Primo Maggio, festa del lavoro sottratta ormai ad ogni significato concreto e svilito al ruolo di semplice icona sul calendario. Mentre da anni intere generazioni versano nel dramma del precariato, della disoccupazione e della completa mancanza di prospettive future, il lavoro, come diritto sancito dalla Costituzione, diventa sempre più un privilegio e motivo di svalutazione di diritti e dignità umana.

La mercificazione dei lavoratori si palesa nelle tragedie che passano sotto gli occhi di tutti nell’indifferenza generale, come lo sfruttamento degli operai che preparano i mondiali di calcio del 2022 in Qatar, costretti a sottostare a condizioni disumane e spesso vittime della fatica, degli sforzi e del caldo. Una linea intrisa di sangue che ci ricollega ad altri eventi simili della nostra storia, quali ad esempio la tragedia alla Flobert di Sant’Anastasia, di cui ad aprile sono ricorsi i quarant’anni, oppure alla ThyssenKrupp. Le “morti bianche” sono il risultato di decenni di svalutazione e deprezzamento della vita umana, nonché di politiche scellerate il cui unico orientamento è stato il profitto economico, in spregio di ogni logica e rispetto.

Anche per questo, nel nostro territorio che in tale contesto si inserisce nella piaga della desertificazione industriale, già dagli anni ’70 e fino ai giorni nostri, sentiamo il dovere di accompagnare al doveroso ricordo un forte messaggio di riscossa sociale e riscoperta, anzitutto, del valore del lavoro inteso come sorgente di vita, e non causa di morte; in secondo luogo, impedire che sul lavoro si speculi per interessi politici e nient’altro, riproponendo sterili soluzioni ad ogni tornata elettorale che restano poi vuote promesse.

Ribadiamo con ferma convinzione che l’operato delle amministrazioni, delle sigle sindacali, del mondo associativo e della cittadinanza in generale debba essere volto al recupero di una dimensione concreta e fattiva di cooperazione attraverso poche e mirate battaglie da combattere sul territorio, per il ripristino delle condizioni di legalità, vivibilità e rispetto per l’ambiente, per il recupero di un minimo di quell’identità smarrita nel tempo in favore di un’alienazione progressiva dai diritti e dalla dignità umana.

Club Berlinguer di Casoria  

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