Angela della speranza di Giovanni Capurso - Anselm Grün
Photo by Nick Fewings

L’angelo della speranzaedizioni Elledici, è l’ultimo, significativo libro del filosofo pugliese Giovanni Capurso. Il testo, che si dipana attraverso una breve ma intensa intervista a padre Anselm Grün, affronta le ataviche questioni del bene e del male, del senso della vita, dei cambiamenti del mondo. Il 2020 è l’anno in cui Anselm Grün, padre benedettino tedesco e autore di oltre 300 libri di spiritualità, festeggia il suo 75° compleanno. Capurso lo ha intervistato in Baviera, nell’abbazia di Münsterschwarzach.
La conversazione, come scrive l’autore, “sa di letizia, quella profonda” e colma di speranza il quotidiano.
Partendo dai valori etici in campo lavorativo, fino alla capacità di guardare il bello presente intorno e dentro ognuno di noi, padre Anselm ragiona su un aspetto inalienabile: l’uomo, quando avrà soddisfatto tutti i bisogni materiali, si troverà fisiologicamente a fare i conti con la propria interiorità e col mistero che la anima.
Questa la morale del volume, che l’autore ha voluto condividere con tutti coloro che vogliono ritagliarsi uno spazio di riflessione, in una società sempre più caotica.

“L’angelo della speranza”
di Giovanni Capurso

«Per la prima volta, dopo duemila anni, in Occidente si nasce in un ambiente non più cristiano», spiega Capurso. «Si è voluto realizzare un progetto di uomo senza Dio, si è proposto un umanesimo che ponesse l’uomo sul piedistallo al posto di Dio. La religione è stata confinata nell’ambito del privato, accantonata in un cantuccio nel quale non possa dare troppo fastidio. Forse perché c’è molto benessere, penso. Le persone sembra che abbiano tutto. Ma anche quando verranno soddisfatti tutti i bisogni materiali, nell’uomo rimarrà sempre un bisogno per il trascendente, per il mistero, per Dio, perché non si può essere felici solo con la ricchezza materiale. L’essenza dell’uomo è invece di realizzare se stesso».

Giovanni Capurso nasce a Molfetta nel 1978. È docente, saggista e scrittore. Tra le sue pubblicazioni recenti ci sono i romanzi di formazione La vita dei pesci (Ed. Manni) e Il sentiero dei figli orfani (Alter ego). Scrive regolarmente per numerosi periodici e blog. «Apparentemente il filo che lega questo libro ai precedenti è impercettibile» chiarisce. «I primi sono dei romanzi di formazione, questo è una conversazione sui temi della psicologia e in generale sulle scienze umane. E qui entro in un ambito più personale. Per me la scrittura è il frutto di uno studio: tutti i miei personaggi hanno un forte tratto psicologico, risultato di un percorso, di una ricerca sulla psiche umana. Anche se non è evidente ai più, per me le due cose sono perfettamente in sintonia».

Capurso, perché intervistare proprio Grün?
«Pater Anselm, tra le altre cose, è uno dei principali studiosi di psicologia e psicoanalisi del nostro tempo. Forse il più importante. La spiritualità dei Padri del deserto era sostanzialmente una forma di psicologia e lui cerca di riproporre questo modello nella società contemporanea».

La parola speranza a cosa si riferisce precisamente?
«La speranza è una costante, non tanto nelle parole di Anselm Grün, quanto nel suo modo di percepire e di tramettere quello che dice. Anche nelle pieghe più difficili dell’esistenza lui riesce a trovare sempre degli spazi di luce. E credo sia anche un eccellente messaggio in questo periodo di pandemia».

Cosa vuol trasmettere al lettore attraverso questo libro?
«La lettura, dice spesso padre Anselm, ha anche un carattere terapeutico, è un’ottima medicina per l’anima. Si tratta di un punto di vista che condivido molto».

A chi è destinato “L’angelo della speranza”?
«A tutti coloro che vogliono ritagliarsi uno spazio di riflessione in questa società caotica. È una sorta di dono che faccio a me stesso e agli altri».

Perché un lettore dovrebbe acquistarlo?
«Qui dipende dalla finalità del lettore. Ci sono libri e libri, quelli che vengono acquistati per essere “consumati” e quelli che vengono acquistati per darsi l’opportunità di “coltivare” qualcosa di importante dentro sé stessi».

Articolo a cura di
Anita Curci

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