Unità popolare per un’unità di azione delle forze sociali antagoniste
Simbolo di Unità popolare

Il 1 luglio, è stato presentato il progetto politico di Unità popolare all’interno della sala stampa della Camera dei Deputati. Le organizzazioni che hanno dato vita al coordinamento di unità popolare sono Confederazione delle Sinistre Italiane, Democrazia Atea, Inventare il Futuro, La Cittá Futura, Partito Comunista Italiano, Partito dei Carc e il Partito Marxista-Leninista Italiano. Siamo andati così ad intervistare la Segretaria Nazionale di Democrazia Atea, Carla Corsetti, per conoscere meglio questo intergruppo.

Quale è l’ideologia di Unità Popolare, ovvero il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base valoriale di questo nuovo progetto politico?

«La base valoriale preminente è costituita da molteplici orizzonti interpretativi come l’ecologia, il socialismo, l’antiliberismo, la giustizia sociale, l’internazionalismo, il pacifismo e l’antirazzismo. Il nostro soggetto politico in quanto coordinamento di diverse realtà, vuole essere un progetto per elaborare una nuova idea di società, assieme a tutte le realtà che vorranno partecipare al percorso, e la cui base valoriale comune richiama le parti progressiste della Costituzione nata dalla Resistenza».

Quali sono le proposte di Unità Popolare in cima all’agenda politica?

«Il programma dovrà essere il frutto del lavoro comune delle organizzazioni che parteciperanno al coordinamento. Vogliamo intercettare le vertenze che non hanno rappresentanza e che creano disaffezione crescente tra società civile e politica. Di certo è prioritaria la tutela ambientale e quindi le politiche ecologiste, l’emergenza lavoro (lavoro nero, precariato, caporalato, alternanza, morti sul lavoro, disoccupazione involontaria, giovani che non studiano e non lavorano, lavoro povero, gender gap), i diritti civili, la “sicurezza sociale” che manca, in termini di sanità pubblica, istruzione pubblica, edilizia popolare, e la preservazione della laicità dello Stato, assente dalle agende di tutti i partiti. Vogliamo costruire uno Stato capace di intervenire con politiche pubbliche adeguate per arginare la devastazione e il fallimento del mercato, e colmare le enormi disuguaglianze sociali e territoriali che la pandemia ha ulteriormente ampliato, con l’urgenza che la crisi climatica e ambientale impongono».

Unità Popolare ha intenzione di riportare la Sinistra ad essere nuovamente protagonista sulla scena politica nazionale. Quali sono i prossimi passi per cercare di realizzare questo progetto?

«Fin da settembre dovremo avviare una serie di incontri con il mondo dell’associazionismo, del sindacalismo di base, dei movimenti, ma anche altre realtà politiche con le quali si condividono idee e prospettive, partendo da una convergenza sui principi e sui valori. Dobbiamo coinvolgere le realtà popolari dei territori così come le altre organizzazioni politiche per un programma ed un progetto che crei, appunto, un fronte di Unità Popolare, collaborando con altri percorsi di convergenza in atto. Stiamo valutando anche pratiche e metodi che rendano questo percorso più partecipativo, orizzontale, trasparente e inclusivo possibile».

Unità Popolare si è assunta l’incarico di avviare un percorso finalizzato all’unità delle Sinistre. Questo avverrà con la creazione di un nuovo soggetto politico che condurrà alla graduale scomparsa della diversità di tutte le organizzazioni presenti, oppure con la promozione di un progetto che rispetti la loro identità?

«Non riteniamo che si debba chiedere a una organizzazione politica di ammainare la propria bandiera, e pur non volendo escludere che questo possa avvenire, dovrà comunque essere a valle di un percorso e non al suo esordio. E a ogni modo saranno le stesse organizzazioni a decidere, in piena autonomia identitaria. Valutiamo che le differenze siano una ricchezza, se portate a sintesi, con confronto e dialogo, senza pretese egemoniche ma con metodo maieutico. Noi rispettiamo tutte le organizzazioni che, nonostante i loro problemi, le loro scissioni, i loro errori, hanno continuato, in un modo o nell’altro, a tutelare le categorie più disagiate, a prendere posizioni scomode, a lottare. Nessuno dovrà rinunciare alla propria storia, alla propria identità, e ci adopereremo affinché queste storie ed identità vengano messe a disposizione per un progetto popolare».

All’invito al dialogo di Unità Popolare per la creazione di un fronte popolare di sinistra ha risposto, per ora, solamente Potere al Popolo. In vista delle sfide future, esiste la possibilità che i vostri programmi possano convergere?

«Ringraziamo PaP per l’attenzione e per l’intervento della portavoce Francesca Perri e abbiamo ascoltato con interesse il contributo che ha portato alla nostra iniziativa. Abbiamo già valutato di costruire una occasione di incontro in cui proporremo la convergenza di tutti i progetti, e lo faremo con trasparenza e onestà intellettuale. La cifra del dialogo sarà la lealtà e il rispetto ed è chiaro che si chiede reciprocità sulle stesse basi alle altre organizzazioni. Partiremo da posizioni paritetiche, scevre da competizioni tra chi sta dalla stessa parte della barricata, e soprattutto adiremo percorsi in cui nessuno potrà assurgere a leader preconfezionato».

Il Partito della Rifondazione Comunista (Prc) e Democrazia e Autonomia (demA) hanno invece respinto il vostro invito. Siamo di fronte all’ennesima divisione e competizione a sinistra, oppure cercherete di convincerli a ritornare sui loro passi dopo che avrete cominciato a lavorare per realizzare il vostro programma politico?

«Non hanno accettato l’invito ad entrare in maniera organica nel nostro intergruppo, ma nel contempo hanno confermato di voler mantenere aperto un canale di dialogo. Del resto non c’è alternatività tra i due soggetti, noi non siamo un cartello elettorale e ci proponiamo, piuttosto, di essere un laboratorio politico. Abbiamo sensibilità comuni su alcune tematiche, e differenze su altre, e in questa prospettiva i principi costituzionali come il principio di laicità, o i valori ideologici come l’anticapitalismo, possono costituire il solco di un dialogo che ha le potenzialità della convergenza. Vedremo…».

Come si evince dall’intervista, al momento, Unità popolare non vuole “prendere parte” alle decisioni politiche all’interno delle istituzioni, ma al contrario intende “essere parte” delle decisioni politiche attraverso iniziative e proposte comuni e condivise che coinvolgano altre organizzazioni politiche così come le realtà popolari dei territori. Unità popolare vuole quindi mettere in campo attività finalizzate ad affermare i propri valori e a coinvolgere le persone oramai deluse dalla politica, in modo tale da creare rapporti di forza all’interno della società e influenzare le decisioni delle istituzioni pubbliche.

Gabriele Caruso

Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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