Si conclude la quinta giornata del Giffoni Film Festival. Gradito ospite italiano della giornata, l’attore, regista e sceneggiatore, Claudio Amendola.

Per la prima volta al Giffoni Film Festival, Claudio Amendola ha colto l’occasione per presentare oggi “Il Permesso – 48 Ore Fuori“, film che ha scritto, diretto ed interpretato insieme a Luca Argentero, in cui viene trattato il tema della libertà che pende sulla testa di quattro detenuti.

Fin da subito l’attore è rimasto stupito dalla preparazione dei giovani giurati presenti alla Masterclass. Stupisce come questi giovani siano attenti ai minimi dettagli, a fronte di un mondo adulto che non ne scorge l’essenza. E’ il caso del giovane che questa mattina ha chiesto se ci fosse una correlazione tra la maschera che appare nella prima scena e la canzone che le fa da sottofondo, che parla proprio di una evoluzione della persona, fino a mettere da parte ciascun tipo di maschera. Qualche giornalista, invece, ha preferito chiedere quale fosse il suo giudizio su Totti.

In conferenza stampa Claudio ha sfoggiato la disinvoltura a cui siamo abituati, la simpatia e la schiettezza che hanno reso celebre il personaggio di Giulio Cesaroni, nell’omonima serie tv in onda su canale 5 dal 2006 al 2014. Con gli occhi lucidi ha ricordato come quella serie abbia fatto emergere i talenti di Alessandra Mastronardi e Federico Russo.

Amendola riconosce che il mercato del cinema è in sofferenza, tuttavia suggerisce di rincorrere gli spettatori, di ampliare la portata del fenomeno del cinema da casa, perché i mezzi di comunicazione sono in continua evoluzione e non si può aspettare che il buon cinema ne sia danneggiato, anzi deve provare a trarne un vantaggio. Non crede che le serie tv influenzino gli atteggiamenti e l’educazione dei giovani. Ammette di aver visto Scarface ma di non aver mai sentito il bisogno di uccidere qualcuno con la sega elettrica. “Il cinema è fatto di queste cose qua” – dice – “Mi sembra sempre un po’ una scusa per dare altre motivazioni ad un disagio, ad una violenza crescente, ma non imputabile ad una serie televisiva”. Poi ironizza: “Dovremmo essere tutti come ‘Un medico in famiglia’, invece a casa ci si manda a cagare ogni due e tre”.

Nel 2015 si cala nei panni di Sergio nel film “Noi e La Giulia”. Quest’interpretazione le vale una candidatura al David di Donatello come miglior attore non protagonista. Se fosse possibile tracciare un fil rouge tra la sua vita e ciò che rappresenta quel personaggio, come lo definirebbe? Nostalgia per il passato o speranza per il futuro?
Amendola: “Candidato sì, poi ho vinto un Nastro d’Argento. Che posso dire, tutte e due. Una grande nostalgia per il passato, però anche una grande speranza per il futuro.. Ma perché sono un inguaribile ottimista”.

Forse accetterà la sua prima parte in teatro. Al momento è alle prese con la stesura di un nuovo soggetto.

Sara C. Santoriello

Marco Giallini, showman dell’ordinarietà.

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