L’ultima di innumerevoli stragi, questa volta in un College dell’Oregon, ha posto ancor di più all’attenzione dei media mondiali e della politica USA la sempre dibattuta questione della vendita e del possesso facile delle armi in territorio statunitense.

Proprio qualche settimana fa è arrivata la condanna per James Holmes, il killer del cinema di Aurora: condanna all’ergastolo, senza possibilità di riduzioni di pena. Dottorando in Neuroscienze, l’uomo, nel 2012 entrato mascherato ed armato in un cinema per la prima del film Batman The Dark Knight Rises, uccise 12 persone ferendone 70. Respinta dalla giuria la richiesta di pena di morte avanzata dall’accusa, il giudice Carlos Samour jr, ascoltate le testimonianze dei sopravvissuti e quelle dei familiari delle vittime, ha condannato il killer a 12 ergastoli, uno per ogni vittima, e ha escluso ogni possibilità di scarcerazione prima della morte. A queste 12 condanne all’ergastolo si aggiungono 3.318 anni di prigione per gli altri 141 capi di imputazione.

Appare evidente in questo caso, come in altri analoghi, che, nonostante la severità della pena comminata, la forza intimidatrice delle stesse norme incriminatrici e la dibattuta efficacia deterrente di una eventuale condanna a morte non riescano a svolgere una sufficiente ed efficace prevenzione del fenomeno. Ed è proprio per queste ragioni che lo stesso Obama ha da tempo sottolineato la necessità di procedere ad una regolamentazione più stringente della vendita e del possesso di armi. Senza entrare nel merito della pressante influenza operata dalle lobbies delle armi sul tema, le vendita e il possesso delle armi sono regolamentati sulla base di una legge costituzionale o meglio, su prevalente ma non unanime interpretazione del secondo emendamento: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.

Il testo della legge costituzionale è da sempre oggetto di una acceso dibattito sull’interpretazione. Secondo un primo orientamento, il testo di legge si riferisce esclusivamente alle milizie statali (esercito e forze dell’ordine). Per un altro, il principio costituzionale deve essere esteso a tutti i privati cittadini. La seconda interpretazione è quella che si è imposta nel corso degli anni: a questa fanno riferimento la maggior parte delle leggi e dei regolamenti dei singoli Stati e anche le leggi federali sulle armi, che stabiliscono alcuni principi generali comuni per tutti gli Stati stessi. Importanti sono state comunque, nel tempo, le precisazioni della Corte Suprema sul tema. Nel 2008, ad esempio, la Corte ha specificato che: “un individuo può possedere un’arma da fuoco; ma questo diritto si applica solo per motivi di difesa personale.” (District of Columbia v Heller – 2008).

La procedura per ottenere un’arma è simile nelle varie giurisdizioni statali, nonostante le eccezioni siano sempre presenti. In buona parte degli stati americani chiunque abbia più di 21 anni può acquistare una pistola: l’acquirente deve presentare un documento di identità per consentire a chi gli vende l’arma di registrare i suoi dati e associarli a quelli dell’arma. Se un cittadino volesse acquistare più armi in un periodo di tempo inferiore ai cinque giorni, potrà farlo e dovrà essere l’esercente ad inviare una notifica al Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives.

Peculiari sono i casi di Vermont ed Arizona. In Vermont non sono richiesti particolari permessi e non è fatta distinzione tra residenti e non residenti. In Arizona occorre aver compiuto almeno 21 anni e non sono necessari permessi. Anche i minori di diciotto anni che, ad esempio, siano emancipati e si trovino in una proprietà privata possono portare armi. In entrambi gli Stati ci sono comunque limitazioni sulla possibilità di portare armi in scuole ed altri edifici pubblici. Per quanto riguarda ad esempio California e Stato di NY, il permesso viene rilasciato dalle autorità locali (sceriffo o polizia) a loro completa discrezione, in base sia determinati criteri previsti (Età minima di 21 anni, residenza nello Stato, impronte digitali, posizione tributaria in regola, partecipazione a corsi specifici che preparano all’uso delle armi, controlli dell’autorità giudiziaria) ma anche sulla base della motivazione fornita dal richiedente.

Le varie contee della California hanno approcci differenti.

In alcune di esse i permessi possono essere rilasciati per difesa personale, quindi quasi a tutti i richiedenti. A San Francisco e Los Angeles, i permessi non vengono rilasciati ai cittadini comuni, ma solo ai membri della polizia o a chi svolga professioni analoghe. I vari Stati hanno il potere di decidere se è necessario avere un permesso per trasportare armi sul proprio territorio e stabilire limitazioni ed esclusioni nel riconoscimento dei permessi degli altri Stati. La Florida, ad esempio, riconosce i residenti autorizzati di alcuni stati – tra cui quelli della Georgia, ma non quelli di New York o California.

Dal 1968 sulla base del Gun Control Act chi ha particolari precedenti penali ha più difficoltà a entrare legalmente in possesso di armi. I colpevoli di reati, i latitanti, gli immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive e chi non è cittadino statunitense non possono acquistare o possedere un’arma. Altre limitazioni sono previste per chi fa uso di particolari medicinali o di sostanze stupefacenti.

Tracciato a larghissime linee il quadro normativo, i numeri e la statistica riescono a far ben comprendere la vastità del problema. Le armi in circolazione, detenute legalmente e illegalmente, vanno dai 270 ai 310 milioni. Nel 2013, secondo statistiche ufficiali, in Usa sono morte 33.636 persone a causa delle armi da fuoco. Tra i singoli stati la bandiera nera va all’Alaska, con 19,6 morti ogni 100 mila persone, seguita da Louisiana con 19,1 vittime e Mississippi, con 17,7 morti. Dal 1982 al maggio dello scorso anno, negli Usa si sono verificati almeno 61 omicidi di massa con armi da fuoco (nella maggior parte dei casi possedute legalmente) in ben 30 Stati.

Secondo un sondaggio del Pew Research Center, poi, nel 2014 la media nazionale delle famiglie con almeno una pistola in casa ha raggiunto il 31%: se si analizzano nel dettaglio le diverse aree geografiche del Paese, la media è più bassa nel nord-est, con il 27%, seguito dalla zona occidentale con il 34%, il mid-west con il 35%, mentre la percentuale più alta è registrata al sud, con il 38%. Si ritiene che, anche sulla spinta dei fatti recenti, sia giunto il momento per Obama di realizzare, sul tema, una delle promesse elettorali del 2008: introdurre un più rigoroso controllo sulla vendita e sul possesso delle armi negli Usa, considerato anche che, negli anni successivi alla sua elezione, il Brady Center to prevent gun violence stilò un rapporto in cui dimostrava come nessuna delle sue promesse fosse stata mantenuta: mettere al bando le armi d’assalto, aumentare le procedure di controllo, intensificare i controlli da parte dell’Fbi sui possessori d’armi, limitare se non addirittura impedire le fiere d’esposizione delle armi.

Gennaro Dezio

Fonte immagine in evidenza: www.lastampa.it

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