Dopo le urne regionali del 2010 in molti esultarono perchè prima di allora mai così tante donne riuscirono a fare parte del parlamento campano. I numeri parlarono chiaro: 14 poltrone su 48 si colorarono di rosa.

Un risultato scaturito dalla appena approvata legge regionale che imponeva la cosiddetta doppia preferenza di genere.

Ma ad oggi quell’ottimo risultato sembra aver provocato un bel po’ di danni nel panorama politico della nostra regione. Esprime il disagio Pina Tommasielli, ex assessore del comune di Napoli, pronta a fare una pungente autocritica:“Quella che ci sembrò una conquista, uno strumento importante per dare realmente pari opportunità si è rivelato un mezzo per offendere le donne e riempire il Consiglio di mogli, amanti, segretarie e cortigiane. “

Assicura la Tommasielli che le quote rosa non sono state per nulla uno strumento per garantire la parità di genere, ma che viceversa, ha dato agli uomini maggior controllo del potere attraverso le loro donne “offese e depotenziate nel loro ruolo”.

Insomma, l’obbligo di un voto femminile ha per nulla premiato le più meritevoli: piuttosto ha aperto porte a parenti e affini.

Una storia che ha insegnato ben poco, a detta dell’ex assessore, visto che sono tutti in affanno per inserire mogli e figlie nelle proprie liste come: Tonino Amato (PD), Ciro Fiola (PD) e Michele Pisacane (Centro Democratico).

Non è così che deve avvenire” -sbotta Tommasielli “Così le donne non sono libere. Non dico che i figli maschi siano esenti dalla pratica. La beffa, però, è che la norma ha ottenuto (anche nella ratio) il risultato opposto”. 

L’effetto di questa politica è ancora più scadente: “Che cosa hanno fatto in termini di politici le consigliere di questi anni?” – si domanda l’ex assessore.

La critica è a tutto tondo sul piano istituzionale: “Non c’è un assessore alle pari opportunità, non una Consulta, nè organismi di parità che guardino più in generale ai diritti.” Così come per i settori chiave della sanità: “La Campania è la regione con il maggior numero di cesarei, con la più alta percentuale (70%) di obiettori di coscienza, senza una posizione definita su temi come la pillola del giorno dopo. Niente hanno fatto e detto le consigliere, e, visto che agli uomini di queste tematiche non importa nulla e che le donne non rappresentano se stesse ma i loro sponsor maschili, tutto resta mobile.”

Lisa Zaffinelli 

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