Se, dalle nostre parti, la situazione economica non permette di dormire sonni tranquilli, in America Latina non si può dire che le cose siano migliori: recessione, corruzione, aumento della criminalità sono solo alcuni dei problemi che affliggono una terra che ha già smentito quei segnali di ripresa che si erano registrati pochi anni fa.

Senza occuparci qui dei motivi per i quali si è giunti a una simile situazione, è tuttavia possibile osservare come in questo momento, una classe politica saggia e lungimirante dovrebbe essere in grado di mettersi in discussione, con l’obiettivo di risolvere le sfide più importanti.

In questo senso, non si può dire che i governi di Argentina e Brasile non si siano mobilitati per cambiare le cose: è della scorsa settimana, infatti, la notizia del raggiungimento di un accordo bilaterale economico-politico fra i due “giganti” del subcontinente, teso a unire le forze su diversi fronti.

L’intesa è volta a creare un piano di lavoro a due fronti, centrato su temi eterogenei, dal commercio all’energia, passando per l’investimento nel settore scientifico, sino alla spinosa questione della sicurezza.

Gli attori principali dell’accordo bilaterale sono stati i ministri degli Esteri dei due paesi, Susana Malcorra per l’Argentina e Mauro Vieria per il Brasile, incontratisi a Buenos Aires per “discutere di questioni specifiche”, come recitano i rispettivi portavoce.

In altre parole, l’incontro di giovedì scorso è servito per comunicare agli elettori che i governi dei due paesi hanno ritenuto opportuno, nell’ottica di un rilancio delle economie sudamericane, di riunirsi intorno a un tavolo e far partire un piano di azione congiunto su quelli che potremmo definire le vene aperte dell’America Latina – per mutuare un’espressione di Eduardo Galeano – il quale, nel raccontare i problemi della sua terra nel corso dei secoli, non poteva probabilmente sapere (o, per lo meno, non l’avrebbe certo sperato) che da quelle parti si sarebbe continuato a lottare su temi analoghi ancora per molto tempo.

Tornando all’attualità, il ministro argentino ha spiegato che, nell’agenda predisposta con l’accordo bilaterale, l’intervento più urgente riguarderà il settore automobilistico, con il rinnovamento di una precedente intesa in scadenza il prossimo 1° luglio, volta al riequilibrio della bilancia commerciale, attualmente a sfavore dell’Argentina.

Questo ulteriore documento è necessario poiché riguarda un settore non toccato dall’accordo di libero scambio promosso dal Mercosur (acronimo usato per indicare, per l’appunto, il Mercado Comùn del Sur).

Si è parlato, inoltre, del sistema di trasporti sulle vie navigabili, che coinvolgerà anche l’Uruguay, il cui presidente Tabaré Vàsquez ha già avviato dei colloqui in tal senso con l’omologo argentino, Mauricio Macri.

C’è stato spazio, infine, anche per trattare dei rapporti dell’America Latina con l’Europa, visto l’imminente incontro di Davos per il World Economic Forum, dove si discuterà il nuovo accordo commerciale con l’Unione Europea, nella speranza, per i sudamericani, di aumentare la quota di prodotti – quelli agricoli in primis – destinati al mercato europeo.

Ancora nulla di concreto e tangibile, dunque, ma un impegno solenne da parte dei governi dell’America Latina, che hanno inteso volgere lo sguardo, in maniera congiunta, ai centri nevralgici dell’economia regionale, nel tentativo di rilanciare l’immagine di un subcontinente dalle potenzialità ancora non completamente espresse.

Carlo Rombolà

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