Il blocco di Israele su Gaza
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Le condizioni a Gaza dopo il blocco di Israele sono catastrofiche: è stata chiusa l’unica centrale elettrica, c’è una significativa carenza di acqua potabile e di cibo, migliaia di palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni al nord della Striscia di Gaza dopo l’ultimatum israeliano.

Molte famiglie sono ora concentrate in una parte più piccola di Gaza e questa ha come conseguenza un sovraffollamento difficile da gestire, condizioni rese ancora più complesse da una situazione sanitaria allo stremo e dal mancato accesso ad acqua potabile e cibo.

Il Ministero della Sanità palestinese ha riferito che dall’inizio del conflitto 2.450 civili palestinesi sono stati uccisi, più di 10.000 sono stati feriti. Negli ultimi giorni il numero delle vittime ha superato il numero dell’intero conflitto Hamas – Israele del 2014, conflitto durato 51 giorni. Il 60% delle vittime sono donne e bambini.

Il sistema sanitario è ormai al collasso: gli ospedali sono in difficoltà. Sono stati lanciati appelli urgenti per consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, poiché le scorte di acqua potabile, medicinali e cibo si stanno esaurendo. Diverse agenzie della Nazioni Unite, tra cui il Programma alimentare mondiale (PAM), hanno lanciato l’allarme perché c’è una enorme ed estrema necessità di aiuti umanitari; il PAM ha avvisato che le scorte di riserva all’interno di Gaza stanno per finire e ha sottolineato che c’è necessità urgente di rifornimento di cibo.

Israele il 15 ottobre, attraverso un funzionario governativo, ha annunciato di avere almeno ripristinato l’approvvigionamento idrico della Striscia di Gaza, ma resta il blocco totale delle forniture elettriche e di carburante.

Gli attacchi aerei sono iniziati dopo l’offensiva del 7 ottobre da parte di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi, offensiva che ha causato la morte di più di 1.200 civili israeliani e il ferimento di oltre 2.700 persone.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato: «Le autorità israeliane devono immediatamente ripristinare l’approvvigionamento elettrico a Gaza e sospendere tutte le restrizioni introdotte su ordine del ministro della Difesa il 9 ottobre nonché revocare il blocco illegale, che dura da 16 anni, contro la Striscia di Gaza. La punizione collettiva inflitta alla popolazione civile di Gaza costituisce un crimine di guerra ed è crudele e disumana. Come potenza occupante, Israele ha un chiaro obbligo, secondo il diritto internazionale, ovvero di garantire che siano soddisfatte le necessità basilari della popolazione civile di Gaza».

Questo blackout nella Striscia di Gaza sta peggiorando la situazione umanitaria già estremamente labile, poiché sta complicando le comunicazioni e l’accesso a internet; sta provocando una crisi sanitaria di enorme portata: gli ospedali non possono utilizzare le attrezzature mediche e questo ovviamente mette a rischio la vita di tutti i pazienti ospedalieri, compresi i pazienti con malattie croniche e quelli in terapia intensiva, tra cui i neonati nelle incubatrici. Le autorità israeliane stanno di fatto punendo la popolazione civile di Gaza per le azioni che sono state commesse dai gruppi armati. I civili palestinesi non sono in alcun modo responsabili degli attacchi subiti da Israele: Israele sta violando il diritto internazionale umanitario. Le autorità israeliane non dovrebbero compiere attacchi illegali che provocano morti e feriti tra la popolazione civile, evitando al contempo di fomentare e incitare violenza contro i palestinesi – soprattutto nella Cisgiordania occupata – e garantendo la sicurezza di tutta la popolazione che vive sotto il controllo israeliano.

Amnesty International sta chiedendo a Israele di istituire corridoi umanitari affinché possano arrivare aiuti a Gaza e dare la possibilità di fuggire alla popolazione e sollecitando Israele e i gruppi armati palestinesi ad adottare ogni precauzione utile e necessaria per evitare che la popolazione civile continui a essere coinvolta nei combattimenti, in linea con gli obblighi che derivano dal diritto internazionale umanitario.

Israele intanto è stato condannato dalle associazioni internazionali per i diritti umani per aver ordinato l’evacuazione di 22 ospedali di Gaza: tutto ciò è stato definito dall’OMS una condanna per i malati e per i feriti.

Dopo 16 anni di blocco militare sulla Striscia di Gaza, l’assedio da parte di Israele va intenzionalmente a impedire l’utilizzo di beni salvavita e Medici Senza Frontiere ha denunciato l’attacco indiscriminato sotto forma di assedio totale: milioni di uomini, donne e bambini stanno vivendo sotto i bombardamenti e sotto la minaccia di una battaglia via terra. Massacrare civili è un crimine di guerra. Israele sta commettendo atti vietati dallo Statuto della Corte penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid: un sistematico e massiccio attacco contro la popolazione, al fine di mantenere in vigore un sistema di oppressione e di dominazione sui palestinesi che costituisce il crimine contro l’umanità di apartheid.

Valentina Cimino

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