Da Piperita, la vita dell'artivista Alfredo Meschi sotto i raggi X
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A fine giugno, l’artivista Alfredo Meschi è stato ospite di Piperita – Ristorante & Pizzeria Vegetariano e Vegano con sede a Casalnuovo di Napoli, gestito da Angelo Delle Cave e di proprietà delle sue due figlie Imma e Terry. Rispetto al precedente evento organizzato nel mese di dicembre, questa volta il clima estivo ha permesso agli invitati di trascorrere una piacevole cena all’aperto, caratterizzata da piatti vegani di primissima qualità e accompagnata da musica dal vivo che ha animato la serata. Premesse che hanno dato vita a un contesto altamente informale, capace di mettere Alfredo Meschi a proprio agio e consentirgli di raccontare in maniera confidenziale la sua vita ai presenti, tanto da far conoscere per la prima volta aspetti inediti del suo passato e alcune abitudini molto personali.

Dal primo momento, l’artivista livornese ha sorpreso i suoi ospiti confidando loro di provenire da una famiglia di cacciatori. Suo zio è stato infatti campione nazionale di pesca subacquea, mentre suo padre si cimentava spesso in battute di caccia. Di conseguenza, Alfredo Meschi è stato educato da piccolo a maneggiare il fucile per sopraffare animali non umani, tanto da operare in diverse zone dell’Africa. La sua famiglia era solita praticare soprattutto caccia di selezione, ovvero attività venatoria programmata volta ad alleggerire l’impatto della fauna selvatica sull’ambiente di un dato territorio. Per i cacciatori questo tipo di caccia viene vista come socialmente utile, poiché ha il fine di tenere in equilibrio numerico la presenza di animali più forti e grossi, con quella di animali più vecchi e deboli. La caccia di selezione viene perciò condotta a seguito di censimenti e stime relative al numero di capi presenti, con il preciso fine di indicare il numero di animali da abbattere e aiutare la popolazione locale, le coltivazioni e l’ecosistema in generale.

Ne consegue che, inizialmente, la capacità di agire di Alfredo Meschi era condizionata dalla sua veste sociale di cacciatore, intrisa di interessi che facevano capo alla propria specie, che non gli permettevano di agire in piena autonomia. Con passare del tempo, egli ha però iniziato a percepire malessere interiore e disagio psicologico provocato dal conflitto delle proprie azioni sociali con le regole morali individuali. Più violento diventava questo contrasto interno, maggiore era il bisogno di intervenire sulla propria condizione di esistenza. Alla fine, reduce della sua passata esperienza in territorio africano, Alfredo Meschi ha deciso di cambiare la propria vita assumendo un’alimentazione vegana e adottando uno stile di vita minimalista, che gli consentisse di preservare l’essenziale e di eliminare il superfluo (come dimostra il suo attuale appartamento, realizzato interamente in legno e non più grande di 30 m²).

Un processo di rinnovamento accompagnato dalla ferma volontà di Alfredo Meschi di trasformare il proprio corpo in un’opera d’arte con un contenuto sociale esplicito a sostegno della causa animale. Pertanto, Meschi si è fatto tatuare 40.000 “X” con il fine di ricordare gli animali uccisi ogni secondo nel mondo, solo per soddisfare il nostro palato. Tuttavia, queste incisioni non stanno a rappresentare solamente lo sterminio animali, ma la sovrapposizione tra le varie discriminazioni e la connessione tra le diverse oppressioni sociali. Le 40.000 “X” corrispondono infatti anche al numero di persone migranti che hanno perduto la vita in mare fuggendo dalla disperazione; alla quantità di plastica gettata negli oceani ogni secondo; alle persone che muoiono per overdose, a quelle uccise con armi da fuoco, dagli incidenti d’auto, a quelle che si suicidano; alle bambine ed ai bambini che subiscono violenze sessuali. In questo modo, l’artivista livornese ha individuato nel secondo iniziale dell’olocausto animale un simbolo per dimostrare la follia dell’intera Antropocene.

La sua pelle, la sua arte, la sua vita, sono così diventate il suo manifesto che lo ha reso un simbolo della liberazione animale. Per merito dei nuovi mezzi di comunicazione e grazie alla sua costante presenza ad eventi che promuovono la causa animale, come avvenuto per il National Animal Rights Day (NARD) organizzato quest’anno a Roma, le sue “X” stanno diventando un fenomeno sempre più virale, visto che numerosi estimatori e ammiratori antispecisti iniziano a tatuarsene almeno una sul proprio corpo. Questa popolarità ha così permesso nel 2017 all’artivista Alfredo Meschi e al fotografo professionista Massimo Giovannini di lanciare il progetto artistico In The Blink Of An Eye, il quale prevede che 4.000 persone si tatuino una o più “X” sul proprio corpo per poi essere ritratte con potenti dittici in bianco e nero. Soltanto in questo modo, il massacro che accade ogni secondo verrebbe raccontato non più da una, due, ma da migliaia di voci in tutto il mondo.

L’artivista livornese, ritiene infatti che la capacità di sopravvivere dipenda da un radicale risveglio dell’empatia a livello della specie umana. Ne consegue che la sua intenzione è quella di stimolare una migrazione delle “X” dal proprio corpo a quello delle centinaia degli altri persone, per passare da una prospettiva individuale ed egoistica ad un autentico “senso del noi”, dal quale dipende la sopravvivenza su questo pianeta. Saranno perciò le persone, ed Alfredo Meschi con loro, a testimoniare questo collasso e forse a suggerire un antidoto in merito all’avvelenamento della nostra cosiddetta civiltà.

Gabriele Caruso

Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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