Giorgio de Chirico è stato uno dei pittori più affascinanti dei primi anni cinquanta del novecento, un artista “sopra le righe”, il grande pensatore e teorico della corrente che avrebbe influenzato tutta l’arte successiva: la pittura metafisica.

Giorgio de Chirico nasce a Vólos, in Tessaglia, il 10 luglio del 1888, da genitori italiani: Evaristo de Chirico e Gemma Cervetto. Inizia a sviluppare immediatamente la passione per l’arte e la cultura, tanto da iscriversi al Politecnico di Atene, successivamente di trasferì  a Milano, nel 1906 fu a Firenze e poi a Monaco di Baviera. In entrambe queste città frequenta l’Accademia di belle arti, nel suo periodo tedesco, che De Chirico approfondisce la conoscenza di due grandi pensatori: Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche, inoltre conosce per la prima volta la pittura del simbolista Arnold Böcklin, da cui fu particolarmente influenzato. Da questo momento inizia a praticare la sua pittura “nuova”, tuttavia una nascita vera e propria si avrà solo nel 1917, a Ferrara, quando aderiranno al movimento anche suo fratello Andrea, conosciuto con lo pseudonimo di Alberto Savinio e Carlo Carrà. Per questi artisti la metafisica rappresenta una realtà differente, una realtà che va oltre, ogni oggetto viene decontestualizzato, ma mai modificato o plagiato, rivelando nuovi sorprendenti significati.

Nel 1918 De Chirico scrisse “Sull’arte metafisica”, questo testo esplica in modo semplice e preciso proprio il principio di metafisica nella sua pittura:

“L’opera d’arte metafisica, quanto all’aspetto, è serena; da però l’impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità  e che altri segni debbano subentrare sul quadrato della tela. […] Così la superficie piatta d’un oceano perfettamente calmo ci inquieta non tanto per l’idea della distanza chilometrica che sta tra noi ed il suo fondo, quanto per tutto lo sconosciuto che si cela in quel fondo”.

Giorgio de Chirico nelle sue tele rivela una forte opposizione al Divisionismo, all’Impressionismo Francese e al Futurismo italiano, creando spazi rigidamente geometrici, in una prospettiva schematica, il colore risulta omogeneo e terso, inoltre abbiamo sempre un segno netto, deciso e sicuro ed una volumetria solida degli oggetti, mai casuali. Questo tipo di scelta rappresenta quasi un “richiamo all’ordine”, un richiamo conseguente alla condizione di smarrimento e di bisogno di certezze, dovute alla guerra e alla successiva perdita di valori.

In due suoi autoritratti de Chirico si definisce Pictor classicus sum e segue con due domande differenti :“et quid amabo nisi quod aenigma est?” (e cosa amerò se non ciò che è enigma?) e “et quid amabo nisi quod rerum metaphysica est?” (e cosa amerò se non ciò che è metafisica?). Due domande che in realtà sono l’essenza del suo pensiero e della sua pittura. L’enigma di cui parla lo ritroviamo in tutte le sue opere, un enigma che è dubbio, mistero, segreto inspiegabile.

Giorgio de Chirico

Ad esempio, ne “Le Muse Inquietanti”, del 1917, ritroviamo la prospettiva rigorosa, nonostante i punti di fuga del palco siamo due, elaborati in modo tale da sembrare un solo punto di vista; l’uomo è assente dalla scena, dalle finestre degli edifici non traspare alcuna ombra o luce, nulla che possa far pensare alla vita; le Muse, da sempre protettrici delle arti, danno l’idea di immobilità e staticità, sono come delle presenze enigmatiche nella scena, depositarie di un mistero tanto inaccessibile, quanto inquietante.

Giorgio de Chirico

“L’enigma dell’ora” è una tela del 1911 dove la genialità del de Chirico prende forma, attraversando non solo lo spazio, ma anche il tempo. L’architettura è estremamente essenziale, quasi a voler sottolineare l’orologio e le due sole figure umane poste l’una all’interno del porticato, l’altra all’esterno rivolta verso una loggia, traspare dunque un senso di mistero che crea nell’osservatore un rapporto di attesa verso qualcosa, come se un evento sconosciuto stia per accadere. Anche il tempo sembra essersi fermato ad aspettare quel “qualcosa”, in una piazza quasi totalmente priva di vita.

Giorgio de Chirico

Tra le altre opere di Giorgio de Chirico: “Centauro morente” 1909, “Piazza d’Italia” 1915, “Metafisica Interiore” 1917, “Metafisica Interiore con Biscotti” del 1916, “Sole sul Cavalletto”1973, “Mistero e melanconia di una strada 1914, “Il tempio fatale”1914.

Visitare la casa-museo di Giorgio de Chirico

Alessia Centi Pizzutilli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.