Secondo un rapporto diffuso dall’Unesco ci sono 57 milioni di bambini e bambine al mondo a cui viene negata un’istruzione (circa uno su dieci). Si stima che se la situazione procederà di questo passo il diritto allo studio sarà garantito a tutti solo nel 2086. Nel 2000 alcuni capi di Stato si erano impegnati a raggiungere l’obiettivo nel 2015. Dal 2000 al 2008 c’era stato un calo di bambini esclusi dall’istruzione da 102 a 60 milioni, ma questa tendenza si è subito arrestata.

I motivi per cui bambini non vanno a scuola sono molteplici: alcuni lavorano (215 milioni), altri vivono in zone di guerra (250 mila) e sono spesso coinvolti nei conflitti. Le più svantaggiate sono le bambine, che vivono in zone povere e rurali e fin dall’infanzia devono occuparsi della casa e dalla famiglia.

Un altro problema sono i fondi. Metà dei bambini che abbandonano e non frequentano la scuola vive in Africa. La Nigeria è lo stato in cui l’istruzione è meno garantita seguita da Pakistan, Etiopia e India. Nel documento dell’Unesco si legge che gli aiuti sono diminuiti negli ultimi anni e non sono stati versati in queste aree più bisognose. Il Ciad, stato africano in cui il 75% delle scuole non ha acqua, bagni ed elettricità ha ricevuto fondi dai paesi europei per un valore 77 volte inferiore alla Cina, potenza mondiale.

Le carenze sono, inoltre, anche a livello qualitativo. 130 milioni di bambini sono analfabeti pur frequentando le lezioni. La maggior parte non possiede testi scolastici adeguati o insegnanti qualificati e adibiti alla professione. In Tanzania solo il 3,5% degli alunni ha i libri di scuola e in Malawi ci sono classi formate da centinaia di alunni.

Secondo le stime dell’Unesco servono 6,8 milioni di docenti in più e 26 miliardi di dollari l’anno per raggiungere l’obiettivo del diritto allo studio per tutti. È solo tramite l’istruzione che si costruiscono dei cittadini consapevoli.

Vincenzo Nicoletti

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