L’escalation di +Europa con Emma Bonino è stata rapidissima: dal rischio di esclusione è balzata in coalizione con il PD in un arco di tempo tanto breve da lasciare strascichi di dubbi sia nell’elettorato di centrosinistra che in quello di centrodestra.

Gli interrogativi più ricorrenti riguardano sia la “miracolosa” apparizione di Bruno Tabacci che ha evitato alla lista +Europa la possibile nomina di esclusa di lusso, sia l’inaspettato sodalizio tra il bistrattato PD di Renzi e il discusso progetto transnazionale della Bonino. In realtà, a ben guardare, questo puzzle ha tutti i tasselli al posto giusto, vediamo perché.

Bonino e Tabacci: tracce di un’alleanza antica

Bruno Tabacci il centrista cristiano ed Emma Bonino la radicale hanno in effetti una cosa in comune: l’Europa.

A ricordarlo è la stessa Bonino in un’intervista rilasciata a Radio Radicale, dove ha accennato al passato dei Radicali come membri dell’ALDE (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa) presso il Parlamento europeo; ALDE cui aderisce anche il Centro Democratico di Tabacci. Parliamo dunque di due realtà politiche che sono parimenti in antitesi al nazionalismo di ritorno protagonista di questa campagna elettorale e che, malgrado le differenze di vedute su vari temi, trovano nel progetto europeo un punto di incontro.

L’elemento polarizzante della coalizione di centrosinistra non è il PD

Proprio per questo, +Europa è ad oggi l’unica vera alternativa alla coalizione di centrodestra e al camaleontico Movimento 5 Stelle. Sia chiaro, non lo è di certo in “numeri” – come dimostra qualsiasi sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani –, ma lo è come idea, e il peso delle idee non è mai sovrastimato a sufficienza.

Se c’è difatti una cosa che la destra e il M5S hanno ben delineata è l’idea di ciò che vogliono o di ciò che rappresentano – da un lato il “prima gli italiani”, dall’altro il “rottamiamo questo sistema vecchio”.

Diversamente, la sinistra così scissa sembra volere tutto e rappresentare tutti – dagli studenti ai disoccupati, dai licenziati alle donne in carriera, dai rifugiati ai migranti, dagli indebitati ai liberi professionisti –, laddove ciò che manca è proprio l’essenziale, ossia un’idea forte e chiara che abbia la capacità di identificare una direzione netta e opposta alle coalizioni antitetiche.

+Europa è quest’idea e il PD l’ha fatta propria.

Il Partito Democratico orfano di membri ed elettori arranca alla ricerca di una nuova identità, di una veste che lo calzi a pennello e lo renda parte attiva del fervente dibattito politico – un obiettivo non semplice per un partito di sinistra su cui pende l’accusa di aver condotto politiche di destra.

Cerchiamo di immedesimarci nel PD: il nazionalismo non ci appartiene ed è un terreno già coltivato dal centrodestra, le lotte per le rivendicazioni sociali sono strade battute da troppi pretendenti a sinistra e noi abbiamo ormai seminato sfiducia nelle categorie più deboli, l’approccio “anti-” (-sistema, -casta eccetera) è appannaggio dei giovani a 5 Stelle.

Cosa ci resta? Ci resta la via di mezzo, quella un po’ di qua e un po’ di là, quella politicamente corretta che può piacere a chi non simpatizza né a destra né a sinistra e vorrebbe qualcosa di più tranquillo, più moderato.

Restano l’Europa e i diritti civili. Resta +Europa con Emma Bonino.

E non è un rimasuglio da poco, tutt’altro. L’attenzione mediatica nonché il favore popolare di cui hanno goduto iniziative come quelle sul biotestamento, sullo Ius Soli, sulle unioni civili non è da sottovalutare, evidenzia anzi una tensione al positivo della cittadinanza nei riguardi di politiche che riconoscano e tutelino i diritti civili e l’autodeterminazione. A ciò va inoltre accostata l’esistenza di quella fetta di Italia sfavorevole a un’ipotesi di Italexit.

Emma Bonino, che rappresenta questo tipo di tradizione, può trainare con sé tutti coloro che identificano in questa tensione il modo per impedire all’Italia di spalancare le porte a un ritorno al passato, divenendo di fatto l’inaspettata chiave di volta del centrosinistra alle elezioni del 4 marzo.

Ovviamente, si tratta di uno scambio equo. +Europa avrebbe certamente goduto di meno risonanza senza il supporto del centrosinistra di Renzi, probabilmente avrebbe ricoperto il ruolo di una curiosa apparizione che difficilmente avrebbe superato la soglia del 3% per entrare in Parlamento. Inoltre, questo incontro potrebbe smussare, agli occhi degli elettori, i contorni radicali della Bonino, suscitando fiducia anche in coloro che altrimenti non avrebbero mai votato questo tipo di realtà politica – in tal senso, la stessa presenza di Tabacci può rivelarsi un elemento positivo.

A questo punto, il nostro puzzle prende forma e i tasselli non sembrano più tanto incongruenti.

Ma c’è ancora un altro fattore chiave che accomuna +Europa e il Partito Democratico: la verità scomoda. La coalizione di centrosinistra, oltre ad opporsi con diritti e Unione agli avversari politici, è difatti intenzionata a distinguersi anche con “l’atteggiamento” in campagna elettorale, teso a sottolineare quanto le promesse elettorali estreme siano deleterie per il cittadino italiano e quanto invece sia sano – anche se più rischioso – limitarsi a proposte fattibili e oneste.

Si tende così a creare una contrapposizione tra coalizioni e liste che sia tra vero e falso, fattibile e infattibile, civile e incivile, evoluzione e involuzione.
Una contrapposizione che può funzionare, perché un cittadino sfiduciato e allo sbando può in effetti scegliere di affidarsi a chi, dicendo di promettere solo il fattibile pur consapevole di perdere voti, gli appare in tal modo onesto e affidabile.

Siamo dunque in presenza di un jolly giocato al momento opportuno.

Se sia stato programmato o meno, non lo sapremo mai, ma di certo questa alleanza non è frutto di un’apertura al mondo Radicale nella sua totalità – sarà poi il day after tomorrow a fare un po’ di chiarezza.

È molto più probabile che si tratti di un’occasione per entrambe le parti di arrivare all’obiettivo prefissato, che varia dalla maggioranza in Parlamento a dei seggi che permettano di portare all’attenzione politica le tematiche di proprio interesse. A ciò si unisce l’interesse comune di arginare i sentimenti xenofobi e nazionalisti che preoccupano chi ha sempre cercato un dialogo con il panorama internazionale.

Stando ai sondaggi, è difficile che questa inaspettata coalizione di centrosinistra ottenga più seggi del centrodestra e del M5S, ma la virata in direzione +Europa è comunque meritevole di attenzione, perché è civica, inaspettata, definita, e soprattutto sembra paradossalmente accantonare l’idea di attrarre elettori propriamente di sinistra – è un’idea e un’idea trova sempre consensi, come risulta evidente dalla rapida ascesa di un partito neonato e dall’arrancare di un insieme di nomi illustri.

Rosa Ciglio

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