Ganoona Bad Vibes
Fonte: HipHopItaly.com

Ganoona scrive e canta melodie al gusto black, latin e hip-hop. Vive a Milano, ma i suoi live oltrepassano i confini dell’Italia e giungono fino al Messico, dove ritrova l’altra metà delle sue origini. Dal 21 aprile è disponibile sulle piattaforme digitali “Bad Vibes“, un singolo scritto un po’ di tempo fa che, tuttavia, riesce a descrivere un periodo storico, come quello della quarantena, e il desiderio di libertà che ci accomuna tutti.

«“Oh mama, sciogli questo bad karma, il pavimento è lava…”: ho voluto usare questa immagine innocente, infantile, per descrivere la sensazione di insicurezza, di alienamento dalla realtà, dove l’unica oasi sicura forse è l’abbraccio silenzioso di una persona che ci vuole bene» – ha spiegato Ganoona a proposito della sua “Bad Vibes”. Di seguito, la nostra intervista al rapper.

Nel novembre 2019 è stato pubblicato il singolo “Cent’Anni”. Cosa c’è dietro questo brano?

«Questo singolo è uscito a fine anno ed è un pezzo a cui tengo molto perché ha segnato una sorta di rinascita. Ho avuto un percorso particolare, perché il mio percorso artistico nasce come attore di teatro e parallelamente facevo rap, un po’ di nascosto. “Cent’Anni” è l’inizio di una sorta di musica ponte, una sonorità che unisce le isole delle mie influenze: c’è la componente latina, urban, quasi hip hop e la componente cantautorale. Nello specifico, poi, il pezzo parla di una amicizia tossica, finita male, e ai “Cent’anni di solitudine”, un rimando al romanzo di Gabriel García Marquez».

Dal 24 aprile, in rotazione radiofonica c’è “Bad Vibes”. Tu vivi a Milano, si intende che hai empaticamente assorbito il clima che si è venuto a creare durante la quarantena. Da quali considerazioni sei partito? Cosa ti lega a questo singolo?

«“Bad Vibes” è stato scritto un paio di mesi fa. Era un brano in cerca di vestito, dal punto di vista dell’arrangiamento. È stato scritto piano e voce e volevo trovare il paesaggio sonoro giusto. L’ho trovato producendola a distanza. C’è stata una sorta di convergenza strana: sembra che sia stato scritto ora perché, appunto, si respira questa sorta di ingabbiamento e frustrazione, di routine e di tecnologia che divora la nostra vita come in una puntata di Black Mirror. In realtà, in quel periodo mi sentivo così a causa del lavoro che avvertivo come una prigionia e altre dinamiche di vita. Ci siamo detti: “È il momento giusto di condividerla!”. Ho scritto canzoni influenzato dalla quarantena ma parlando di altro. Temo sempre molto il didascalico nell’arte, il troppo innato e manifesto. Il progetto è stato coronato dal video realizzato in lockdown».

Ganoona, Bad Vibes
In foto: Ganoona

Il videoclip di “Bad Vibes” è stato realizzato da Lorenzo Chiesa. Perché è stata utilizzata proprio la danza per raccontare questo singolo?

«L’ho scelta io perché sono molto legato al mondo della danza. Conosco molti ballerini e sono fidanzato con una ballerina, non potrei fare altrimenti. Amo molto la danza e, venendo dal teatro, ho subito il fascino di chi comunica senza proferir parola, con il corpo. La danza è veramente magica e sembra che, a volte, la musica scaturisca dal corpo di chi balla. Questa mia passione l’ho voluta condividere chiedendo a un po’ ad amici ballerini della crew The Collective (che ha vinto quest’anno l’Hip Hop Contest di Milano). Ognuno ha dato un’interpretazione diversa delle sensazione scaturita; io ho dato loro carta bianca totale. Il regista del videoclip di “Bad Vibes” ha fatto un ottimo lavoro di montaggio, costruendo un mosaico di intimità e collettività».

Non soltanto “Bad Vibes”. In questo periodo, tra la questione della distanza sociale, della tecnologia e dell’app Immuni c’è una grande discussione su questo tema. Prima accennavi a Black Mirror: qual è la tua puntata preferita? Hai avuto modo di avvicinarti ad altre serie tv in questo periodo?

«Black Mirror è una serie rv che ho amato molto fin dai primi episodi. Già prima del lockdown, c’era già la tendenza ad allinearsi a quel prodotto lì, dove si lavora in maniera telematica, i rapporti diventano liquidi, fino all’accelerazione pazzesca che abbiamo vissuto nell’ultimo periodo… Mi sembrava molto calzante. Ne ho amate parecchie, due in particolare: la prima è quella a tema talent show (l’episodio 2×01 “15 milioni di celebrità”), che anche nella musica è una realtà che incombe come salvatrice e rovina; un’altra è quella in cui tutte le persone hanno un dispositivo nell’occhio che registra tutto quello che vivono, per poi rivederlo (l’episodio 3×01 “Ricordi pericolosi”). Ci ho ripensato parecchio in questo periodo, perché tanta gente ripostava le foto e i video delle estati passate e anch’io ho iniziato a riguardare i ricordi in maniera nostalgica. Poi, mi ha colpito “Freud“, perché amo l’horror, e con un ritardo spaventoso ho iniziato a vedere anche “Vicking“, che mi consigliavano da anni».

Secondo Ganoona, in ambito artistico, il mondo della musica possa comunque resistere grazie alle piattaforme?

«Penso che potrebbe essere una possibilità però ci vorrebbe un’organizzazione molto buona. Io ho fatto diversi concerti online, tutto free. Questo va bene, ma non troppo. Anche la musica dal vivo era e sarà la primaria fonte di introito per un artista. Quindi, da una parte, bisognerebbe garantire una qualità audio e video top e, dall’altra, chiedere un contributo a chi vuole usufruirne. È una roba destinata a morire o a lasciare tutto in pausa finché non si potrà di nuovo suonare dal vivo».

Scopri di più su Ganoona su Instagram e Facebook e ascolta la sua “Bad Vibes” su Spotify.

Sara C. Santoriello

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