Frammenti di memoria, ricordi che riaffiorano nitidi tra una pagina e l’altra fino a rivivere nella forza delle parole, per poi accorciare le distanze spazio-temporali e direttamente proiettarci in un mondo che ci appare lontano ma che, in verità, è molto più vicino di quanto crediamo: è quel che accade leggendo “L’anno del dragone”, il libro scritto dall’imprenditore e poeta napoletano Mario Volpe, il quale insieme al padre Claudio intraprende, appena diciottenne, un’avvincente avventura commerciale – che si rivela dopo una lezione di vita – alla scoperta dell’Oriente, in particolare della Cina.

Il romanzo, che serba in sé l’originaria essenza diaristica, si snoda lungo una serie di affascinanti vicende private che attraverso la descrizione di eventi e il tratteggio di immagini semplici, accompagnano il lettore nel cuore della realtà cinese, con la speranza che possa diffondersi di quest’ultima una conoscenza più profonda e meno guastata da falsi pregiudizi e banali luoghi comuni.

mario volpe
Mario Volpe

È stato lo stesso Mario Volpe, protagonista di numerose attività e manifestazioni culturali, nonché autore di raccolte poetiche, a svelarci la genesi de “L’anno del dragone” e a descriverci l’Oriente con gli occhi di chi l’ha scandagliato e il cuore di chi l’ha vissuto ed amato, stringendo rapporti sinceri e duraturi con la gente del posto. Di seguito l’intervista.

Come ha concepito “L’anno del dragone”?

“L’anno del dragone nasce da una raccolta di aneddoti, vissuti nel corso degli anni durante i tanti viaggi lavorativi in Oriente, e riportati su di un diario che poi, ho per un po’ trascurato per questioni di tempo. Soltanto dopo la morte di mio padre Claudio, che è tra l’altro il personaggio chiave del romanzo, sollecitato da chi mi era intorno, ho deciso di dedicare a tali aneddoti la cura e l’importanza che meritavano. L’anno del dragone però, doveva essere semplicemente una raccolta di memorie private per la mia famiglia e non un racconto destinato al pubblico. Tuttavia, un editore, colpito dalla storia, mi ha spinto a far dei miei aneddoti di vita un libro vero e proprio attraverso le cui pieghe, il pubblico può penetrare in situazioni ed eventi che in genere non si conoscono. Si parla di cene, di alberghi, di incontri con figure importanti avvenuti circa trent’anni fa, e dunque di momenti di semplice vita conviviale che seppur apparentemente di poco conto, hanno in verità influito sull’esistenza futura di ognuno di noi.”

Cosa l’ha colpito in particolar modo dell’universo orientale? Crede che l’Occidente abbia qualcosa da imparare dall’Oriente?

“Penso innanzitutto, che l’Occidente e l’Oriente abbiano da imparare l’uno dall’altro. Quando ci riferiamo all’Oriente, ci riferiamo a circa la metà del nostro pianeta, metà nella quale convivono culture e modi di pensare estremamente diversi dai nostri. Sicuramente ciò che colpisce dell’universo orientale e ciò che l’Occidente dovrebbe in un certo qual modo emulare è la grandissima voglia di fare. Se parliamo poi prettamente della Cina, possiamo prendere in considerazione, in qualità di esempio lampante delle divergenze di pensiero, il fatto che soltanto negli ultimi tempi si è iniziato a discutere a proposito del diritto di brevetto, dimostrazione della poca importanza attribuita alla proprietà privata, per noi invece intoccabile. Di certo, l’Oriente ha già imparato molto dall’Occidente, al contrario di quest’ultimo dove purtroppo vige una forte chiusura mentale nei confronti di culture diverse. Tale chiusura, dovuta essenzialmente alla tendenza a guardare all’esterno, piuttosto che all’interno, preclude lo stesso Occidente di vivere una significativa crescita non solo dal punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista economico e commerciale, mentre l’Oriente, e in particolare la Cina, continua a perfezionarsi.”

Nell’arco di questi ultimi trent’anni, pensa che sia cambiata l’immagine della Cina agli occhi del mondo?

“Il mondo ha conosciuto la Cina attuale e non quella di trent’anni fa. Essa è stata protagonista di un cambiamento radicale, avvenuto in un lasso di tempo straordinariamente breve e che ha portato il popolo cinese a godere di un certo benessere, grazie alla motorizzazione di massa e  alla costruzione di enormi metropoli. Si tratta però di una trasformazione che è stata rigidamente controllata: non bisogna dimenticare il fatto che la Cina deve fare i conti con una delicata questione demografica.”

Mario Volpe, dopo esser stato all’Istituto Confucio di Macerata, presenterà il libro al PAN di Napoli mercoledì 16 marzo: l’intento sarà, anche questa volta, quello di creare un collegamento reale tra il modo di vedere, proprio della gente comune e consumatrice, i prodotti che arrivano dalla Cina, e l’economia della Cina stessa.

L’attualità si fonde dunque, al ricordo per portare alla luce un racconto degno di attenzione e ricco di spunti di riflessione.

Anna Gilda Scafaro

Anna Gilda Scafaro
Laureata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, sogno da sempre di tramutare la mia passione per la Letteratura in un mestiere. Mi emozionano la poesia, gli affreschi e le tinte rosate del tramonto. La scrittura è il mio rifugio, il mezzo con il quale esprimo liberamente la mia essenza e la visione che ho del mondo. Attualmente coordino la sezione Cultura di Libero Pensiero News.