Riprendendo l’inchiesta promossa dall’associazione universitaria AsinuPress downloade da altre testate locali (il Gazzettino di Salerno, SalernoToday e MakeMeFeed) apprendiamo che la cooperativa “La Cascina Global Service srl“, vincitrice del bando per l’edificazione del secondo lotto delle residenze dell’Università degli Studi di Salerno, in cui erano stati investiti circa 16 milioni di euro, è stata coinvolta nelle indagini di Mafia Capitale. Alcuni membri del suo Consiglio di Amministrazione sono sotto arresto.

AsinuPress riporta una cronistoria delle vicende che hanno interessato sia il campus che la coop. in questione:

– Dal 2009 l’azienda ha anche vinto tutti i successivi appalti per la gestione dei servizi presenti all’interno delle residenze.

– Nata nel 1978, da un gruppo di universitari di Comunione e Liberazione, oggi conta circa 7600 dipendenti e ogni anno produce 364 milioni di euro di ricavi, servendo 37 milioni di pasti. La Cascina viene citata 167 volte nel secondo atto dell’inchiesta Mafia Capitale.

tommasettipasquino-600x400– Nel 2010 i giudici di Bari condannano a pene comprese tra i sei mesi e i due anni e mezzo di reclusione 17 persone tra cui i vertici romani e baresi della società per i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture. Nella lista dei condannati in primo grado c’è anche l’amministratore delegato Salvatore Menolascina, oggi ai domiciliari per Mafia Capitale.

– Nonostante ciò, i vertici dell’Università degli Studi di Salerno decisero di collaborare nuovamente con la Cascina e con la somma di 3.249.363,64 € la Cascina si aggiudicò anche l’appalto per la gestione dei servizi del nuovo plesso come unica partecipante al bando nel 2014.

– I protagonisti della vicenda: Luca Odevaine, appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, nonché componente delle tre commissioni di gara per l’aggiudicazione dei servizi di gestione del C.A.R.A. di Mineo (asilo per rifugiati immigrati, in provincia di Catania). I quattro arrestati del gruppo: Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita, tutti appartenenti al Cda de La Cascina.

Si legge nelle accuse:

Odevaine riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro: nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo LA CASCINA”;

Insomma, La Cascina percepiva uno stipendio mensile all’Odevaine, in cambio della sistematica certezza di vittoria negli appalti.

L’attuale situazione de La Cascina mette in una posizione imbarazzante i vertici universitari, vecchi e nuovi, ed è assolutamente lecito parlare di danno d’immagine; il Rettore Tommasetti farà un’inversione di rotta rispetto all’affidamento dei servizi di gestione, oppure, come se nulla fosse proseguirà ignorando le sirene di Mafia Capitale?

Marco Mastrandrea e  Salvatore Tancovi realizzano un quadro complessivo della situazione, chiudendo il pezzo con una domanda retorica ma schietta in merito alle pieghe che prenderà la vicenda.

Sara C. Santoriello

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