread tra quanto promesso (la politica della zero tolleranza) e quanto fatto in concreto contro il cancro della pedofilia. Non solo le denunce continuano ad arrivare copiose da ogni angolo del mondo, ma le norme vaticane che garantiscono il segreto e processo domestici non sono cambiate. Il Papa si è poi circondato di cardinali che in passato hanno protetto pedofili seriali: non è un bel segnale di cambiamento.»

Le è capitato di ricevere pressioni nel corso della sua ricerca? E dopo la pubblicazione del libro come sembra che stiano reagendo l’opinione pubblica e la Curia romana davanti all’inchiesta?

«No, non ho ricevuto pressioni. Faccio un lavoro sotto traccia, e non credo che il Vaticano sapesse a cosa stavo lavorando prima che uscisse Lussuria. L’opinione pubblica italiana non sta reagendo in alcun modo a quello che ho scritto, né i media danno alcuna importanza alla questione: finora il dibattito aperto dal mio libro è molto più vivace all’estero. Ma non avevo dubbi che sarebbe andata così: il tema è duro e complicato e Bergoglio gode di popolarità, tra i miei colleghi, altissima. La curia, tranne un breve comunicato di Pell e del vescovo di Messina che di fatto hanno dichiarato che il libro è opera del diavolo, non hanno fatto alcun commento pubblico. Né smentito un rigo di quanto scritto.»

Rosa Uliassi

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