Scampia. Camorra. Riscatto. Abbiamo intervistato Davide Cerullo autore di “Ali bruciate”, “Parole evase” e  “La ciruma dei bambini e la sfida al pirata Ozi”, nonché  padre fondatore de L’albero delle storie.

Appena scesa a Scampia ho trovato alla mia destra un furgoncino che ospitava diversi militari, alla mia sinistra una volante della polizia, di fronte, Davide Cerullo che mi ha portato in un luogo non luogo sito nelle vele: L’albero delle storie. Inizia la nostra intervista seduti dinanzi ad un tavolo strapieno di libri…

davide cerullo

Dalla camorra di Scampia alla scrittura, l’arte e l’impegno civico. Raccontaci la tua storia  

<< Si cade, si viene pescati nella rete della criminalità organizzata perché nei quartieri fragili la camorra tira l’amo. A me mancarono dei fattori fondamentali. Nono di quattordici fratelli, ricevetti il primo “Bravo” dal boss…avevo 10 anni. Quando manca una scuola che ti dà la possibilità di lavorare sull’autostima, a crescere in autonomia, quando manca la famiglia, una famiglia che si occupa e non preoccupa del figlio, quando manca una comunità compatta il terreno diventa fertile.  Ho fatto dei reati e non perché sono nato a Scampia ma perché non mi sono stati dati gli strumenti necessari per potermi difendere.  Le mafie hanno paura della poesia, di chi legge. Io ho vinto la camorra con Pierpaolo Pasolini e tanti altri scritti >> – prosegue Davide: << A 10 anni mi portarono a Cassino da mio padre, in contemporanea mia madre fu arrestata  e io…io a 10 anni sentivo la necessità, il bisogno di prendere il suo posto, di dire al Boss che me ne sarei occupato io. A 14 anni ho iniziato a gestire una piazza di spaccio e guadagnavo novecentomila lire al giorno. A 16 anni mi hanno arrestato per la prima volta, quando i carabinieri arrivarono, io gli chiesi di mettermi le manette come i boss. Uno di loro mi rispose: “ Non te le metto le manette perché tu non sei nessuno”. Quelle parole furono la prima doccia fredda. La camorra era la madre che mi faceva sentire accettato, mi faceva sentire n’omm. Una volta uscito ho ripreso a spacciare, il killer Pasquale Salomone, ammazzato poi durante la faida di Scampia mi sparò alle gambe. Il boss allora mi disse: “Siamo la tua famiglia”. Mi sentivo al sicuro. La camorra riesce a darti come favore ciò che lo stato ti dovrebbe dare come diritto >>.

Raccontaci della tua esperienza in carcere che poi ti ha portato ad essere l’uomo che sei oggi.

<< A 18 anni sono finito di nuovo dentro. Mettevo le mani sulle orecchie per non sentire le urla di chi subiva i soprusi, di chi veniva umiliato e picchiato dalle guardie carcerarie. Un giorno, dopo l’ora d’aria sulla mia branda trovai un vangelo. Mi vergognavo a leggerlo. Negli atti degli apostoli ho letto il mio nome e mi sono sentito per la prima volta speciale. Il vangelo mi ha salvato, riesumato >> .

Gomorra. Oramai la serie televisiva è diventata un vero e proprio fenomeno mediatico. C’è chi la condanna e chi la idolatra. Pensi che propone un’immagine distorta della realtà?

<< Gomorra dà la possibilità di conoscere a quelli che non conoscono il fenomeno camorra. Lo fa con gli indifferenti, con gli omertosi, con chi non vive questa realtà. Gomorra da la possibilità di scoprire il volto infame della criminalità organizzata e Saviano ama troppo Napoli. Il fatto che ne denuncia il male non significa che vuole denigrarla. Lui ci mostra cosa accade e cosa potrebbe accadere. Noi come rispondiamo? Cosa facciamo?  >>

La Giannini e il Miur hanno introdotto un progetto che prevede l’apertura delle scuole anche in estate e nei giorni festivi. Pensi sia un buono strumento per dimezzare il tasso di microcriminalità?

<< Di certo è una cosa buona ma non funziona.  Non funziona perché bisogna intervenire massicciamente e continuativamente. Funzionerebbe nel momento in cui alle spalle ci fosse una famiglia e una comunità >>.

L’albero delle storie è il luogo che ci ha ospitati durante quest’intervista. Come nasce e perché?

<< L’albero delle storie nasce dopo l’esperienza con il CentroInsieme. Rivolto ai bambini dai 0 ai 6 anni accompagnati dalle mamme. Uno spazio trasversale che accoglie madri e figli. Sono tornato da due anni da Modena per fare questo sul mio territorio >>.

Conclude Davide Cerullo: << Il crimine più grande che possa commettere l’umanità e quello di privare un bambino della sua età >>. 

 

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