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Il crescente astio geopolitico tra Cina, Russia e Stati Uniti sta mettendo sotto scacco il resto del mondo, che naviga nell’incertezza in attesa di ripristinare lo status quo spazzato via dalla pandemia. Questa nuova fase storica sta gradualmente generando un risiko simile a quello successivo alle due guerre mondiali. Oggi la contesa sembra giocarsi su un piano meramente economico, in particolare sulla corsa al vaccino per il coronavirus. Ingenti capitali sono già stati mossi in tal senso, e il Paese che arriverà per primo riceverà benefici economici incommensurabili. Al contrario, gli Stati più fragili potrebbero soccombere in una eventuale corsa all’accaparramento del vaccino e sottostare ai presumibili ricatti di coloro che avranno le risorse per poterselo permettere.

Inoltre l’indebolimento della pratica degli accordi multilaterali tra Stati e l’ascesa dei sovranismi rischiano di compromettere un’omogenea distribuzione del vaccino, qualora le sperimentazioni attualmente in corso anche sull’uomo dovessero avere successo. Per di più, seguendo la teoria dei corsi e ricorsi storici, le nuove strategie politiche e commerciali appaiono simili ad alcuni eventi che hanno caratterizzato la geopolitica postbellica, come l’accesa lotta nell’ambito della supremazia militare ed economica.  

Il clima di tensione tra gli “arbitri” della partita al vaccino

Del clima attuale di contesa tra Cina e Stati Uniti, la Russia potrebbe trarre qualche beneficio. Analizzando realisticamente la cornice si intravedono due prospettive: una prima in cui la Russia potrebbe ritagliarsi uno spazio del tutto indipendente dalle altre contendenti; una seconda ipotesi, in cui Putin potrebbe “strizzare l’occhio” ad una delle due, verosimilmente favorendo gli Stati Uniti, dato che Washington e Mosca mal vedono la crescita esponenziale dei capitali cinesi nei maggiori mercati globali. Le elezioni presidenziali americane previste per il prossimo novembre avranno sulla questione un peso non indifferente.

Sta di fatto che USA e Russia non hanno esitato ad addossare alla Cina la responsabilità della mancata trasmissione delle informazioni necessarie per fronteggiare l’unico nemico che tutte hanno in comune, e che sta mettendo in ginocchio le rispettive economie, il virus. In effetti sebbene nel secolo scorso gli ordinamenti di Russia e Cina poggiassero entrambi sull’ideologia comunista, individuando nell’America liberista un nemico comune, tra i due Paesi i rapporti si sono fatti via via più tesi. Alcuni recenti accordi commerciali hanno placato gli animi, ma il pericolo è che le vecchie ruggini potrebbero facilmente tornare alla luce.

La posta in palio è alta

Al momento la contesa sembra abbracciare ogni campo: tecnologia, economia, sanità. In particolare in quest’ultima, la ricerca di un vaccino per il coronavirus potrebbe scatenare pretese egemoniche, per il ritorno economico che ne deriverebbe. In passato si finanziavano i governi o le rivoluzioni degli altri per accaparrarsi le simpatie e i vantaggi che ne conseguivano; la realtà attuale non è affatto diversa. Quali convenienti amicizie potrebbero stringersi qualora un Paese anticipasse gli altri nel dotarsi del vaccino, e quanti giovamenti ne potrebbe trarre? Senza contare che lo Stato che “arriva per primo” avrebbe un’indiscussa posizione dominante e sarebbe in grado di escludere tutti gli altri attori dal mercato.

Attualmente concorrono numerosi progetti a riguardo, non solo finanziati dai Governi ma anche dalle iniziative di privati e case farmaceutiche, tuttavia il rischio che la distribuzione non rispecchi canoni di equità è considerevole. Anche qui incombono i fantasmi del passato. Simili ingiustizie si ebbero anche ai tempi della cosiddetta “febbre suina” del 2009. In quell’occasione, secondo l’autorevole Financial Times, alcuni Paesi come Australia e Stati Uniti tardarono a condividere il vaccino su scala globale prediligendo l’immunizzazione della propria popolazione. Sembra che questa decisiva partita stia originando un clima da guerra fredda. In effetti si potrebbe affermare che la corsa al vaccino somigli a quella agli armamenti in tempi bellici.

Scenari da scongiurare

Ad ogni modo le discusse ipotesi in campo potrebbero dar luogo a risvolti dannosi, specie in termini di dinamiche socio-politiche (e di vite umane). Sembra infatti che le vittime di un’ennesima iniqua spartizione del bottino potrebbero essere le popolazioni dei Paesi del mondo più deboli. L’oligarchia capitalista, a cui parremmo destinati, cercherà di metterci gli uni contro gli altri tentando di infierire bruscamente sui valori imprescindibili dell’uguaglianza e della solidarietà tra i popoli, i quali verranno messi nuovamente a dura prova. 

Sarebbe necessario fare tesoro degli insegnamenti del passato e reagire a gran voce ai soprusi derivanti dagli atteggiamenti imperialistici e dagli individualismi di ogni tipo.

Gianmarco Santo

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