È di oggi la notizia che il leader dello Stato Islamico al-Baghdadi, attraverso un messaggio audio, ha incitato il popolo musulmano a raggiungerlo nelle terre del califfato per poi minacciare i Cristiani e gli Ebrei. È la prima volta dopo mesi, ovvero dalla notizia del suo ferimento, che il numero uno dell’ISIS si fa sentire.

Ancor più importante però è la notizia che, invece, è giunta ieri. I combattenti del califfato sarebbero arrivati alle porte di Palmira. Al momento è un sito catalogato come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ai tempi, invece, un’importante città siriana 240 km a nord di Damasco, soprannominata anche “Sposa del deserto”. La paura è che al sito archeologico sia destinato lo stesso trattamento ricevuto dalle città assire a nord dell’Iraq, ovvero la completa distruzione.

A lanciare l’allarme è stato l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che ha subito avvertito dell’avanzata dei miliziani. «Dopo una fulminea avanzata nel deserto, dopo feroci combattimenti con le  forze governative in cui sono morti 110 combattenti, i jihadisti ora sono a meno di due chilometri dalle rovine», ha affermato Rami Abdel Rahman.

Il califfato ammette che la città di Palmira sarebbe prossima ad essere conquistata. I miliziani, infatti, al momento si sarebbero impadroniti già di Sukhna, città a 30 km da Palmira e, durante l’avanzata, 26 persone sarebbero state uccise. Secondo lo stesso Osservatorio, con sede a Londra, 10 sarebbero stati decapitati e 16 morti in combattimento, tutti uccisi per la loro collaborazione con il regime di Assad.

Questa dunque può essere sicuramente una avanzata che mette in pericolo un patrimonio «d’eccezionale calore universale», come lo ha definito l’UNESCO, ma mette in pericolo anche le 60.000 persone che vivono in quell’area. Palmira infatti, come all’epoca del suo massimo splendore, è ancora una città strategica per la sua posizione e per la sua vicinanza ai pozzi di gas naturale, minacciata e danneggiata più volte durante i 4 anni di guerra in Siria.

Sta di fatto che, se l’antica città cadrà nelle mani del califfato, «sarà una catastrofe internazionale», come ha anche spiegato Maamou Abdulkarim, direttore dei musei siriani: «la comunità internazionale deve mobilitarsi prima e non dopo la distruzione. Se lo Stato Islamico entra a Palmira, la città sarà certamente distrutta e sarà una catastrofe internazionale poiché sarà impossibile proteggerne la sua antica architettura. Verranno ripetute le barbarie selvagge fatte a Nimrud, Hadra e Mossul».

Giuseppe Ianniello

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