Secondo i recenti dati pubblicati dall’Osservatorio di Mauna Loa delle Hawaii la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe subito incrementi record nel corso degli ultimi mesi. Dall’ultima rilevazione effettuata il giorno 26 aprile la soglia di CO2 nell’aria era di 412 ppm, 12 in più rispetto al precedente record registratosi a settembre 2016.

La concentrazione di anidride carbonica così elevata è la causa principale dei global warming e del resto dei cambiamenti climatici in atto. Lo scorso anno, stando alle rilevazioni Nasa e Noaa, è stato il più caldo della storia con un aumento medio di temperatura di circa 3 gradi a fronte dei 2 prospettati dall’IPCC durante le COP21 di Parigi. Gli obiettivi previsti dai Governi mondiali appaiono, quindi, molto lontani.

I principali fattori di inquimento sono i veicoli a motore, le industrie e soprattutto le centrali elettriche a carbone che nonostante le politiche messe in atto dall’Unione Europea per scongiurare il pericolo dei cambiamenti climatici sono ancora diffussisime nel Vecchio Continente. Da uno studio congiunto di WWF, CAN, HEAL, EEB e Climate Alliance Germany dal titolo ”Europe’s dirty 30” è emerso un quadro a dir poco sconcertante. Tra i paesi con il maggior numero di centrali a combustibili fossili spiccano la Germania e il Regno Unito (9 centrali), la Polonia (4), Italia e Grecia (2), Estonia, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo (1).

I tedeschi e gli inglesi  sono sul podio anche nella classifica relativa al record di emissioni di CO2 stilata dalla Banca Mondiale nel 2011. Al primo posto troviamo la Russia con 1808073 kt seguita da  Germania (729458 kt),  Regno Unito (448236 kt), Italia (397994 kt), Francia (338805 kt), Polonia (317287 kt), Ucraina (286228 kt), Spagna (270676 kt), Paesi Bassi (168007 kt) e Repubblica Ceca (109486 kt).

Stando a questi numeri l’impegno preso a marzo dall’Unione Europea di ridurre del 40% i gas serra entro il 2020 appare una chimera. La Germania, tra le maggiori promotrici di politche green, è il paese che si trova in maggiore difficoltà e raggiungere il target è più duro del previsto. Ad oggi il taglio delle emissioni di CO2 è stato pari al 27, 6%  e, pertanto, restano ancora 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’aria da eliminare in meno di tre anni.

Nonostante i progressi nel campo delle rinnovabili che coprono circa il 30% del fabbisogno di energia totale del Paese  la Germania è il paese che utilizza più carbone per produrre elettricità in tutta l’Unione Europea.  Le centrali a combustibili fossili forniscono alla Repubblica federale tedesca circa il 40% dell’elettricità nazionale. Come se non bastasse il traffico e i trasporti su gomma sono aumentati in maniera esponenziale producendo rispettivamente  2 milioni di tonnellate di CO2 e 5,4 milioni di tonnellate di CO2 in più rispetto agli anni Novanta.

Il carbone e la lignite sono tra le principali cause di problemi respiratori e cancro. Livelli di utilizzo così alti possono compromettere la salute dei cittadini tedeschi. Ad oggi il Governo presieduto da Angela Merkel ha sì ridotto il numero di centrali a carbone, ma non ha provveduto a depotenziare e ridurre quelle ancora attive.

Per risolvere il problema inquinamento sarebbe opportune maggiori misure tra cui investire ancor di più nel settore rinnovabili, chiudere la quasi totalità delle centrali a combustibile fossile e bloccare gli investimenti pubblici nel campo. Per raggiungere l’ambizioso target imposto dal Pacchetto Clima Energia la strada è ancora lunga: le centrali a carbone dovrebbero fornire solo il 4% dell’energia elettrica anziché il 40%. Cari tedeschi, le direttive europee in materia ambientale vanno applicate e non solo proproste. Con la salute non si scherza!

Vincenzo Nicoletti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.