“L’inceneritore brucia sempre di più!” queste le parole con cui, qualche giorno fa, la Rete della Conoscenza di Acerra ha annunciato l’intenzione di agire concretamente per impedire l’attuazione delle modifiche previste per il termovalorizzatore dal nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (P.R.G.R.U.). Prima tra le azioni della Rete, un presidio tenutosi il 9 febbraio.

Tali modifiche per l’impianto acerrano (definite “non sostanziali”) sarebbero state proposte dalla società costruttrice, l’A2A. Nello specifico si parla di ampliare il deposito delle ceneri dell’inceneritore e il carro ponte, una parte del forno stesso. Ciò comporterebbe un aumento dei rifiuti destinati allo smaltimento nel termovalorizzatore di Acerra.

Secondo le forze locali che da sempre si oppongono all’inceneritore e alla costruzione di nuovi impianti simili, la gestione dei rifiuti in Campania continua ad essere fallimentare. Le responsabilità politiche, dicono, sono su tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale.

È proprio contro un’amministrazione locale che “mantiene un’ambigua posizione” che i ragazzi della Rete, studenti e cittadini sono scesi in piazza, il 9, richiedendo un incontro col sindaco e ottenendolo.

A parlarcene è stato Gennaro, attivista della Rete, insieme a Carlo Tavassi, coordinatore cittadino dell’Unione degli Studenti:

“Come Rete della Conoscenza e Unione degli Studenti sono anni che ci mobilitiamo all’interno delle scuole e delle piazze della città, non solo per rivendicare i nostri diritti di soggetti in formazione ma anche e soprattutto per rivendicare il nostro diritto alla salute e alla vita.

In questi mesi il Governo Regionale ha messo nero su bianco la volontà politica di ampliare la portata dei rifiuti da incenerire nell’impianto di Acerra; non ci sorprende, d’altronde è evidente che l’unica filosofia contemplata dal Governatore De Luca è quella dell’incenerimento.

Una filosofia, un business quello dell’incenerimento, che gonfia i bilanci della Regione (proprietario dell’impianto) e dell’A2A (gestore dell’impianto), ma che determina un devastante impatto ambientale sul territorio, le cui conseguenze sono pagate da tutta la comunità acerrana e non solo, questo non è un problema solo di Acerra.

Il livello dell’attenzione si è elevato in città in questi mesi, anche grazie al lavoro che insieme a tante altre realtà del territorio stiamo portando avanti all’interno di Assemblee Popolari molto partecipate. Abbiamo manifestato davanti la Casa Comunale perché pretendiamo che le nostre rivendicazioni vengano ascoltate e che l’Amministrazione Comunale prenda una posizione chiara e netta rispetto alle necessita del territorio e alle sue rivendicazioni.

Abbiamo portato la proposta della convocazione di un consiglio comunale monotematico, in cui l’unico argomento all’ordine del giorno riteniamo debba essere l’inceneritore e la sua attività, perché il popolo ha il diritto di conoscere e controllare.

In virtù di questo principio, quello della “democrazia energetica” – principio per il quale le comunità devono poter controllare e decidere sullo sviluppo del loro territorio – abbiamo richiesto l’istituzione di una commissione popolare che possa interrogare A2A e Regione nel merito di questa questione direttamente.

Ma il nostro percorso di certo non finisce quiLa nostra è soprattutto una mobilitazione che parte dal basso e dunque non può farsi imbrigliare solamente all’interno di un percorso istituzionale, le condizioni ci impongono di stare nelle strade, tra i quartieri, nelle scuole a ricostruire un sentimento collettivo”.

L’inceneritore, i problemi e l’inquinamento

Per capire meglio tale vertenza, bisogna fare un passo indietro, riprendendo la storia dell’inceneritore di Acerra.

L’impianto è uno dei diversi nati durante lo stato di emergenza nella gestione dei rifiuti dichiarato in Campania nel 1994, durato fino al 2009. A costruirlo l’A2A, azienda italiana vincitrice dell’appalto indetto dal Commissario con Poteri Straordinari, giustificati dallo stato d’emergenza dichiarato.

Attualmente il termovalorizzatore acerrano, è in grado di smaltire seicentomila tonnellate all’anno di rifiuti urbani pretrattati, trasformandoli in circa 600 milioni di Kilowattora di energia elettrica all’anno.

“L’impianto, uno dei più grandi di Europa, fu imposto nonostante all’interno della nostra comunità si fossero costruite proposte alternative, basate su riduzione, raccolta differenziata e riciclo, che oggi sono patrimonio comune di tutto il movimento contro il Biocidio e l’intera città fosse scesa in piazza per manifestare la propria contrarietà alla sua costruzione, sia ad Acerra che altrove”.

Così la Rete della Conoscenza ricorda la nascita dell’inceneritore. Effettivamente molte furono le proteste dei cittadini contro la costruzione dell’inceneritore.

Ciò che più preoccupava e preoccupa è il rilascio nell’aria di fattori inquinanti, sviluppati dalla combustione dei rifiuti. Chi muove queste accuse e manifesta tali preoccupazioni lo ha fa “appoggiandosi” a studi ambientali svolti dalle agenzie preposte.

Uno degli studi di cui più si è parlato è quello pubblicato nel 2009 dall’Arpac, l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania. Esso evidenziava come per nove volte in soli due mesi, i valori della concentrazione nell’aria di Pm10 (particolato costituito da fumo e ceneri, sotto forma di particelle di diametro uguale a 10 micron) avessero superato quello minimo consentito (50 micron). Lo “sforamento” di tale valore è previsto dalla legge, ma solo per 35 volte all’anno. Per queste ragioni la frequenza registrata dallo studio preoccupò non poco.

Quasi in risposta al report Arpac, l’A2A commissionò nel 2010 uno studio al Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Secondo il Cnr, ad Acerra, allora, a inquinare era più il traffico che il termovalorizzatore. La concentrazione di Pm10 prodotto dall’impianto rilevata da questo studio era inferiore allo 0,1%, esclusa la valutazione di eventuali “sorgenti non ufficialmente censite”.

Il nuovo studio, insomma, sembrava poter tranquillizzare i cittadini. Alcune accuse, però, furono mosse circa l’oggettività dello stesso. Il vescovo di Acerra dell’epoca, il monsignor Antonio Di Donna, parlò di “studio di parte”, figlio degli interessi di chi lo aveva finanziato.

A guardare i dati Arpac odierni, comunque, la situazione non sembra molto distante da quella già descritta nel 2009. Consultando i dati ricavati dal monitoraggio giornaliero di due giorni scelti assolutamente a caso, l’1 gennaio e il 31 gennaio 2017, è possibile osservare come, in entrambe le occasioni, il valore minimo di concentrazione di Pm10 venga superato nella zona di Acerra.

Inceneritore Acerra Rete
Inceneritore Acerra Rete
Inceneritore Acerra Rete
Inceneritore Acerra Rete

Insomma, la questione non sembra aver fatto molti progressi, con le istituzioni salde sulla propria posizione e con attivisti e cittadini che tentano in tutti i modi di poter dire la loro su quello che è il proprio territorio.

L’11 Febbraio alle ore 18, ad Acerra, terremo un’assemblea regionale – concludono Gennaro e Carlo – sulla questione ambientale, a cui parteciperanno diverse realtà da tutta la regione, perché in questa battaglia non siamo soli e soprattutto, sappiamo di non bastare da soli, perché le contraddizioni vanno fatte emergere in maniera complessa e complessiva”.

Desire Rosaria Nacarlo

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