13 ragioni per guardare la quarta stagione di 13 reasons why
Fonte: The Buzz Paper

Era il 2017 quando la prima stagione di 13 Reasons Why, ai più nota come 13, debuttò su Netflix, trasformandosi rapidamente da semplice teen drama in caso mediatico di ampia portata. Tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher, la serie ha fatto scalpore per aver affrontato il tema del bullismo senza retorica ma anzi prendendo in prestito lo sguardo e le parole degli adolescenti che animano questo fenomeno.

Ci siamo avvicinati a questa serie con la curiosità di chi si approccia a guardare un giallo, ma non avremo mai immaginato di rimanere così profondamente colpiti, a tratti turbati, dalla tanto triste quanto emblematica storia di Hannah Baker e dei suoi compagni di scuola.

Abbiamo apprezzato molto la prima stagione di 13 con la sua impostazione narrativa così originale e coinvolgente. Ci siamo affezionati ai personaggi – a quelli positivi, si intende – e abbiamo sperato che Hannah non arrivasse a commettere quel gesto così estremo e doloroso che ha dato origine a tutti gli episodi che sono raccontati nella serie.

Abbiamo praticamente divorato la seconda e la terza stagione con la fame di chi spera che venga fatta giustizia e vuole andare fino in fondo alla vicenda per capire: sarà individuato un colpevole per la morte di Hannah? Clay riuscirà a far emergere tutta la verità e a vincere la battaglia contro il bullismo di cui è ormai diventato portavoce? Chi ha ucciso Bryce Walker?

Nel dipanarsi della trama tra episodi mozzafiato ed altri un po’ deludenti, mentre le personalità dei protagonisti della serie iniziavano a definirsi in maniera sempre più chiara e i misteri si andavano pian piano svelando, 13 sembrava giunta ad un naturale epilogo (giusto? non sta a noi dirlo) con la fine della terza stagione. Ma, come purtroppo capita spesso con le serie di successo, 13 reasons why è diventata una “vacca da mungere” per Netflix, che ne ha prodotto una quarta e ultima stagione.

Non proveremo a negarlo: la quarta stagione di 13 non era necessaria ai fini della narrazione e per questo si mostra alquanto lacunosa dal punto di vista dell’originalità e della coerenza con le stagioni precedenti.

Nonostante questo, possiamo assicurare che esistono almeno 13 buone ragioni per cui bisognerebbe andare fino in fondo e guardare l’ultimo capitolo della saga dei ragazzi della Liberty High. 

  1. Il cerchio si chiude. In molti non condivideranno il nostro punto di vista, ma siamo una redazione che non lascia incompiuta una serie, almeno non una di quelle che ci ha catturati ed emozionati durante le prime stagioni. Quindi, il primo buon motivo per guardare l’ultima stagione di 13 è semplicemente questo: capire cos’altro hanno da raccontare i tormentati ragazzi della Liberty High.
  2. Il personaggio di Ani. Come ogni nuovo personaggio che arriva a mettere in discussione gli schemi delle stagioni precedenti, Ani non è stata poi così apprezzata dai fan della serie nel corso della terza stagione. Nel difficile ruolo di sostituta di Hannah come voce narrante di 13, Ani non aveva convinto per il suo carattere sospettoso e a tratti invadente e per l’ambiguità dei rapporti instaurati con Clay e con Bryce. Forse consci di questa opportunità mancata, nel corso della quarta stagione gli sceneggiatori hanno attribuito un ruolo decisamente più significativo a questo personaggio, trasformandola da eterno termine di paragone grazie al quale permettere ai personaggi più amati di eccellere a personaggio a tutto tondo con caratteristiche personali ben definite.
  3. Il percorso di Alex. Il personaggio di Alex, per quanto complesso ed affascinante, è rimasto piuttosto misterioso e poco esplorato sino alla terza stagione di 13. Durante la quarta stagione, invece, Alex definisce la propria identità, mettendo anche in discussione la propria sessualità.
  4. L’evoluzione dei personaggi negativi. Se è vero che non bisogna giudicare un libro dalla copertina, probabilmente è vero anche che non si può etichettare un personaggio negativo come tale almeno finché una serie non si è conclusa. 13 reasons why trasmette anche questo, tra gli altri insegnamenti, mostrando nel corso della quarta stagione come prima di morire Bryce e Montgomery fossero pronti ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e avessero deciso di intraprendere un percorso di cambiamento e di maturazione.
  5. L’omaggio ad Hannah Baker. Anche se la trama delle stagioni successive alla prima si è evoluta e rivoluzionata al punto da far quasi dimenticare di quella Hannah Baker che pure ha dato origine alle vicende di 13, non sarà sembrato possibile agli sceneggiatori mettere un punto alla serie senza fare un omaggio alla sua protagonista indiscussa. Per questo, nell’episodio finale della stagione incontriamo di nuovo Hannah sotto forma di delirio prodotto dalla mente di Clay.
  6. L’esplorazione della psiche di Clay. Portavoce della verità di Hannah ed eroe indiscusso delle prime tre stagioni di 13, il personaggio di Clay vive un prevedibile crollo psico-fisico nel corso dell’ultima stagione della serie. Nell’ultima stagione, grazie al supporto di un quanto mai necessario psicoterapeuta, entriamo finalmente nella mente di questo tormentato ragazzo e arriviamo a comprendere meglio i perché alla base di tutte le imprese epiche che lo hanno visto protagonista nelle stagioni precedenti.
  7. Il cast. Nell’ultima stagione della serie, il cast di 13 Reasons Why si conferma vincente. Combinazione equilibrata tra giovani talenti emergenti e veterani dello schermo, al cast di 13 va attribuito il merito di aver animato così efficacemente questa denuncia corale contro il bullismo, immedesimandosi perfettamente nelle problematiche purtroppo vissute da molti adolescenti al giorno d’oggi. 
  8. L’interpretazione di Dylan Minnette. Dylan Minnette ha minuziosamente portato in vita ogni aspetto interiore del travagliato Clay Jensen nelle prime tre stagioni di 13, ma nella quarta la sua interpretazione raggiunge forse il punto più alto. Il giovane attore riesce benissimo nel non facile compito di trasmettere al pubblico le sensazioni e le difficoltà – sociali oltre che fisiche – associate ad una situazione di ansia e di depressione. 
  9. La critica sociale. Come nelle stagioni precedenti, anche nella quarta 13 reasons why conserva il carattere di denuncia sociale che ha reso questa serie così popolare. Guardare questa serie significa mantenere alta l’attenzione su temi molto delicati e di cui si parla ancora troppo poco, soprattutto in maniera così cruda e immediata.
  10. L’unità del gruppo. Se siamo stati abituati a vedere i personaggi di 13 puntare il dito gli uni contro gli altri nel corso delle prime tre stagioni della serie, nel corso del capitolo finale della serie vediamo finalmente il gruppo compattarsi ed agire come un organismo unico ed unito che dà forza e sostegno ai suoi singoli componenti.
  11. La speranza di un risvolto positivo (finalmente!). La quarta stagione di 13 resta coerente al mood drammatico-investigativo che caratterizza la serie sin dal principio. Tuttavia, l’ultimo episodio di quest’ultima stagione sembra aprire alla speranza di un futuro migliore per i protagonisti della serie, accennando all’inizio di un nuovo capitolo delle loro vite che non rientrerà nella cornice drammatica di questa serie tv.
  12. Il rapporto tra Clay e Justin. Nel corso delle diverse stagioni di 13, il rapporto tra Clay e Justin ha emozionato e commosso per le inaspettate evoluzioni che hanno visto i due ragazzi, inizialmente antagonisti, diventare alleati, amici e infine persino fratelli. Neanche la quarta stagione delude da questo punto di vista, mostrandoci Clay e Justin in una veste ancora diversa, se possibile più umana e coinvolgente.
  13. La cerimonia del diploma. In questa lista di buone ragioni per guardare l’ultima stagione di 13 non potevamo non citare i discorsi di Jessica e di Clay durante la cerimonia del diploma. Commoventi, densi di significato e a tratti divertenti, i due discorsi ripercorrono le difficoltà e le drammatiche vicende che i ragazzi hanno vissuto durante gli anni del liceo e valorizzano gli insegnamenti che Clay, Jessica, tutti i diplomandi e soprattutto chi guarda la serie dovranno sempre tenere a mente per il futuro che li aspetta: amare è incredibilmente più difficile che odiare, ma è l’unica cosa che conta davvero nel corso di una vita che varrà sempre la pena vivere, anche nei momenti più bui

Roberta Cammarota

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