Dagli ultimi dati divulgati dal Centro Nazionale delle Ricerche è emerso che le temperature superficiali stanno subendo un aumento tale da causare la desertificazione di circa un quinto del territorio italiano.

Gli studi si sono svolti tramite un innovativo sistema semi-automatico che raccoglie, organizza e memorizza le informazioni  necessarie per l’identificazione delle polveri di origine sahariana, creando un database degli eventi sahariani e quantificandone gli effetti sui livelli di PM10.

Mauro Centritto, direttore dell’istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del CNR ha rivelato presso il Padiglione Italia di Expo 2015 che il 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova al Sud, è a rischio inaridimento. Stando alla ricerca del CNR, le aree maggiormente in pericolo sono Sicilia (70% di aree affette), Puglia (57%), Molise (58%), Basilicata (55%), Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania con una percentuale di territorio a rischio desertificazione compresa tra il 30% e il 50%.

Centritto ha spiegato ai microfoni i motivi di questo allarmante cambiamento climatico: “Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l’unione di questi due fattori genererà forte aridità“.

Il ricercatore ha poi aggiunto che non è solo una questione legata a un forte aumento della temperatura, ma anche a una cattiva gestione del territorio, illustrandone le conseguenze “Paradossalmente, mentre per mitigare i cambiamenti climatici sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio. Le conseguenze di quest’inadeguata gestione sono sintetizzate nella espressione inglese Dust bowlification, da dust, polvere, e bowl, conca. È un concetto differente dalla desertificazione, giacché anche i più estremi deserti sono comunque degli ecosistemi (le aree aride includono il 20% dei centri di biodiversità e il 30% dell’avifauna endemica), mentre le conche di polvere sono un punto di non ritorno.”

La desertificazione non riguarda, quindi, soltanto le aree torride dell’Africa. Il problema è reale e ci tocca anche da vicino. L’appello del CNR va al Governo affinché si mobiliti con maggiori politiche energetiche e ambientali. Senza reali cambi di marcia, il rischio diventerà un danno irreversibile.

Vincenzo Nicoletti

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