La scorsa settimana abbiamo assistito ad un evento che potrebbe segnare il ritorno sul palcoscenico sportivo internazionale della Corea del Nord, con un comunicato di Kim Jong-un nel quale si evince il bisogno di attenzioni che il dittatore nord-coreano cerca di attirare su di sé e sul suo paese.

Infatti, alle Olimpiadi invernali che si terranno a PyeongChang questo febbraio potrebbe partecipare anche la Corea del Nord, dalla quale proprio Kim Jong-un si esprime con parole decise ma che lasciano trapelare una formalità troppo evidente per l’esuberante ed impaziente dittatore che i media ci hanno fatto conoscere. Come riportato in una dichiarazione ufficiale:

«I Giochi Invernali che si terranno in Corea del Sud saranno una grande opportunità per il Paese. Speriamo sinceramente che siano un successo.Sono pronto a intraprendere diversi passi, compreso l’invio di una delegazione.» 

Apertura totale, dunque, che sottolinea come il lider maximo della Corea del Nord voglia ribaltare le aspettative di chi pensava che ormai, passati otto anni dall’ultima presenza alle Olimpiadi invernali, la via del dialogo fosse ormai una strada troppo difficile da percorrere. Tuttavia, anche nella giornata di ieri una delegazione del partito comunista di Kim Jong-un ha raggiunto il villaggi di Panmunjom, in Corea del Sud, per un meeting fissato con una delegazione del comitato olimpico.

Anche da questo avvenimento, si intravede un lavoro dettagliato, molto frenetico, quasi a sottolineare l’urgenza di mettere in atto l’iter burocratico necessario a “rivalutare” l’immagine di un paese sul quale i riflettori dei media non hanno smesso di far luce da parecchio tempo. La paura del nucleare e gli attriti con il presidente degli Stati Uniti, non ci vuole un bottone grande ma un grande bottone, hanno sicuramente esacerbato la questione, ma la domanda rimane: quanto è importante dunque questa partecipazione ai giochi Olimpici invernali da parte della Corea del Nord? Questo interesse di Kim Jong-un al panorama sportivo può essere letto sotto diverse luci, ciascuna delle quali potrebbe portare a troppe speculazioni inutili.

Basterà, dunque, seguire quella linea di necessità che accomuna gli interessi di paesi così diversi dal punto di vista politico e sociale: il movimento di capitale. Le entrate economiche della Corea del Nord sono state rese difficoltose, risultato di continue sanzioni internazionali imposte dall’ONU come il blocco petrolifero ed un blockade commerciale sull’import-export. Oltretutto, una minaccia di deterrente atomico ed il dichiararsi tecnologicamente avanzati dal punto di vista bellico ha, da una parte, aiutato l’immagine della Corea del Nord sulla bilancia dei poteri asiatici, in altre parole come peso specifico in un eventuale conflitto atomico; e dall’altra parte rinsecchito ancor di più gli argini di quel ruscello che rimaneva.

Possiamo leggere dunque questa strategia mediatica della Corea del Nord e di Kim Jong-un come un bisogno disperato di donare nuova forza ad uno stimolo nazionale che sta man mano decadendo dalle parti di Pyongyang. Il maestro della guerra Sun Tzu dichiarava che un popolo si assoggetta facilmente quando la propria moralità ed il proprio obbiettivo convergono verso una direttrice comune. Rendere quel vettore stabile è compito del generale.

Oltre alle visioni più generali della questione, non è da sottovalutare l’importanza e l’impatto che la partecipazione a queste Olimpiadi invernali avrà sui giovani che saranno chiamati da Kim Jong-un a rappresentare il proprio paese. Giovani che magari non speravano nemmeno più di potersi mettere in competizione in un ambiente sano, agonisticamente competitivo e stimolante come quello delle Olimpiadi invernali. Per cui, ben felici di poter accogliere una nuova bandiera, soprattutto perchè lo sport deve essere coesione, deve garantire l’immagine di equità ed equilibrio, oltre alla stima ed il rispetto per l’avversario. Tutto dipende, dunque, dall’uso che si pensa di fare di una determinata informazione.

Niccolò Inturrisi

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