Referendum Cannabis
Fonte: www.referendumcannabis.it

Dopo aver depositato la richiesta in Cassazione, l’11 settembre è partita la raccolta firme sul sito www.referendumcannabis.it (la prima esclusivamente online nella storia) per promuovere, tramite un referendum abrogativo, la depenalizzazione di alcune condotte relative all’utilizzo e alla coltivazione della cannabis. La proposta ha fin da subito trovato terreno fertile all’interno dell’opinione pubblica, dei partiti e del mondo legato all’associazionismo: ai promotori iniziali quali Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione e Antigone si sono immediatamente aggiunti esponenti di spicco della società civile come Roberto Saviano ed entità partitiche e movimentiste come +Europa, Possibile, Potere al Popolo, Radicali Italiani e Sinistra Italiana. L’obiettivo delle 500mila firme necessarie per istituire il referendum che sembrava essere un traguardo inizialmente irraggiungibile, vista la scadenza ormai prossima del 30 settembre, si è rivelato invece essere una meta più che raggiungibile grazie alle oltre 330mila firme raccolte in 72 ore.

Il quesito referendario

Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990, è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe.

In primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza intervenendo sulla disposizione di cui all’art. 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all’art. 74, intervenendo sul 73, comma 4

Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull’art. 75, comma 1, lettera a.

Tutte le altre sanzioni resteranno però in vigore. Nel dettaglio parliamo di sospensione o ritiro di: passaporto, porto d’armi, permesso di soggiorno per extracomunitari o per turisti per un periodo che va da uno a tre mesi oltre alle sanzioni economiche derivanti dal possesso.

Perché non vengono rimosse tutte le sanzioni?

La Corte Costituzionale non permette ai referendum di abrogare leggi derivanti da accordi internazionali. Le norme sul consumo di sostanze stupefacenti derivano, per l’appunto, dalle Convenzioni del 1961, 1971, 1988: promuovere la rimozione di tutte le sanzioni comporterebbe pertanto un annullamento del referendum sulla Cannabis.

Come si firma?

La piattaforma consente di firmare digitalmente il quesito referendario tramite pochi semplici passaggi. Una volta indicati il proprio indirizzo email e il comune di residenza, la persona che vuole sottoscrivere il quesito referendario riceve un messaggio per la conferma della sua email. Nella mail di conferma è possibile selezionare una delle opzioni per firmare. Le modalità disponibili sono: SPID, Firma digitale, servizio TrustPro QTSP.

Referendum Cannabis: «Stiamo facendo la storia!»

«Stiamo facendo la storia! – ha scritto nella giornata di ieri sui suoi canali social Riccardo Magi, esponente di +Europa e uno dei più attivi sostenitori della campagna – Questo è un fatto politico, in 48 ore hanno firmato il #ReferendumCannabis oltre 220.000 persone. È come se ci fosse una grande attesa per questa possibilità di discuterne, di cambiare, di legalizzare! È commovente».

Il referendum sulla Cannabis non è dunque un via libera al consumo di cannabis ma, invece, serve innanzitutto a depenalizzare il consumo di cannabis, ma anche a sensibilizzare le istituzioni riguardo quella che è una tematica sempre più sentita dalla popolazione. L’obiettivo futuro, infatti, è quello di arrivare alla liberalizzazione della cannabis al fine di garantire un consumo più sicuro e controllato, la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro, una enorme riduzione dei processi civili e penali, e ad una concreta lotta alle mafie, togliendole una fetta importante di introiti. 

Nicolò Di Luccio

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