Lettera a un bambino mai nato Fallaci
Fonte: https://www.donnaglamour.it/chi-e-oriana-fallaci/curiosita/

Il libro “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci è un evidente simbolo della letteratura contemporanea che porta con sé una miriade di segni importanti relativamente a una tematica di spessore assolutamente attuale: l’aborto. L’autrice, oltre a essere una scrittrice di straordinario talento, ha da sempre portato in alto l’orgoglio giornalistico italiano attraverso la sua partecipazione attiva a eventi di grande rilevanza nonché tramite il suo attivismo impegnato in molteplici campi, da quello politico a quello del femminismo. Le lotte di Oriana Fallaci hanno avuto un riflesso molto importante nei suoi libri, come in “Lettera a un bambino mai nato“, ed hanno sempre connotato il suo personaggio e la sua figura di giornalista attenta ai fenomeni contemporanei e alle tematiche più importanti del XX secolo. Dal terrorismo alle lotte femministe, dall’aborto all’ eutanasia, dalla politica e persino fino al calcio: questi alcuni dei più svariati argomenti che l’autrice ha mostrato di saper conoscere, affrontare e discutere, risultando originale e adatta a degli anni in cui le battaglie per i diritti umani e contro le violenze di ogni genere erano all’ordine del giorno. Lo spessore della sua scrittura impegnata riflette l’animo di una donna che ha provato sulla pelle le difficoltà di cui racconta e che non ha smesso di guardare a una vita nuova per sé e per il mondo.

In “Lettera a un bambino mai nato” la Fallaci narra una delle situazioni più difficili che la vita l’ha costretta ad affrontare: la perdita di un bambino, come dal titolo «mai nato». Quest’esperienza si è ripetuta nella vita dell’autrice per ben tre volte e lei, mostrandosi di fronte ai suoi lettori in tutta la sua vulnerabilità, fa di questo libro un manifesto di vita e di femminismo. L’argomento trattato, ovvero l’aborto, è una questione molto attuale, un diritto per cui molte donne combattono e una difficoltà che tante altre donne si trovano ad affrontare nel loro percorso per diventare madri. Questo libro, pubblicato nel 1975, le era stato commissionato originariamente come un’inchiesta dal direttore di L’Europeo, nella quale Oriana Fallaci, in quanto giornalista, avrebbe dovuto spaziare sulla tematica dell’aborto che, all’epoca, era una delle principali cause delle lotte del movimento femminista. L’autrice si presentò invece con un libro: un racconto autobiografico della sua esperienza, una lunga lettera tanto reale quanto struggente. Inizialmente l’insoddisfazione del direttore fu palpabile, ma la pubblicazione di “Lettera a un bambino mai nato” è stata la messa in luce di un manoscritto che l’autrice teneva celato da tempo tra i suoi appunti.

Il libro è un lungo monologo dai toni drammatici in cui si percepisce palpabile la tristezza e la commozione per qualcosa che in un momento c’è e in quello dopo scompare, lasciando aperto un vuoto effettivamente incolmabile. La lettera è quasi un diario dell’attesa di una donna che si racconta nella sua gravidanza e che si rapporta con il mondo circostante. Proprio per tale motivo Oriana Fallaci in “Lettera a un bambino mai nato” spiega la sua scelta di diventare madre, vista solamente sotto l’ottica della sua volontà e non in sottomissione a un dovere stereotipato. La protagonista è il suo alter-ego, una donna senza nome né identità ma, soprattutto, una donna indipendente che lavora e segue la sua carriera, pur attendendo il dono di una nuova vita. Il monologo si trasforma nello scorrere delle pagine in una favola realistica raccontata al bambino che porta nel suo grembo. Qualsiasi pensiero dell’autrice riporta le difficoltà nell’affrontare questo momento intenso della sua vita e le sue riflessioni in merito alla giustizia della scelta di avere un figlio. Le introspezioni conciliano poi con il racconto del mondo che corre incessantemente intorno alla sua vita e che sarà la culla in cui il neonato dovrà imparare a vivere.

Lettera a un bambino mai nato” ha inizio nel momento in cui la scrittrice scopre di essere incinta e diventa un monologo travalicato da dubbi, domande, riflessioni, paure. Le aspettative verso la nuova vita si celano nelle due questioni fondamentali che Oriana Fallaci si pone: «si tratta o meno di un atto egoista? è giusto o meno che nasca il bambino?»; e alle quali tenta di dare una risposta concludendo che, in realtà, una risposta giusta non c’è, che la vera decisione spetterà al bambino in quanto essere. Alla fine sarà proprio il bambino a decidere, mettendo fine alla difficile gravidanza e stabilendo di non voler nascere. Nello scorrere delle parole non si può fare a meno di commuoversi, leggendo le infinite emozioni e dichiarazioni d’amore che l’autrice professa nei confronti del feto. Da esse emerge un amore coraggioso, un sentimento che stronca i pregiudizi e le difficoltà dando valore alla sua esistenza in quanto colonna del rapporto tra una madre e suo figlio. Sebbene, infatti, la gravidanza non giungerà al termine e il bambino non vedrà mai la luce, questo libro rappresenterà per sempre il dono di tenerezza e d’amore custodito gelosamente da una madre innamorata.

Nel leggere “Lettera a un bambino mai nato” non si può fare a meno di condurre un parallelismo nei confronti delle battaglie che le donne combattono quotidianamente al giorno d’oggi, comprendendo che si tratta delle stesse di una volta. Ancora oggi, infatti, il diritto all’aborto è agognato da molte donne che, in tanti stati, uno degli ultimi la Polonia, protestano contro leggi ingiuste che le obbligano a non poter decidere del proprio corpo. Oriana Fallaci fa proprio di questo libro un manifesto del femminismo, mostrando le infinite capacità che ogni donna ha nel poter affrontare la vita scelta da lei stessa. La straordinaria giornalista dà valore alla scelta delle donne, le esorta a decidere autonomamente di se stesse e del proprio futuro. Rende così omaggio alla loro intelligenza e le invita a essere se stesse senza paura e, con questo messaggio tagliente e intenso, a credere nella propria forza. Ella dimostra che soltanto grazie a se stesse le donne saranno in grado di «dare la caccia alla felicità» e di ottenerla, per gustare «il sale della propria vita», che sia un figlio o qualunque altra cosa.

Francesca Scola

1 commento

  1. Anch’io ho letto quel libro, molto interessante, le riflessioni dell’autrice, son le paure e le aspettative che ogni donna trovandosi in stato di gravidanza potrebbe e dovrebbe porsi, prima di tutto nel proprio io c’è tutta la preoccupazione di portare a compimento la gravidanza nel modo più giusto sano e deliberatamente scelto, poi ci sono le paure che la creatura una volta nata deve affrontare con l’aiuto dei suoi genitori per crescere e immedesimarsi nel mondo degli esseri umani. Questo poi non ha avuto luogo in quanto il bambino pare sia morto prima della nascita ed l’autrice ha potuto amare solo un feto non proprio una creatura che con la nascita avrebbe ancora portato tanto amore alla giovane mamma che desiderava questa nascita. Purtroppo le conseguenze dello stato di gravidanza possono essere diverse, però la perdita della creatura per la mamma reca un immenso dolore che ritengo non sia facile a dimenticare. Tutte le mamme che hanno provato questa situazione potranno ben testimoniare la grande amarezza che rimane dentro, anche la nascita di un bambino che dovesse nascere non perfettamente sano può causare malumore nell’ambito familiare ma la mamma amerà fino in fondo la sua creatura e farà il possibile affinché possa trovare la buona salute per affrontare ogni difficoltà che nella crescita si presenta non solo al bambino ma anche ai genitori che lo hanno messo al mondo, ma mentre solitamente il padre riesce meglio a svincolarsi da queste grosse preoccupazioni, la mamma rimane addolorata per tutta la sua esistenza, quindi non avrebbe in ogni caso mai voluto persere la sua creatura.-

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