Nel dicembre del 2015 durante la Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (Cop21) tenutasi nella capitale francese 195 Paesi firmarono il primo patto universale e giuridicamente vincolante sul clima conosciuto come Accordo di Parigi. Tra i principali punti di tale piano d’azione troviamo la riduzione delle emissioni di gas serra e il conseguente mantenimento dell’aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine puntando a limitare l’aumento a 1,5°C.

Eppure, nonostante il patto globale suddetto e la successiva redazione di un programma concreto utile all’attuazione dell’accordo stesso (Cop23) e nonostante l’allarme lanciato dall’Alliance of World Scientists riguardo i limiti della tollerabilità della biosfera le emissioni di gas serra aumentano sempre di più. Secondo l’IPCC (Intergovermental Panel on Climate Change), il Comitato ONU sul Clima, di questo passo andremo incontro a “un aumento della temperatura media del globo che alla fine del secolo potrà essere compresa tra i 4 e i 5 gradi centigradi“.

Un studio, pubblicato da Environmental Research Letters, dimostra quali potrebbero essere gli effetti di tale cambiamento climatico in Europa. Ecco quanto emerge dalla ricerca in questione: “Le proiezioni di impatto climatico sono state calcolate per le inondazioni, le ondate di calore e la siccità per 571 città europee dal database di Urban Audit“. La ricerca è stata basata sull’utilizzo di tutti i modelli del clima disponibili utili a simulare le conseguenze di uno scenario (RCP8.5) in cui l’obiettivo riguardante la diminuzione di gas serra non viene raggiunto e in cui la popolazione mondiale continua ad aumentare. I modelli climatici possono rispondere in maniera differente alle variazioni della temperatura globale, ragion per cui i ricercatori hanno sviluppato tre differenti modelli d’impatto: basso, medio e alto.

Per quel che riguarda le ondate di calore, i risultati dimostrano che “il numero di giorni di ondate termiche (HW) aumenta di più per le città dell’Europa meridionale, ma gli aumenti massimi più elevati della temperatura durante gli HW sono previsti nelle città dell’Europa centrale dove i cambiamenti possono raggiungere i 14 °C“.

Le condizioni di siccità invece si intensificheranno nelle città dell’Europa meridionale. Se nello scenario a basso impatto città come Malaga e Almeria possono sperimentare siccità più del doppio rispetto al periodo storico (1951-2000), in quello ad alto impatto “21 città dell’Europa meridionale hanno una probabilità superiore al 70% di superare l’HMD (valore massimo storico) in un dato mese e potrebbero verificarsi periodi di siccità fino a 14 volte peggiori rispetto alla peggiore siccità nel periodo storico“.

Infine i cambiamenti nelle inondazioni dai fiumi, calcolati in base al flusso di 10 anni (Q10) “mostrano una forte divisione tra Nord e Sud, con le Isole britanniche che vedono le peggiori proiezioni“. Se per lo scenario a basso impatto il 68% delle città site lungo le sponde di un fiume non mostra alcuna variazione mentre quello a medio impatto dimostra che per 264 città l’aumento nel Q10 potrebbe essere superiore al 50%. Lo scenario ad alto impatto vedrebbe invece città come Santiago de Compostela in Spagna, Cork e Waterford in Irlanda, Kristiansand in Norvegia, Braga e Barcelos in Portogallo e Derry nel Regno Unito, registrare aumenti superiori all’80%.

Dal capitolo Climate change and human migrations, contenuto nel rapporto “Food & Migration. Understanding the geopolitical nexus in the Euro-Mediterranean“, frutto della collaborazione tra MacroGeo, BCFN e la Fondazione CMCC, emerge che il bacino del Mediterraneo sarà interessato, nel lungo termine, da forti variazioni climatiche. Le analisi evidenziano che “un sostanziale riscaldamento (da +0,61 a + 0,77 ° C, secondo i diversi scenari di emissione considerati) potrebbe influenzare la regione nel breve periodo 2016-2035 rispetto al periodo di riferimento 1996-2015“. Al contempo “l’Europa mediterranea dovrebbe sperimentare la più forte diminuzione delle precipitazioni (-7,1% pari a -57 mm e -7,4% corrispondente a -18 mm) secondo lo scenario peggiore per il periodo 2041-2060“.

Pertanto dal rapporto si evince che, se per i Paesi siti a nord del bacino mediterraneo i suddetti cambiamenti climatici potranno rappresentare un rischio e al contempo un’opportunità per la coltivazione di nuove colture, le regioni meridionali, qualora non saranno in grado di adattarsi alle nuove condizioni climatiche, vedranno le loro rese agricole diminuire.Le nuove condizioni climatiche avranno un forte impatto non solo sulla filiera alimentare, ma anche sulle risorse idriche. Tutto ciò potrebbe essere causa di nuovi fenomeni migratori in cui i Paesi che oggi rappresentano la destinazione per i migranti, diverrebbero a loro volta luoghi da cui sarà necessario emigrare.

Marco Pisano

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