Il Presidente francesce Emmanuel Macron presenterà all’Onu un patto mondiale sull’ambiente: dopo gli accordi di Parigi è necessaria una presa di posizione in risposta allo schieramento dell’America di Trump.

Tempo di promesse per il presidente francese Emmanuel Macron: a settembre presenterà all’Assemblea generale dell’Onu un progetto di patto mondiale per l’ambiente, lanciando una sfida chiara agli Stati Uniti di Trump. Accanto al leader francese decine di giuristi internazionali per fornire un quadro giuridico mondiale per la salvaguardia dell’ambiente e la lotta con il riscaldamento globale.

Macron è intervenuto durante un meeting, presieduto da Laurent Fabius presidente del Consiglio Costituzionale, tenutosi alla Sorbona. L’incontro, a cui hanno partecipato giudici, avvocati, associazioni ambientaliste, personalità come l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, il ministro francese alla transizione economica e solidarietà Nicolas Hulot e Arnold Schwarzenegger, presidente di R20Regions for Climate Action, rappresenta un passo in avanti necessario dopo gli Accordi di Parigi siglati nel dicembre del 2015.

Una presa di posizione netta del Governo francese e un chiaro messaggio a Trump che arriva anche attraverso lo slogan pronunciato nei giorni precedenti. Il «Make America great again» trumpiano diventa «Make our planet great again», in un chiaro ribaltamento di prospettiva. Una condanna neppure troppo velata all’uscita degli Usa dagli Accordi di Parigi e all’abbandono prematuro del meeting del G7 sull’ambiente tenutosi a Bologna nelle scorse settimane. Il tutto condito con un video-selfie di Macron e Schwarzenegger, da sempre fermo sostenitore di nuove politiche climatiche e in aperto conflitto con le dichiarazioni del suo Presidente. L’ex governatore della California e il Presidente francese si sono ufficialmente incaricati di proporre all’Onu  un patto mondiale sull’ambiente.

Il video-selfie caricato da Schwharzenegger

La proposta di Macron è composta da 26 articoli già adottati da altre dichiarazioni internazionali, ma, secondo i suoi promotori, questo testo potrà essere impugnato in tribunale contro aziende e Stati. Ovviamente questo comporta una notevole difficoltà nell’adozione, che non sarà sicuramente immediata, ma traccia la strada giusta su cui muoversi: trasformare gli accordi climatici, frammentati in decine di diverse convenzioni, in un accordo unico come i due sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali già adottati dall’Onu nel 1966. 

«Less talk, more action», ha declamato Fabius toccando un tasto dolente. Molte chiacchiere, spesso discordanti. Se Macron ha annunciato 30 milioni di euro per gli scienziati statunitensi in fuga, dall’altro lato ci sono quelli francesi che denunciano carenza di investimenti e finanziamenti. Siamo in una fase nevrotica, dove l’emergenza climatica si è affermata come strumento politico estremamente potente, ma a dispetto dei tempi politici quelli sul clima non possono dilatarsi ulteriormente. Oramai è fondamentale passare dalla manifestazione di una volontà a delle misure tangibili.

Ennesima manifestazione di una volontà, che pare più una mossa politica che altro, sono le dichiarazioni di Nicolas Hulot, Ministro della Transizione ecologica, che ha annunciato per l’autunno una legge che impedirà ogni nuova licenza di esplorazione di idrocarburi, ma non le licenze di sfruttamento e il tutto senza una scadenza. Le lacune degli Accordi di Parigi si stanno allargando e la posizione americana di certo non aiuta. La necessità è quella di agire in modo concreto, diretto e immediato. La sfida di Macron sarà qualcosa di più che una semplice dimostrazione di forza? Ci toccherà aspettare, almeno fino a settembre.

Francesco Spiedo

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